DANNI COLLATERALI . Ricontati gli evacuati: sono 26mila
Anche oggi è allerta rossa sull’Emilia Romagna. L’emergenza è ancora in pieno svolgimento e ancora non se ne vede la fine, mentre la Regione fornisce nuovi numeri a dare l’idea delle dimensioni della catastrofe: le persone evacuate sono 26.215 (dato aggiornato dopo che giovedì, per un errore tecnico, ne erano state indicate 20.000), le strade comunali e provinciali chiuse sono 781 e il numero delle frane sul territorio sono 422.
Da segnalare anche l’ingente quantità di volontari all’opera: 21.800 persone impegnate nelle più svariate attività, non solo lo spalamento del fango, ma anche l’assistenza alle persone rimaste isolate.
Intanto, da Trento, dove è intervenuta al Festival dell’Economia, la premier Meloni ieri è tornata a parlare degli interventi che il governo vuole mettere in atto e, soprattutto, del loro finanziamento. «È stata preziosa la visita della presidente Von der Leyen ieri, noi attiveremo il fondo di solidarietà, ma ci sono varie questioni sulle quali la Commissione può darci una mano, anche con il Pnrr», ha spiegato la premier aggiungendo che «il Pnrr è un fondo molto strategico da questo punto di vista. L’imprevisto, oggi, è la previsione più accurata che possiamo fare: sono partita per il Giappone nominando un commissario alla siccità e sono tornata con la necessità di nominare un commissario all’alluvione», ha detto ancora.
Per la verità, la visita di von der Leyen alle zone alluvionate ha lasciato solo un generico impegno da parte
Leggi tutto: L’Emilia resta in allerta rossa, sul fondo aiuti resta la nebbia - Mario Di Vito
Bruciamo gas, quindi il clima cambia, quindi arriva il diluvio, quindi arrivano gli aiuti…e negli aiuti c’è il gas: nel decreto alluvione il governo infila una norma per semplificare la realizzazione dei rigassificatori. Uno schiaffo a Ravenna, dove ce ne sarà già uno
SCHIAFFO A RAVENNA . L'opera Snam a 8 chilometri dal spiagge di Punta Marina
Il rigassificatore galleggiante Bw Singapore acquistato da Snam - Ansa
Le ultime righe del comunicato stampa del governo dopo il consiglio dei ministri di martedì, rappresentano uno schiaffo a Ravenna, senz’altro la provincia più colpita dal disastro legato all’alluvione che ha sconvolto la settimana scorso la Romagna. Accanto agli «interventi urgenti per fronteggiare l’emergenza provocata dagli eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023», nel decreto-legge, che ancora non è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale, se ne accostano altri «nel settore energetico».
In particolare, «si semplifica la disciplina in materia di realizzazione di nuova capacità di rigassificazione nazionale e si qualificano come opere di pubblica utilità, indifferibili e urgenti, quelle a ciò finalizzate mediante unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione» come spiega il comunicato di Palazzo Chigi.
UNO SCHIAFFO a Ravenna perché la città il 6 maggio, ovvero dopo la prima alluvione in Romagna, aveva ospitato la manifestazione nazionale indetta dalla campagna «Per il Clima, fuori dal Fossile!». Tremila persone avevano protestato contro il rigassificatore che Snam è stata autorizzata a piazzare al largo della città, a 8 chilometri dalle spiagge di Punta Marina, e contro progetti simili in tutta Italia, a partire da Piombino.
L’impianto galleggiante romagnolo sarebbe collegato ai gasdotti nazionali da un’infrastruttura a terra che misura 35 chilometri: il tutto è stata autorizzato dal commissario straordinario ai rigassificatori Bonaccini (fu nominato da Draghi) con un iter che si è concluso in appena 120 giorni e che non ha previsto alcuna valutazioni di impatto ambientale (Via), nemmeno per le infrastrutture connesse, come il gasdotto che – lo si evince dalle mappe progettuali presentate da Snam – abbraccia tutta la città d’arte. Non si è mai valutato, insomma, se ci fossero o meno rischi connessi, ad esempio, con possibili
Leggi tutto: Decreto alluvione, governo a tutto rigassificatore - di Luca Martinelli
Commenta (0 Commenti)POLITICA. Domani von der Leyen in Emilia-Romagna. Bonaccini: ora un commissario alla ricostruzione. Meloni punta su di lui, Salvini frena
Stefano Bonaccini e Giorgia Meloni - foto Ansa
Niente conferenza stampa, anche se stavolta qualcosa da rivendicare a buon diritto la premier ce l’aveva: alla vigilia del consiglio dei ministri di ieri mattina si prevedeva uno stanziamento per le prime emergenze dopo l’alluvione pari a 100 milioni, un’inezia. Sono usciti 2 miliardi che hanno reso molto più facile anche il successivo incontro con il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, scortato dai sindacati e da una delegazione dell’imprenditoria. Colloquio peraltro non solo cordiale ma soddisfacente per tutti, a partire dal governatore: «Abbiamo ottenuto parecchio di quanto chiedevamo per questa prima fase dell’emergenza».
AL POSTO DELLA conferenza stampa Meloni e Bonaccini hanno diffuso un video congiunto, e forse la presidente non ha voluto incontrare i giornalisti proprio per evitare che qualche domanda imprevista turbasse l’idillio. Di certo tra governo centrale e amministrazione locale il clima non sembra diverso ma opposto rispetto a quello che domina di solito i rapporti tra il governo e il primo partito d’opposizione, il Pd del quale lo stesso Bonaccini è presidente. E fa a cazzotti con lo scontro frontale che si consuma in Parlamento nelle stesse ore, per la nomina a presidente della commissione Antimafia di Chiara Colosimo.
«Ringrazio il governo per la velocità e lo sforzo», esordisce Bonaccini. La premier, dopo aver elencato le misure decise, assicura che «il confronto rimarrà costante anche nella fase della ricostruzione. Continueremo a lavorare insieme». Il governatore duetta: «È un modo di lavorare che abbiamo già sperimentato e che è stato utilissimo per l’emergenza e la ricostruzione». Allude al terremoto in Emilia: «In quel caso, con 12 miliardi di danni, abbiamo ricostruito quasi tutto».
LA CITAZIONE È significativa. La principale richiesta che la Regione avanza è la nomina tempestiva, anzi immediata, di un commissario per la Ricostruzione e anche se il governatore assicura che «l’importante non è il nome del commissario ma un modo di lavorare» appare evidente che consideri se stesso il candidato più qualificato. Giorgia Meloni sarebbe propensa a dargli man forte, anche perché sullo scenario politico complessivo l’opposizione del Pd inevitabilmente ne risentirebbe, almeno sul piano dell’immagine. Di mezzo però c’è la Lega. Il Carroccio non ha creato problemi per la gestione dell’emergenza affidata a Bonaccini. Anzi, già in mattinata Zaia e Garavaglia erano solerti nel considerare ovvio che dell’emergenza si occupasse il presidente della Regione colpita. Sulla Ricostruzione invece Salvini punta i piedi e sbarra la strada, adoperando
Commenta (0 Commenti)Gara degli aiuti, ma «non chiamateci angeli, la solidarietà non basta, siamo dentro la crisi climatica» spiega un’attivista
Volontari a Castel Bolognese - Giuditta Pellegrini
A quasi una settimana dall’alluvione che si è abbattuta sull’Emilia Romagna, la vasta zona segnata da uno scenario che in molti non hanno esitato a definire “di guerra” verte ancora in una situazione critica. Con 43 Comuni tuttora coinvolti dagli allagamenti e 54 dal dissesto idrogeologico (sono circa 300 le frane attive), risultano ancora 26.324 le persone che hanno dovuto lasciare la loro casa (19.500 nel ravennate, 4.918 in provincia di Forlì-Cesena e 1.906 nel bolognese), di cui 5.370 accolte in scuole, palestre e alberghi allestite dai comuni.
ANCHE IL SOLE finalmente arrivato rischia di diventare un ulteriore ostacolo, seccando il fango che ricopre ogni cosa, rendendolo duro come il cemento e difficile da eliminare.
«Abbiamo acqua corrente solo la sera, e noi possiamo ritenerci fortunati, perché molti non hanno neanche quella» racconta Anna di Castel Bolognese accanto alla catasta di porte, mobili e oggetti infangati che fino a pochi giorni fa costituivano la sua cantina. «Di alluvioni ne ho viste da piccolo, ma mai come questa. Non la potremo dimenticare» le fa eco il padre, raccontando come le loro giornate siano occupate dalla pulizia continua di ciò che resta. Anche i bambini qui sono in strada con le pale a raschiare il cortile della loro scuola primaria. I banchi, le sedie, i giochi si sono tinti del colore di tutto il resto: quello dell’argilla, di quel fango che è ovunque e da cui non è possibile non farsi intaccare. In alcune località
Leggi tutto: Ora il problema è il fango che si secca. Volontari senza sosta - di Giuditta Pellegrini
GUERRE E PACE. Intervista al vescovo di Altamura e presidente di Pax Christi: «Oggi in cammino con la PerugiAssisi. Ora con gli F-16 si imbocca una strada senza uscita». E il Vaticano conferma: Francesco ha affidato al cardinale Zuppi l’incarico di una missione di pace
La marcia PerugiAssisi - Aleandro Biagianti
Il messaggio di papa Francesco ai leader del G7 riuniti a Hiroshima era chiaro: le armi «rappresentano un moltiplicatore di rischio che dà solo un’illusione di pace». La risposta arrivata dai sette grandi altrettanto chiara: nuovi aiuti militari a Kiev, fra cui i caccia F-16.
Cosa che ha fatto dichiarare al presidente ucraino Zelensky su Twitter: «Sicurezza e cooperazione rafforzata per la nostra vittoria. La pace diventa più vicina oggi». E, sul fronte russo, al vice ministro degli Esteri, Grushko: «Rischi colossali» per i Paesi occidentali se forniranno a Kiev gli F-16.
Insomma l’escalation è evidente. Contrariamente agli auspici del pontefice che, nella lettera inviata al vescovo di Hiroshima, monsignor Shirahama, si augura che il vertice del G7 «dia prova di una visione lungimirante nel gettare le fondamenta per una pace duratura».
Proprio Hiroshima «proclama con forza l’inadeguatezza delle armi nucleari per rispondere in modo efficace alle grandi minacce odierne alla pace», aggiunge Bergoglio, «né dobbiamo sottovalutare gli effetti del persistente clima di paura e sospetto generato dal mero possesso delle stesse».
Intanto va avanti – nonostante le chiusure di Kiev e Mosca – la «missione di pace» della Santa sede di cui si parla da quando il papa è tornato da Budapest.
Tempi e modalità sono ancora «allo studio», ma il direttore della sala stampa vaticana ieri sera ha confermato che Bergoglio ha affidato al cardinale Zuppi «l’incarico di condurre una missione, in accordo con
Leggi tutto: Monsignor Ricchiuti: «Il paese sta affondando e noi finanziamo una guerra»
Commenta (0 Commenti)La narrazione che imperversa sulle alluvioni in Emilia-Romagna è tossica e nasconde le responsabilità reali. Responsabilità che non sono del «meteo». E nemmeno, genericamente, del «clima», termine usato da amministratori e giornalisti più o meno come sinonimo di «sfiga».
Le piogge di questi giorni stupiscono, sembrano più eccezionali di quanto non siano, perché arrivano dopo un inverno e un inizio di primavera segnati da una protratta, inquietante siccità. E di per sé non sarebbero affatto «maltempo», concetto fuorviante, deresponsabilizzante e dannoso. Come diceva John Ruskin, «non esiste maltempo, solo diversi tipi di buontempo». A essere mala è la situazione che il tempo trova.
Veniamo da lunghi mesi a becco asciutto: montagne senza neve, torrenti e fiumi tragicamente in secca, vegetazione e fauna in grave sofferenza, contadini disperati, prospettive cupe per l’estate prossima ventura (già quella scorsa è stata durissima)… In teoria, le piogge dovremmo accoglierle con giubilo.
Giubilo moderato, certo: chi conosce la situazione sa che, per vari motivi, queste piogge concentrate in pochi giorni non compenseranno la siccità. Quest’ultima tornerà ad attanagliarci. In Nord Italia – arco alpino e val padana – nel 2022 le precipitazioni sono state inferiori anche del 40% rispetto alle medie del ventennio precedente. Questo è il nuovo clima, ed è qui per restare. Non solo: gran parte dell’acqua venuta giù in questi giorni sarà inutile (ne parliamo tra poco).
Nonostante tutto ciò, a rigore, che finalmente piova è buona cosa. Piace a tutti che quando si apre il rubinetto esca l’acqua, no? Da dove si crede che venga, quell’acqua, se non dal cielo?
Il motivo per cui la pioggia sta avendo conseguenze dannose e a volte letali è presto detto:
Leggi tutto: Non è «maltempo», è malterritorio. Le colpe del disastro in Emilia-Romagna - di Wu Ming
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