L’ecocastastrofe socioambientale dell’Emilia Romagna, segna un punto di non ritorno rispetto agli effetti della crisi climatica: l’alternarsi di lunghi periodi di siccità impermeabilizzante e precipitazioni violente aggredisce il territorio in dimensioni inedite, diffuse e interconnesse fra versanti e pianure. L’ennesima riproposizione rituale di politiche emergenziali sul dissesto idrogeologico non serve più. Non serve più fare oggi ciò che non si è fatto in passato. Ciò che serve, oltre al blocco radicale del consumo di suolo, è un sistema di progetti integrati, multisettoriali a livello di bacini e sottobacini idrografici, capaci di ridefinire globalmente le relazioni fra sistemi insediativi e ambiente, fra versanti e pianure.
MONTAGNE (35%) e colline (41,6) costituiscono più del 70% del territorio italiano. E’ qui che i terreni induriti dalla siccità prolungata, franano e scaricano improvvise e rapide valanghe di acqua e fango in pianure a loro volta impermeabilizzate, i cui fiumi e torrenti non smaltiscono più e allagano campi e città, con tempi di ritorno dei fenomeni sempre più frequenti.
Si impone dunque la priorità strategica di trattenere a monte le acque nei periodi di precipitazioni violente e realizzare
“Fu un’opportunità molto allettante, certo”. Momento di pausa. “Ma no, col senno di poi non valeva la pena costruire in quell’area”. Nello Liverani è un faentino fortemente attaccato alla comunità che spala fango da giorni dopo l’esondazione di uno dei tre fiumi di Faenza, dove sono stati estratti tre cadaveri. Un tempo erano occupati dalla “Liverani pelli”, finché la famiglia li ha venduti. Al posto dei capannoni giudicati ormai “incompatibili con l’area” nel 2002 sorge un bel condominio residenziale con 36 appartamenti e 45 garage sotterranei. La particolarità è il nome stesso, che molto dice dell’Italia edificata sul rischio: la “Casa sul fiume” si chiama, ma con la piena è diventata una casa nel fiume, con l’acqua salita a un metro e mezzo seppellendo
Commenta (0 Commenti)DANNI COLLATERALI . Ricontati gli evacuati: sono 26mila
Anche oggi è allerta rossa sull’Emilia Romagna. L’emergenza è ancora in pieno svolgimento e ancora non se ne vede la fine, mentre la Regione fornisce nuovi numeri a dare l’idea delle dimensioni della catastrofe: le persone evacuate sono 26.215 (dato aggiornato dopo che giovedì, per un errore tecnico, ne erano state indicate 20.000), le strade comunali e provinciali chiuse sono 781 e il numero delle frane sul territorio sono 422.
Da segnalare anche l’ingente quantità di volontari all’opera: 21.800 persone impegnate nelle più svariate attività, non solo lo spalamento del fango, ma anche l’assistenza alle persone rimaste isolate.
Intanto, da Trento, dove è intervenuta al Festival dell’Economia, la premier Meloni ieri è tornata a parlare degli interventi che il governo vuole mettere in atto e, soprattutto, del loro finanziamento. «È stata preziosa la visita della presidente Von der Leyen ieri, noi attiveremo il fondo di solidarietà, ma ci sono varie questioni sulle quali la Commissione può darci una mano, anche con il Pnrr», ha spiegato la premier aggiungendo che «il Pnrr è un fondo molto strategico da questo punto di vista. L’imprevisto, oggi, è la previsione più accurata che possiamo fare: sono partita per il Giappone nominando un commissario alla siccità e sono tornata con la necessità di nominare un commissario all’alluvione», ha detto ancora.
Per la verità, la visita di von der Leyen alle zone alluvionate ha lasciato solo un generico impegno da parte
Leggi tutto: L’Emilia resta in allerta rossa, sul fondo aiuti resta la nebbia - Mario Di Vito
Bruciamo gas, quindi il clima cambia, quindi arriva il diluvio, quindi arrivano gli aiuti…e negli aiuti c’è il gas: nel decreto alluvione il governo infila una norma per semplificare la realizzazione dei rigassificatori. Uno schiaffo a Ravenna, dove ce ne sarà già uno
SCHIAFFO A RAVENNA . L'opera Snam a 8 chilometri dal spiagge di Punta Marina
Il rigassificatore galleggiante Bw Singapore acquistato da Snam - Ansa
Le ultime righe del comunicato stampa del governo dopo il consiglio dei ministri di martedì, rappresentano uno schiaffo a Ravenna, senz’altro la provincia più colpita dal disastro legato all’alluvione che ha sconvolto la settimana scorso la Romagna. Accanto agli «interventi urgenti per fronteggiare l’emergenza provocata dagli eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023», nel decreto-legge, che ancora non è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale, se ne accostano altri «nel settore energetico».
In particolare, «si semplifica la disciplina in materia di realizzazione di nuova capacità di rigassificazione nazionale e si qualificano come opere di pubblica utilità, indifferibili e urgenti, quelle a ciò finalizzate mediante unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione» come spiega il comunicato di Palazzo Chigi.
UNO SCHIAFFO a Ravenna perché la città il 6 maggio, ovvero dopo la prima alluvione in Romagna, aveva ospitato la manifestazione nazionale indetta dalla campagna «Per il Clima, fuori dal Fossile!». Tremila persone avevano protestato contro il rigassificatore che Snam è stata autorizzata a piazzare al largo della città, a 8 chilometri dalle spiagge di Punta Marina, e contro progetti simili in tutta Italia, a partire da Piombino.
L’impianto galleggiante romagnolo sarebbe collegato ai gasdotti nazionali da un’infrastruttura a terra che misura 35 chilometri: il tutto è stata autorizzato dal commissario straordinario ai rigassificatori Bonaccini (fu nominato da Draghi) con un iter che si è concluso in appena 120 giorni e che non ha previsto alcuna valutazioni di impatto ambientale (Via), nemmeno per le infrastrutture connesse, come il gasdotto che – lo si evince dalle mappe progettuali presentate da Snam – abbraccia tutta la città d’arte. Non si è mai valutato, insomma, se ci fossero o meno rischi connessi, ad esempio, con possibili
Leggi tutto: Decreto alluvione, governo a tutto rigassificatore - di Luca Martinelli
Commenta (0 Commenti)POLITICA. Domani von der Leyen in Emilia-Romagna. Bonaccini: ora un commissario alla ricostruzione. Meloni punta su di lui, Salvini frena
Stefano Bonaccini e Giorgia Meloni - foto Ansa
Niente conferenza stampa, anche se stavolta qualcosa da rivendicare a buon diritto la premier ce l’aveva: alla vigilia del consiglio dei ministri di ieri mattina si prevedeva uno stanziamento per le prime emergenze dopo l’alluvione pari a 100 milioni, un’inezia. Sono usciti 2 miliardi che hanno reso molto più facile anche il successivo incontro con il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, scortato dai sindacati e da una delegazione dell’imprenditoria. Colloquio peraltro non solo cordiale ma soddisfacente per tutti, a partire dal governatore: «Abbiamo ottenuto parecchio di quanto chiedevamo per questa prima fase dell’emergenza».
AL POSTO DELLA conferenza stampa Meloni e Bonaccini hanno diffuso un video congiunto, e forse la presidente non ha voluto incontrare i giornalisti proprio per evitare che qualche domanda imprevista turbasse l’idillio. Di certo tra governo centrale e amministrazione locale il clima non sembra diverso ma opposto rispetto a quello che domina di solito i rapporti tra il governo e il primo partito d’opposizione, il Pd del quale lo stesso Bonaccini è presidente. E fa a cazzotti con lo scontro frontale che si consuma in Parlamento nelle stesse ore, per la nomina a presidente della commissione Antimafia di Chiara Colosimo.
«Ringrazio il governo per la velocità e lo sforzo», esordisce Bonaccini. La premier, dopo aver elencato le misure decise, assicura che «il confronto rimarrà costante anche nella fase della ricostruzione. Continueremo a lavorare insieme». Il governatore duetta: «È un modo di lavorare che abbiamo già sperimentato e che è stato utilissimo per l’emergenza e la ricostruzione». Allude al terremoto in Emilia: «In quel caso, con 12 miliardi di danni, abbiamo ricostruito quasi tutto».
LA CITAZIONE È significativa. La principale richiesta che la Regione avanza è la nomina tempestiva, anzi immediata, di un commissario per la Ricostruzione e anche se il governatore assicura che «l’importante non è il nome del commissario ma un modo di lavorare» appare evidente che consideri se stesso il candidato più qualificato. Giorgia Meloni sarebbe propensa a dargli man forte, anche perché sullo scenario politico complessivo l’opposizione del Pd inevitabilmente ne risentirebbe, almeno sul piano dell’immagine. Di mezzo però c’è la Lega. Il Carroccio non ha creato problemi per la gestione dell’emergenza affidata a Bonaccini. Anzi, già in mattinata Zaia e Garavaglia erano solerti nel considerare ovvio che dell’emergenza si occupasse il presidente della Regione colpita. Sulla Ricostruzione invece Salvini punta i piedi e sbarra la strada, adoperando
Commenta (0 Commenti)Gara degli aiuti, ma «non chiamateci angeli, la solidarietà non basta, siamo dentro la crisi climatica» spiega un’attivista
Volontari a Castel Bolognese - Giuditta Pellegrini
A quasi una settimana dall’alluvione che si è abbattuta sull’Emilia Romagna, la vasta zona segnata da uno scenario che in molti non hanno esitato a definire “di guerra” verte ancora in una situazione critica. Con 43 Comuni tuttora coinvolti dagli allagamenti e 54 dal dissesto idrogeologico (sono circa 300 le frane attive), risultano ancora 26.324 le persone che hanno dovuto lasciare la loro casa (19.500 nel ravennate, 4.918 in provincia di Forlì-Cesena e 1.906 nel bolognese), di cui 5.370 accolte in scuole, palestre e alberghi allestite dai comuni.
ANCHE IL SOLE finalmente arrivato rischia di diventare un ulteriore ostacolo, seccando il fango che ricopre ogni cosa, rendendolo duro come il cemento e difficile da eliminare.
«Abbiamo acqua corrente solo la sera, e noi possiamo ritenerci fortunati, perché molti non hanno neanche quella» racconta Anna di Castel Bolognese accanto alla catasta di porte, mobili e oggetti infangati che fino a pochi giorni fa costituivano la sua cantina. «Di alluvioni ne ho viste da piccolo, ma mai come questa. Non la potremo dimenticare» le fa eco il padre, raccontando come le loro giornate siano occupate dalla pulizia continua di ciò che resta. Anche i bambini qui sono in strada con le pale a raschiare il cortile della loro scuola primaria. I banchi, le sedie, i giochi si sono tinti del colore di tutto il resto: quello dell’argilla, di quel fango che è ovunque e da cui non è possibile non farsi intaccare. In alcune località
Leggi tutto: Ora il problema è il fango che si secca. Volontari senza sosta - di Giuditta Pellegrini