Preparati dallo scandalo generale per la contestazione a Roccella, tornano i manganelli. Due ragazze in ospedale con ferite pesanti, erano lontane dall’evento sulla natalità contro il quale protestavano. Le botte di Roma come quelle di Pisa, ma ora tutti le giustificano
MANGANELLI DI STATO. Schlein e Conte gridano al regime se uno scrittore viene censurato in Rai, ma tacciono dopo l'ennesima repressione contro gli studenti che manifestano per il diritto di scegliere sui proprio corpi. Un silenzio assordante, quello delle opposizioni. Come se l'allarme democratico dovesse scattare se a essere colpito è un volto noto. E invece le antenne devono restare ben dritte quando le vittime sono i più deboli.
La polizia contro gli studenti venerdì a Roma - Lapresse
Un silenzio assordante delle opposizioni accompagna l’ennesima ingiustificabile repressione contro un gruppo di studenti delle superiori che manifestavano contro gli “Stati generali della natalità”. Eppure anche ieri a Roma, come a Pisa a febbraio, le immagini della violenza delle forze dell’ordine ai danni di un centinaio di giovanissimi disarmati sono terribili. In una di queste si vede una ragazzina con il sangue che esce da una ferita sulla testa, la maglietta bianca completamente coperta di rosso e una barella dell’ambulanza che le si avvicina.
Perché è stata colpita in modo così violento? Il ministro degli Interni Piantedosi non aveva detto di condividere il monito lanciato a febbraio dal presidente Mattarella, dopo i fatti di Pisa? «L’autorevolezza delle Forze dell’ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento», disse il capo dello Stato. Era meno di tre mesi fa. Da allora ci sono stati altri episodi di manganelli ingiustificati. Quali sono state in questi mesi le direttive impartite dal Viminale alle questure? Si è recepito il messaggio del Colle? Pare proprio di no. E qui entrano in gioco le opposizioni, ormai concentrate nella campagna delle europee.
Schlein è molto concentrata sulla campagna elettorale e, soprattutto, sul duello tv con Meloni, Conte su come non finire nel cono d’ombra della polarizzazione tra le due leader. Colpisce però la distanza tra le reazioni indignate dopo la censura Rai ad Antonio Scurati, alla viglia del 25 aprile, e il silenzio di ieri. Come se le opposizioni (tranne alcune rare eccezioni, come il dem Paolo Ciani, Massimiliano Smeriglio di Avs e qualche esponente romano di Pd e 5S che ieri si sono fatti sentire) scoprissero il regime incipiente solo quando a essere colpito è un volto noto, che sia lo scrittore o la conduttrice che ha denunciato la censura.
Se invece l’ipotetico regime se la prende con dei ragazzi delle superiori allora è meno regime, quasi ordinaria amministrazione. E del resto, giovedì, il coro di
Leggi tutto: Quando l’opposizione non si indigna - di Andrea Carugati
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DISSENTI CHI PARLA. Agli Stati generali della natalità la contestazione degli studenti alla ministra, annunciata da giorni. Cori e cartelli, e lei se ne va
La contestazione alla ministra Eugenia Maria Roccella durante gli Stati Generali della Natalità - foto LaPresse
Come ogni anno, le contestazioni agli Stati generali della natalità erano state più che annunciate. Lo stesso Gianluigi De Palo, organizzatore dell’evento e attivista per la famiglia di lunghissimo corso, aveva commentato tre giorni fa il post su Instagram in cui il collettivo transfemminista Aracne lanciava la mobilitazione, risalente al 19 aprile scorso, chiedendo: «Come posso mettermi in contatto con voi?». Insomma tutti sapevano quando, perché e come ci sarebbero state le contestazioni, che avvengono ogni anno dato il parterre ricchissimo e i temi sensibili che vengono affrontati nei panel di discussione, e soprattutto chi le avrebbe fatte: ragazzi e ragazze delle scuole superiori.
Non erano neanche tanti, una cinquantina, dicono gli studenti, «erano 15» dichiara De Palo alla stampa, facendo sorgere di conseguenza la domanda: la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella ha davvero abbandonato l’evento per dei cartelli e dei cori («Buuuu», «Vergogna», «ma quale stato ma quale dio, sul mio corpo decido io», «fuori i provita dai consultori») di una manciata di ragazzini nella vasta platea dell’auditorium Conciliazione? De Paolo, nello schierarsi naturalmente con la ministra («la contestazione in sala era benzina in un contesto di questo tipo») ammette però anche che «nessuno ha cacciato nessuno».
La scatola è vuota ma la colpa è di chi lo grida
«Voglio chiarire perché le parole sono importanti, come diceva Nanni Moretti: chi contestava la ministra Roccella voleva solo intervenire per interromperla e per avere visibilità, una volta ottenuta sono usciti, quindi noi non li abbiamo cacciati». E nessuno ha cacciato la ministra.
NEL POMERIGGIO, RIUNITI in assemblea alla Sapienza con
Leggi tutto: Roccella si caccia da sola - di Luciana Cimino
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IL DDL CASELLATI. La premier sceglie la platea di un convegno per presentare la riforma su cui punta Fdi. Avs, Pd e 5s: il nuovo testo contraddice la separazione dei poteri con le Camere elette a traino del premier
Giorgia Meloni al convegno sul premierato - Ansa
«Non tutti sono condannati a essere intelligenti» amava ripetere Carlo Emilio Gadda. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha infatti deciso di far organizzare alla maggioranza un grande convegno alla Camera sul premierato elettivo, con il suo più ampio intervento su questa riforma, proprio nel giorno in cui il ddl Casellati ha iniziato il proprio iter nell’Aula del Senato. Un modo neanche troppo celato di sminuire il peso del Parlamento. In qualche modo anticipando lo spirito stesso del premierato che Meloni ha detto di voler approvare, visto che le opposizioni – a suo modo di vedere – non sono disponibili al dialogo.
IN SENATO in mattinata si è consumata quello che a questo punto è risultata essere solo sbiadita liturgia. Il ddl Casellati ha iniziato il percorso a Palazzo Madama con il voto su tre pregiudiziali presentate da Avs, Pd e M5s. Tutti e tre i documenti hanno sottolineato che la riforma contraddice il principio costituzionale cardine della separazione dei poteri, visto che il Parlamento sarà eletto a traino del premier, facendo sì che nelle mani di questi finiscano anche i poteri di eleggere il Presidente della Repubblica, i cinque giudici della Corte costituzionali e i membri laici del Csm. Ovviamente la maggioranza ha bocciato le pregiudiziali, sulle quali Iv si è astenuta, non ritenendo incostituzionale il ddl Casellati, seppur non condivisibile. Una scelta curiosa, ha osservato in Aula Dario Parrini (Pd), dato che Matteo Renzi ha definito il ddl Caselalti uno «schifezzellum».
Avanti sulla riforma «in punta di piedi». Come un panzer
TUTTAVIA TUTTE LE OPPOSIZIONI hanno presentato emendamenti, che hanno raggiunto quota 3mila (1.300 il Pd, 1.400 Avs, 180 M5s, 30 Azione, 14 Iv). Per la maggioranza non sarà dunque una passeggiata. Anche perché gli iscritti in discussione generale sono
Leggi tutto: Meloni sfoggia il Premierato ma snobba il Parlamento - di Kaspar Hauser
Commenta (0 Commenti)Per Netanyahu non esistono linee rosse, parte l’offensiva su Rafah. I carri armati israeliani occupano il valico e bloccano gli aiuti: Gaza isolata. L’Onu implora gli alleati di fermare Tel Aviv. Il premier diviso tra gli appelli del mondo e le pressioni dell’ultradestra
Attacco da est e da sud, raid ovunque. Gli aiuti non entrano più: «L’Onu se ne vada». Inascoltati gli appelli globali, Biden si arrampica sugli specchi: «Sarà un’operazione limitata»
I carri armati israeliani entrano al valico di Rafah - Ansa
«Ho 69 anni e mai nella mia vita ho visto un bombardamento così, e ne ho viste di guerre. Ma nessuna come questa. Vorrei davvero andarmene, ma non posso». È la testimonianza ad al Jazeera di un uomo dopo una delle notti peggiori che Rafah ricordi.
NON RESTA niente delle esplosioni di gioia di qualche ora prima, di lunedì pomeriggio, quando il sì di Hamas alla tregua aveva fatto sognare a Gaza un po’ di sollievo. Al posto della speranza, è partita la marcia su Rafah. La prima notte ha significato una pioggia di bombe e 24 uccisi (sei bambini), il giorno dopo l’occupazione israeliana del valico con l’Egitto: è la morte lenta, quella per fame e mancanza di medicine, perché il valico chiuso vuol dire che non entra carburante per i camion e che non esce nessuno, né malati né feriti.
Da Rafah entra la benzina, da Kerem Shalom gli aiuti umanitari. Israele ha chiuso anche quello, «ragioni di sicurezza», espressione che i palestinesi conoscono bene: non vuol dire niente. Da 24 ore Gaza è definitivamente sigillata, impermeabile.
Il valico è sotto il controllo della 401° brigata dell’esercito israeliano. L’offensiva via terra si muoverà su due direttrici, da est e da sud, lì sono dispiegati i carri armati. La loro presenza, da sé, ha generato il panico tra il milione e mezzo di palestinesi che in questi mesi è stata spinta sempre più giù dagli ordini di evacuazione, confusi e disordinati.
I volantini che ordinano di spostarsi verso la costa, ad Al Mawasi dove l’esercito ha messo su un ospedale da campo e delle tende, cadono dai caccia israeliani, dicono di evacuare i
Leggi tutto: Rafah in trappola, è partita l’offensiva. Israele occupa il valico - di Chiara Cruciati
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Casteldaccia: Vigili del fuoco e sanitari presso l’incidente mortale sul lavoro - foto di Igor Petyx/Ansa
Tre operai erano nella vasca della fogna, in mezzo alla melma. I corpi esanimi di altri due, nel solaio in cemento. Un sesto operaio è riuscito a risalire in superficie, ma è in coma al Policlinico di Palermo. Nell’aria un odore nauseabondo. Si sentiva anche a 40 metri di distanza. Una strage sul lavoro. L’ennesima. Tutto è avvenuto a Casteldaccia, piccola cittadina a 25 chilometri da Palermo. La Procura di Termini Imerese ha aperto un’inchiesta. Si aspetta l’autopsia sui cadaveri, ma pare non ci siano dubbi: i 5 operai sono morti per intossicazione. Hanno respirato, in quello spazio confinato, idrogeno solforato, un gas provocato dalla fermentazione dei residui organici. «Era dieci volte superiore al limite consentito», dice Girolamo Bentivoglio Fiandre, comandante provinciale dei vigili del fuoco che ha coordinato 4 squadre intervenute per i soccorsi.
QUANDO I SOMMOZZATORI sono entrati nella vasca, con 80 centimetri di melma, hanno trovato i corpi di tre lavoratori, gli altri due erano a una manciata di metri sopra la loro testa. «I sanitari del 118 hanno tentato di rianimarli, ma senza esito», afferma l’ispettore dei pompieri Francesco Cruciata, in prima linea nelle operazioni di recupero dei corpi. Nessuno degli operai avrebbe indossato mascherine e dispositivi di protezione, obbligatori per legge. Le vittime sono Epifanio Alsazia, 71 anni di Partinico, contitolare della ditta Quadrifoglio group srl, che aveva vinto l’appalto dell’Amap, l’azienda di Palermo, per i lavori di manutenzione della vasca fognaria; Giuseppe Miraglia di 47 anni originario di San Cipirrello (Palermo), Roberto Raneri di 51 anni di Alcamo (Trapani), Ignazio Giordano di 59 anni e Giuseppe La Barbera, 26 anni, lavoratore interinale dell’Amap, la stazione appaltante. Un sesto operaio, Domenico Viola, 62 anni, è grave al Policlinico.
ALTRI TRE operai l’hanno scampata, non si sono calati nel
Commenta (0 Commenti)È la prima di cinque giornate di sciopero dei giornalisti. Per la libertà di informazione, contro la precarietà. Saccone, Slc: “Siamo al loro fianco”
Oggi, 6 maggio, incrociano le braccia i giornalisti e le giornaliste della Rai. È la prima delle cinque giornate di mobilitazione proclamate dall’Assemblea dei Cdr e dei fiduciari di redazione a larghissima maggioranza (8 i contrari e un astenuto). Ma non è solo l’Azienda pubblica ad essere colpita.
Certo non siamo né la Polonia e nemmeno l’Ungheria – vorrebbe da dire per il momento – ma dal punto di vista della libertà di informazione non ce la passiamo tanto bene, anzi peggioriamo. A certificarlo è l’Ong Reporters Sans Frontières che ha appena pubblicato la classifica 2024 per la libertà di stampa e l’Italia retrocede di ben cinque postazioni. Certificando ciò che da tempo dicono giornalisti e giornaliste, sindacati, associazioni e quanti hanno a cuore l’articolo 21 della Costituzione che non solo tutela la libertà di informare ma anche quella di essere informati.