RIFORME. Schlein, Conte, Fratoianni e altri alla Casa delle Donne. Gelo del leader 5 stelle sul Pd: «Non mi fido»
Assemblea per una agenda sociale condivisa presso la casa internazionale delle donne, Roma 22 aprile 2023. ANSA/MASSIMO PERCOSSI
Metti un pomeriggio a Trastevere, alla Casa delle donne, tutti i leader dell’opposizione a confrontarsi con la Rete dei numeri pari (network di centinaia di associazioni laiche e cattoliche) su una agenda sociale che mette al centro la lotta alle diseguaglianze. Ci sono Elly Schlein (in videocollegamento), Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni, Luigi De Magistris e Maurizio Acerbo di Rifondazione.
La Rete, per bocca del coordinatore Giuseppe De Marzo e del giurista Gaetano Azzariti chiede un «tavolo permanente» con le forze politiche, per «elaborare insieme un pensiero critico», che significa costruire un fronte fuori e dentro il Parlamento per fare argine alla destra e rimettere al centro della politica la Costituzione. Che vuol dire, innanzitutto, fare muro contro l’autonomia differenziata «che distruggerebbe lo stato sociale». E poi contro le politiche che generano precarietà e bassi salari, quelle sui migranti. E, in positivo, per il diritto all’abitare e la conversione ecologica. Barbara Tibaldi, della Fiom, ricorda come «il fascismo inizio a finire tra gli operai della Fiat con una serie di scioperi del 43 che nascevano da rivendicazioni salariali». E lancia il cuore oltre l’ostacolo: «Abbiamo liberato il paese una volta, possiamo farlo ancora».
Sulla natura della destra al governo ci sono pochi dubbi. «Quella di La Russa è propaganda fascista, non post fascista», dice Maura Cossutta. Anche Conte non si tira indietro. «C’è un progetto neoconservatore molto ambizioso, con venature reazionarie e autoritarie, che va contrastato in ogni modo. Questo governo è stato sottovalutato». Conte risponde sì all’appello sul tavolo permanente, e così fa anche la coordinatrice del Pd Marta Bonafoni, che segnala la novità avvenuta con
REPUBBLICA CIECA. Il divieto di riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del partito fascista non è una specifica norma, bensì un vero e proprio «paradigma» della Carta
«È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista». Eppure il presidente del Senato dice che «nella Costituzione non c’è alcun riferimento all’antifascismo».
Evidentemente non ha avuto tempo per leggere tutto il testo e non è riuscito ad arrivare alla XII disposizione transitoria e finale. Oppure – il che sarebbe peggio – ritiene che i principi scritti nella parte conclusiva del testo della Carta fondativa della nostra Repubblica democratica non abbiano un particolare valore. In effetti, egli ha dichiarato che solo la prima parte sarebbe «condivisa e incontestabile».
Mi dispiace deludere la seconda carica dello Stato, ma persino uno studente di giurisprudenza sa che le costituzioni devono essere interpretate «sistematicamente», mentre è la Consulta ad affermare la necessità di far riferimento all’insieme dei principi costituzionali e questi sono contenuti in tutte le disposizioni del testo, comprese quelle «finali».
IN PARTICOLARE, il divieto di riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del partito fascista rappresenta non solo una specifica norma, bensì è espressione di quel che è stato definito un vero e proprio «paradigma costituzionale», qualificando pertanto il nostro tipo di democrazia. La quale non è una democrazia «invertebrata», ma «pluralista e conflittuale», ovvero che rifiuta il principio autoritativo che invece si pone a fondamento di quei regimi politici che hanno assunto le forme storiche del fascismo e del nazismo in Europa nel corso del Novecento.
CHE NON BASTI dirsi «democratici» è dimostrato dal fatto che anche
Leggi tutto: La Carta straccia della seconda carica dello Stato - di Gaetano Azzariti
Commenta (0 Commenti)DIRITTI. L’abrogazione quasi totale della protezione speciale ripropone gli stessi dubbi di costituzionalità sollevati già nel 2018 anche dalla Presidenza della Repubblica
Le disposizioni previste dal decreto legge n. 20 del 2023, adesso approvato dal Senato, appaiono ben distanti dall’obiettivo conclamato nel corso della conferenza stampa seguita alla riunione del Consiglio dei ministri a Cutro. Non si offre alcuna alternativa a coloro che sono costretti a tentare la via dell’attraversamento del Mediterraneo.
Per fare ingresso in Italia, e c’è il rischio che, con gli accordi con i paesi terzi, e con le loro guardie costiere, si peggiori significativamente la condizione dei potenziali richiedenti asilo in transito in quei paesi, che potrebbero essere soggetti a procedure indiscriminate di respingimento e di espulsione collettiva. Come si sta verificando in questi ultimi mesi proprio in Turchia, in Libia, soprattutto nella parte orientale, ed in Tunisia.
MENTRE, ALL’OMBRA dei servizi segreti, si intrecciano connessioni criminali in continua evoluzione, che raggiungono i livelli più elevati delle autorità di governo. Come è provato nel caso di diverse autorità libiche, quando non si finisce per agevolare l’involuzione autoritaria come è accaduto in questo periodo nel caso della Tunisia.
Il maggior ruolo che si vorrebbe attribuire in questi paesi all’Unhcr (l’Organismo dei diritti umani dell’Onu) trascura
Commenta (0 Commenti)GIOCO SPORCO. Palazzo Chigi impone la riscrittura dell’emendamento firmato da Lega, Fi e FdI. Tornano le divisioni. Oggi il voto finale al Senato
Al senato si discute decreto migranti Ostellari, Nicola Molteni, Massimiliano Romeo, Lega - LaPresse
Doveva essere la bandierina piantata a suggellare il successo dell’esecutivo e in particolare della Lega di Matteo Salvini, la dimostrazione che il governo delle destre mantiene le promesse fatte agli elettori: in questo caso un taglio drastico alla protezione speciale definita per settimane come un’anomalia tutta italiana.
Ma è bastata una manciata di minuti per trasformare una vittoria che si pensava ormai già in tasca in una disfatta, imbarazzante per palazzo Chigi e la maggioranza. Al momento di votare gli emendamenti all’articolo 7 del decreto Cutro, il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni chiede a sorpresa di sospendere i lavori in corso nell’aula di palazzo Madama.
Quando si ricomincia tocca al senatore Maurizio Gasparri comunicare l’intenzione della maggioranza di rimettere mano all’emendamento che Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega avevano sottoscritto proprio per limitare la protezione speciale. Il motivo va cercato in una frase contenuta nel testo e che prevede lo stop agli obblighi costituzionali e internazionali sottoscritti dall’Italia nel valutare la concessione della protezione.
Non proprio una cosetta da poco, perché se
Leggi tutto: Maggioranza e governo litigano sulla protezione Il Pd: «Sono nel caos» - di Carlo Lania
Commenta (0 Commenti)Il ministro Lollobrigida rilancia le teorie di estrema destra del complotto: «No alla sostituzione etnica». E Meloni: «Non servono migranti, ma far lavorare le donne». Mattarella ieri da Auschwitz: «Fascisti complici dei nazisti. Razzismo e indifferenza sono in agguato»
POLITICA. Lollobrigida: «Incentivare le nascite». Schlein: «Parole disgustose». Il ministro insiste: «La nostra etnia va difesa»
Francesco Lollobrigida al congresso confederale della Cisal - foto Ansa
«Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica»: chissà se il ministro Francesco Lollobrigida, pronunciando queste parole dal congresso della Cisal, si rendeva conto di quanto deflagranti fossero. Il testa a testa tra destra leghista e destra tricolore per la palma dei più rigidi e feroci contro l’immigrazione fa brutti scherzi, specialmente se coniugato con la tendenza degli esponenti di maggioranza a riflettere poco prima di parlare. L’affermazione di Lollobrigida, ministro e altissimo ufficiale di FdI oltre che cognato della premier, è una bomba che giustifica in pieno le reazioni corali e sdegnate dell’intera opposizione, a partire dalla segretaria del Pd Schlein: «Parole disgustose e inaccettabili che hanno il sapore del suprematismo bianco. Mi auguro che Giorgia Meloni e il governo prendano le distanze».
È probabile che alla premier la formula poco assennata adoperata dal suo fedelissimo nelle vesti di ministro non sia effettivamente piaciuta, a palazzo Chigi rispondono che «a Lollobrigida è un po’ sfuggita la frizione». Ma nella sostanza Meloni concorda. Anche lei, del resto, è impegnata nel poco nobile testa a testa con Salvini e con la Lega e in passato a sua volta si è scagliata spesso e molto volentieri contro la «sostituzione etnica». La sua formula, dal Salone del Mobile a Rho, è più accorta di quella di Lollobrigida ma altrettanto fuori
Leggi tutto: Il cuore nero dell’esecutivo: «No alla sostituzione etnica» - di Andrea Colombo
Commenta (0 Commenti)Nel Def, spiega la segretaria confederale Cgil Daniela Barbaresi, nessuna risposta "alle nostre richieste per rilanciare il Ssn. Ora tutti in piazza"
Nulla per le assunzioni, nulla per l’adeguamento delle retribuzioni, nulla per l’innovazione tecnologia. Il destino della sanità pubblica è tracciato ma le tre confederazioni sindacali, anche attraverso la mobilitazione, vogliono cambiare la rotta del declino del Servizio sanitario. Ne parliamo con Daniela Barbaresi, segretaria confederale della Cgil.
La settimana scorsa è stato presentato il Documento di economia e finanza, dalla lettura dei testi sia per la sanità che per il welfare non solo non c’è aumento di spesa ma si riducono le risorse. Quale allora il destino della sanità pubblica?
È un destino tracciato ma necessariamente da riscrivere. Nel Def si programma la riduzione della spesa sanitaria in maniera pesante, nel 2024 scenderà del 2,4% rispetto all'anno in corso e il fatto che in rapporto al Pil la spesa sanitaria affonderà al 6,2% a partire dal 2025 rappresenta il valore più basso degli ultimi decenni, il valore più basso che si ricordi. E se si consideri che già adesso l'Italia è fanalino di coda in Europa per spesa per la salute, ben al di sotto della media europea e lontanissimi dai paesi più avanzati come Francia e Germania. È una situazione davvero insostenibile. Di fatto si sta programmando e pianificando il collasso del sistema sanitario nazionale, che già oggi è in condizioni di estrema difficoltà. Il paradosso è che mentre si prevede per il prossimo triennio un aumento del Pil del 3,6%, l’aumento previsto per la spesa sanitaria è dello 0,6% un sesto dell’incremento del Pil. Questo significa che si è scelto consapevolmente di programmare il ridimensionamento del sistema sanitario nazionale che non corrisponde ai comunicati dell’ufficio stampa del Ministro della salute. Si mina il diritto alla salute delle persone. In questo contesto il Ministro Schillaci si limita a fare annunci o addirittura auspici: è a dir poco imbarazzante. Ha dichiarato che “spera si trovino le risorse”. Lui è il ministro, spetta al Governo trovarle.
Altra questione a dir poco imbarazzante. Schillaci sostiene di aver fatto molto per il personale e invece nel Def si conferma in maniera plastica esattamente l'opposto. Sul fronte del personale non c'è assolutamente nulla, né per i rinnovi dei contratti né per un piano straordinario di assunzioni, né per dare risposte ai professionisti sanitari che hanno mandato avanti il sistema con sacrifici enormi. Tantomeno il superamento del blocco della spesa del personale. In realtà siamo di fronte a due emergenze. La prima è quella di trovare e assumere personale, la seconda è evitare la fuga di medici e infermieri che
Leggi tutto: Sanità al centro della mobilitazione - di Roberta Lisi