La guerra in Ucraina sta cambiando il mondo e determina ormai tutte le scelte della Ue. Il Consiglio europeo straordinario che si è concluso ieri a Bruxelles si è concentrato sulle risposte dell’Europa all’aggressione russa dell’Ucraina e alle sue conseguenze: sulla sicurezza alimentare mondiale, sull’embargo alle energie fossili russe – per il sesto pacchetto è il petrolio – il prezzo dell’energia, la difesa europea.

SICUREZZA ALIMENTARE. Un milione di tonnellate di cereali rischia di marcire nei silos dei porti ucraini, da dove i russi impediscono l’esportazione. E, contemporaneamente, molti paesi, nord Africa in testa, rischiano la crisi alimentare e le rivolte sociali. La prossima settimana, il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, sarà a New York per discutere con il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, la mediazione in corso con la Russia per aprire dei «corridoi» che permettano l’export dei cereali dall’Ucraina: bisogna negoziare perché Mosca non approfitti della situazione per attaccare Odessa. La Ue, ha annunciato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, aumenterà le esportazioni, portandole a un «record» di 14 milioni di tonnellate (una scelta contestata dagli ecologisti, perché rimette in questione le soluzioni della Pac per andare verso un’agricoltura più sostenibile). Macky Sall, presidente del Senegal e dell’Unione africana, presente a Bruxelles, ha denunciato l’usa del cibo come arma da parte della Russia, anche con propaganda anti-occidentale. «La Russia mente sull’agricoltura» ha denunciato von der Leyen, accusando l’occidente di causare la penuria: «Voglio essere molto chiara, non ci sono sanzioni sul cibo e sulle produzione agricole».

EMBARGO SUL PETROLIO. È il principale risultato del summit: la Ue, dopo quasi un mese di discussioni, ha approvato il sesto pacchetto di sanzioni, che impone un embargo progressivo entro fine anno sul 92% del petrolio russo importato in Europa, oltre all’esclusione dal sistema Swift della principale banca russa, Sberbank (37% del mercato) e di altri due istituti, la proibizione di tre media audiovisivi russi nella Ue e allunga di un’ottantina di nomi la lista delle personalità sotto sanzione (anche l’ortodosso Kirill). La Russia a termine sarà privata di 300 milioni al giorno.  «Misure storiche», per Emmanuel Macron, delle sanzioni che «dureranno molto, molto a lungo» per Mario Draghi, che sottolinea lo «sforzo di riaggiustamento» necessario.

Il compromesso raggiunto concede un’esenzione all’Ungheria, che minacciava il veto, «temporanea» (senza deadline, ma è evocata la revoca «il più presto possibile», mentre per Repubblica ceca, Slovacchia e Bulgaria la sospensione dell’embargo è di 18 mesi): l’accordo riguarda il petrolio che arriva via mare, mentre è escluso per il momento l’oleodotto Druzhba. Germania e Polonia si sono impegnate a non importare petrolio trasportato con l’oleodotto per non falsare la concorrenza (l’Olanda ha insistito) e Ungheria, Slovacchia e Repubblica ceca a non rivendere questo petrolio. Esenzione anche per Grecia, Malta e Cipro che potranno continuare il trasporto via mare del petrolio russo se destinato a un mercato extra Ue. Viktor Orbán grida vittoria «su Bruxelles».

E IL GAS? Macron non ha escluso che nel prossimo futuro ci siano altre sanzioni. Ma alcuni paesi, a cominciare da Belgio e Austria, non ne vogliono sentir parlare. «Abbiamo raggiunto il limite» ha detto Alexander de Croo, non ci sarà il gas nel prossimo pacchetto, per Karl Nehammer.

TETTO AI PREZZI DELL’ENERGIA. I 27 hanno approvato il piano RePowerEu, che contiene la raccomandazione alla Commissione di «esplorare con i partner internazionali le modalità per frenare la crescita dei prezzi dell’energia, compresa la fattibilità dell’introduzione di tetti temporanei ai prezzi dove appropriato». Era una richiesta anche italiana, Draghi afferma che sui prezzi «siamo stati accontentati», per il belga de Croo è uno strumento per lottare contro la speculazione.

La Commissione dunque «esplora» la possibilità di mettere un tetto congiunto ai prezzi dell’import di gas. Per il momento, i «tetti» sono solo nazionali e riguardano il prezzo al consumo. L’ungherese Orbán, che ha messo il tetto, è soddisfatto e lo fa sapere attaccando la Commissione con riferimenti alla polemica sui diritti Lgbt+: «Il padre è un uomo, la madre una donna, il petrolio è a 480» (480 è il tetto ungherese al prezzo della benzina).

DIFESA. La Ue stanzia 9 miliardi in più (oltre ai 4 già versati) per gli aiuti all’Ucraina e rilancia la propria difesa, proponendo «acquisti congiunti» di armamenti, con forte pressione a comprare «europeo» (soprattutto quando non c’è reciprocità di acquisti nei paesi extra europei, per esempio gli Usa). Oggi, in Danimarca si svolge il referendum per far entrare il paese nella politica estera e di difesa comune, da cui aveva scelto l’opt out nel 2007. «Dall’Ucraina abbiamo imparato che non basta il commercio, non basta lo stato di diritto, non basta essere una buona potenza civile, dobbiamo anche essere una potenza militare», ha riassunto Mr.Pesc, Josep Borrell.