COMMENTO. Mai come in questa occasione le primarie del Pd si presentano come una sfida vera, di cui non si conosce il risultato in anticipo. Non era mai successo dal 2007, quando questo partito è stato fondato. Una sola candidata si propone seriamente di invertire la rotta su lavoro e precariato, dopo la sbornia neoliberista
Mai come in questa occasione le primarie del Partito democratico si presentano come una sfida vera, di cui non si conosce il risultato in anticipo. Non era mai successo dal 2007, quando questo partito è stato fondato.
Nel ground zero della sinistra seguito alle politiche di settembre e poi alle regionali, nel deserto dell’affluenza alle elezioni vere che riguarda in maniera sempre più consistente le fasce più fragili della popolazione, questo appuntamento non è di secondaria importanza. Dal risultato delle primarie infatti dipenderà il profilo della principale forza di opposizione al governo più a destra della storia repubblicana.
E anche il profilo di quella che, a un certo punto, sarà la coalizione che dovrà tentare di battere Meloni e soci. Non è solo una questione che riguarda le diverse personalità di Bonaccini e Schlein, le loro storie, i loro caratteri. Ma soprattutto la direzione politica che vorranno imprimere a un partito mai come oggi in crisi d’identità, a quali soggetti sociali si rivolgerà, con quali priorità su temi come
Leggi tutto: Virata a sinistra o minestra centrista? Il Pd al bivio - di Andrea Carugati
Commenta (0 Commenti)A UN ANNO DALL'INIZIO DELL'INVASIONE DELL'UCRAINA. Da Bolzano a Palermo passando per Napoli e altri capoluoghi, marce, fiaccolate e manifestazioni contro la politica in armi. Sostegno alla popolazione ucraina ma anche attenzione agli altri conflitti nel mondo dallo Yemen al Congo Manifestazione per la pace - Ansa
Se le consideriamo in ordine alfabetico si parte da Acireale e si arriva a Zagarolo. Ma è davvero coperta tutta la Penisola: da Bolzano a Palermo (dove ieri sono scesi in piazza migliaia di studenti), da Torino a Bari passando per Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e praticamente tutti i capoluoghi di regione. Sono le oltre 120 città coinvolte nelle manifestazioni promosse dalla coalizione Europe for Peace per l’anniversario dell’inizio della guerra in Ucraina, causata dall’invasione decisa da Putin.
INIZIATIVE che hanno preso avvio già nei giorni scorsi con diversi appuntamenti, in particolare la marcia notturna tra Perugia e Assisi, e che culminano in queste ore con momenti davvero significativi. Già abbiamo visto le migliaia di persone, con tantissimi giovani, presenti nelle fiaccolate, marce e presidi di Palermo, Cagliari, La Spezia, Ivrea, Genova, Padova, Modena, Potenza, Reggio Calabria, Sassari, Reggio Emilia, Torino, Verona… nella città scaligera erano presenti anche le tre giovani attiviste nonviolente da Russia, Bielorussia e Ucraina che saranno protagoniste anche del grande evento a Brescia domenica 26 febbraio.
A BOLOGNA uno degli appuntamenti più significativi anche per gli interventi in programma: il cardinal Matteo Zuppi, il sindaco Lepore e Giulio Marcon di Sbilanciamoci in
Leggi tutto: Il popolo della pace si mobilita in oltre 120 città - di Francesco Vignarca
Commenta (0 Commenti)IL LIMITE IGNOTO. «È vero, c’è la legittima difesa. Ma dov’è il suo limite? E quindi qual è il limite degli aiuti militari? Questa è la domanda che dobbiamo porci, e la risposta è complessa»
La grande manifestazione per la pace del 20 marzo 2022 a Berlino - Ap
In quest’ultimo anno il mondo cattolico ha rappresentato uno spezzone importante del movimento per la pace, sabato scorso a Bologna è stato rilanciato l’appello di oltre cinquanta associazioni e movimenti cattolici per chiedere ai governi italiani – finora senza successo – di aderire al Trattato Onu sulla proibizione delle armi nucleari e anche oggi molti cattolici sono in piazza a manifestare contro la guerra con quello che resta della sinistra pacifista. Ne abbiamo parlato con il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana.
Dopo un anno di guerra non si parla più di negoziato ma solo di impegno per la vittoria. Siamo in un vicolo cieco?
È veramente pericoloso non investire più nella ricerca della pace. Nei primi mesi di conflitto ci sono stati alcuni tentativi di incontro fra le delegazioni di Russia e Ucraina, ma la via del dialogo è stata interpretata da molti come un favore all’uno o all’altro. Invece non è così. La guerra è una sconfitta per tutti. Il dialogo è l’unica strada per un cessate il fuoco, per
IL LIMITE IGNOTO. Il tour italiano delle pacifiste Darya Berg (russa), Olga Karach (bielorussa) e Kateryna Lanko (ucraina), da Roma a Milano
Da sinistra a destra, Olga Karach, Kateryna Lanko e Darya Berg
«Rappresento l’organizzazione Go By the Forest, che in russo ha un doppio senso: sia letterale, di andare nella foresta come modo di sfuggire alla guerra, che di ’vai a farti fottere’, ciò che diciamo noi al nostro governo» – quello di Mosca. L’attivista russa Darya Berg, per la sua opposizione all’«operazione militare speciale» di Putin è dovuta fuggire dalla Russia già nel marzo 2022, e ora con l’organizzazione pacifista Go By The Forest aiuta i suoi connazionali a sottrarsi all’obbligo di andare a combattere in Ucraina. In questi giorni, grazie al Movimento nonviolento, è in Italia per le mobilitazioni di Europe For Peace previste nell’anniversario dell’inizio della guerra. Insieme a lei c’è Kateryna Lanko, del Movimento pacifista ucraino – arrivata in Italia da Kiev – e l’attivista, politica e giornalista bielorussa Olga Karach, direttrice del Centro internazionale per le iniziative civili Our House – partita invece dalla Lituania dove è stata costretta a trasferirsi: «Il regime di Lukashenko mi ha etichettata come terrorista e estremista. Se vi fate anche solo una foto con me, in Bielorussia rischiate fino a due anni di carcere».
TRE DONNE che condividono la missione di aiutare, proteggere e incentivare l’obiezione di coscienza e la diserzione nei propri paesi e che si appellano alla cittadinanza italiana ed
Commenta (0 Commenti)A tre giorni dall’anniversario dell’invasione, torna il muro contro muro atomico. Putin annuncia l’uscita di Mosca dal trattato Start sulle armi nucleari: «L’Occidente sa che non può batterci sul campo». Dura replica di Biden: «L’Ucraina non sarà mai sconfitta»
Giorgia Meloni e Volodymyr Zelensky - Ansa/Sergey Dolzhenko
«Le nazioni si fondano sui sacrifici che i popoli sono disposti a compiere». È un passaggio del discorso della presidente del consiglio italiano, Giorgia Meloni, nella conferenza stampa di ieri. Nella sala stampa di Palazzo Mariinskij, a Kiev, di fianco al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Meloni non ha esitato a connotare la resistenza delle forze armate ucraine di rimandi ideologici. E neanche il Risorgimento è stato risparmiato.
Parlando di «amor di patria», di «senso di comunità» e scandendo chiaramente la frase «il popolo ucraino sta combattendo per ognuno di noi», la premier italiana ha fugato il campo da ogni dubbio. «Il governo italiano è al fianco dell’Ucraina fino alla vittoria» o, perlomeno, «fino alla pace giusta che Kiev deciderà autonomamente e che noi non possiamo imporgli». Secondo Meloni, in Ucraina è in atto un processo accomunabile all’Ottocento italiano, «quando l’Italia era solo un’entità geografica» e oggi «resistere alla Russia vuol dire dimostrare che la nazione ucraina esiste».
LOGICO PENSARE che la prima ministra italiana veda nella guerra in corso un contesto cara alla sua storia politica. Ai giornalisti presenti in sala non è stato permesso di porre domande che non fossero concordate e solo quattro colleghi hanno potuto interrogare i capi di stato.
La metà delle domande si è incentrata sulle spine nel fianco della maggioranza italiana. Le dichiarazioni di Berlusconi e i trascorsi di Salvini sono stati evocati
Commenta (0 Commenti)CRISI UCRAINA. Sul caso dei reporter italiani Bosco e Sceresini bloccati a Kiev si muovono l’Ordine dei giornalisti, il sindacato, Articolo 21. I grandi media invece non ne parlano. C’è un ordine?
Una triste coltre di silenzio avvolge la vicenda dei giornalisti italiani cui è stato impedito di entrare in Ucraina o è stato revocato l’accredito per poter svolgere la propria attività professionale. Vi è l’ordine di non parlarne?
Ne ha parlato – invece – in una diretta online ieri mattina l’associazione Articolo21, in collegamento con uno dei cronisti, Salvatore Garzillo, l’avvocata Ballerini che segue il caso, il presidente dell’ordine dei giornalisti Carlo Bartoli, nonché i nuovi presidente e segretaria della Federazione nazionale della stampa Vittorio Di Trapani e Alessandra Costante.
Giornalisti italiani, la censura del governo ucraino | DIRETTA VIDEO
«Auspichiamo un’azione forte del governo italiano per garantire ai colleghi la possibilità di lavorare e soprattutto per evitare loro i possibili rischi cui potrebbero essere sottoposti. Una situazione che non ci fa stare tranquilli», ha affermato Bartoli, impegnato fin dall’inizio della crisi a cercare una soluzione. E, per incalzare gli interlocutori, Di Trapani: «Stiamo seguendo
Leggi tutto: Giornalisti italiani sempre bloccati a Kiev - di Vincenzo Vita
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