SCENARI. Il conflitto ucraìno non è al top dell’agenda di Biden, alle prese con le divisioni nella Nato allargata. Su di lui incombono le elezioni di midterm di novembre, l’inflazione e la crisi sociale
Joe Biden - Ap
Di ritorno da New York, sono e resto convinto che la guerra ucraina sia il sintomo di un pericolo globale che si alimenta della debolezza dei contendenti in campo: l’aggressore russo e il presunto beneficiario statunitense. Non certo l’Europa, che vede una parte del proprio territorio nuovamente ridotto a teatro di orrori e distruzioni causate da un conflitto a cui dovrebbe, e forse potrebbe, porre fine.
Basta osservare la propaganda di guerra che scaturisce da Washington e da Mosca e che si diffonde in tutta Europa, fino a diventare
Leggi tutto: La guerra in Europa e l’ambigua debolezza degli Stati uniti - di Gian Giacomo Migone
Commenta (0 Commenti)REPOWER EU. Indipendenza dal gas russo. Deroga al Patto di stabilità?
Rigassificatore in Lituania - Ap
Mettere fine «il più presto possibile» alla dipendenza dalle energie fossili russe ed evitare, nel breve periodo, di subire eventuali ricatti di Mosca, come è già successo a Polonia e Bulgaria (gas) e Finlandia (elettricità): ieri, la Commissione – che si appresterebbe a sospendere per un altro anno il Patto di stabilità – ha presentato il piano RePowerEu, con investimenti previsti di quasi 300 miliardi nei prossimi 5 anni, che naviga tra due necessità, l’emergenza energetica e l’emergenza climatica. Rispondere alla prima, protestano gli ecologisti, significa mettere a rischio la seconda.
La Ue dipende ancora del 26% di importazioni dalla Russia per i consumi di gas (era al 40%), del 28% per il petrolio e ogni mese paga a Mosca circa un miliardo di euro, che servono a Putin per finanziare la guerra contro l’Ucraina. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ritiene che la Ue debba mettere fine alla dipendenza «molto prima del 2030».
Per questo accelera con il piano: a breve, significa
Commenta (0 Commenti)https://www.change.org/p/tacciano-le-armi-appello-per-la-pace-e-contro-la-guerra-in-ucraina?signed=true
La guerra scatenata dall’aggressione della Russia di Putin contro l’Ucraina è giunta al suo settantaduesimo giorno senza il minimo spiraglio per il cessate il fuoco. Si tratta della più grande catastrofe umanitaria verificatasi in Europa dopo la sanguinosa guerra nei Balcani degli anni ’90. Quell’esperienza non ha insegnato nulla né ai paesi appartenenti alla Nato, né all’Unione europea, né alle Nazioni unite. Rispetto alle guerre precedenti sono in costante aumento le vittime civili e i profughi a testimoniare l’insensatezza di ogni guerra. I paesi coinvolti e le loro organizzazioni internazionali avrebbero potuto e dovuto impegnarsi a fondo preventivamente per far sì che la crisi ucraina potesse e dovesse essere risolta senza il ricorso alle armi.
All’indomani dell’apertura delle ostilità, sembrava che fosse dovere principale di tutti i paesi civili di impegnarsi perché le ostilità stesse fossero chiuse attraverso negoziazioni e trattati. Il doveroso richiamo alla necessità dell’incontro e del dialogo non è stato ascoltato nei
Leggi tutto: Tacciano le armi. Appello per la pace contro la guerra ***
CONFLITTO UCRAINO. Siamo all’ambiguità delle proposte. A chi è rivolto il "cessate il fuoco" di Austin: a Putin o anche a Zelensky? Intanto il conflitto cambia natura, ma anche l’Italia invia armi pesanti
Finalmente alcune verità da qualcuno di noi ripetute fin dall’inizio di questa maledetta guerra ma a lungo segregate dietro il muro di propaganda bellica, iniziano faticosamente a filtrare persino nei Palazzi della politica. E cioè che la pace (non più parola proibita) è desiderabile hic et nunc e da perseguire come obiettivo prioritario sul terreno della diplomazia. Che la guerra, tanto più se si trasforma in “guerra d’attrito” come sta avvenendo, fa male a entrambe i contendenti e andrebbe fermata quanto prima.
Che fa male anche, e in misura crescente, all’Europa, la quale non ha gli stessi interessi degli Stati uniti, che quella guerra vorrebbero prolungarla, ma al contrario ne paga pesantemente il prezzo, in termini economici, politici e geopolitici, come ha fatto capire esplicitamente Macron e più timidamente (molto più timidamente) Draghi.
E POI QUELLO CHE sanno
Leggi tutto: La lingua biforcuta della guerra - di Marco Revelli
Commenta (0 Commenti)ESCALATION. L’Italia invece ora invia anche armi pesanti, ma l’intenzione è cambiata radicalmente: da azione di sostegno alla difesa ucraìna all’offensiva contro Mosca e in terra russa
Ieri il capo del Pentagono Austin ha chiamato il suo corrispettivo russo Shojgu chiedendo un cessate il fuoco e la preservazione comunque dei canali di comunicazione Usa-Russia. Una novità rilevante, anche se sono ancora parole, è un gesto che rischia di spiazzare perfino gli alleati. Perché continuando ad inviare armi in Ucraina, ora anche quelle pesanti, offensive, ormai anche l’Italia e l’Europa sono in guerra.
Così nel giro di alcune settimane lo scenario generale è radicalmente cambiato: da un’azione di contenimento e di sostegno alla difesa ucraìna ad una prospettiva di un’offensiva contro la Russia e in terra russa. Con l’invio di armi pesanti, con il vertice di Ramstein, con il premier inglese che avvalora l’ipotesi di attacchi sul suolo russo e con la Svezia e la Finlandia che si apprestano ad accelerare l’entrata nella Nato (che con il suo stolido segretario zittisce Zelensky sulla Crimea) è cambiato tutto.
Lo scenario – nonostante le interpretazioni ottimistiche del discorso di
Leggi tutto: Guerra ucraìna, perché deve vincere la pace di Giulio Marcon
Commenta (0 Commenti)IL CASO. Il rapporto Oxfam «DisuguItalia» svela la realtà della crisi e denuncia la nuova questione sociale tra pandemia e guerra. Gli annunci dei politici, le nuove emergenze, un sistema bloccato
Flessibilità nello sfruttamento; salari bloccati dagli anni Novanta e bassa produttività; esternalizzazioni, precarietà selvaggia e garanzie sociali intermittenti o inesistenti; nessuna politica industriale che non sia quella del basso valore aggiunto; aumento dell’inflazione esogena per la rottura delle catene di approvvigionamento che sarà usata per contenere ancora di più i salari. Questa è l’emergenza per una politica prigioniera di una formula: la maxi-maggioranza draghiana, che non permette di trovare soluzioni significative. Né oggi, né domani. La crisi è di sistema.
IL RAPPORTO di Oxfam Italia «DisuguItalia: ridare valore, potere e dignità al lavoro», presentato ieri a Firenze nell’ambito dell’Oxfam Festival, ha confermato questa analisi strutturale del caso-Italia e permette, di