Definite liste e coalizioni, sistemato il puzzle delle candidature, e lasciate da parte recriminazioni per ciò che poteva essere e non è stato (se riparlerà, temo), ora la domanda è una sola.
Ora si apre una nuova fase, e dunque la domanda è: cosa si può fare per limitare i danni?
E’ in corso un’interessante discussione sulla possibilità, non tanto che la destra vinca le elezioni (dato oramai scontato), ma che essa possa davvero superare il tetto dei fatidici 2/3 dei seggi: anzi, alcuni politologi e sondaggisti tendono a rassicurare, giudicando irrealistica tale evenienza.
Tuttavia, un’indagine dell’Istituto Cattaneo, pubblicata il 9 agosto, non può evitare la crudezza dei dati: “Rispetto alla stima precedente”, vi si legge, ossia la stima fatta prima della rottura di Calenda, “il Centrodestra conquisterebbe 19 collegi uninominali in più alla Camera e 9 seggi in più al Senato, arrivando al 61% dei seggi complessivi nel primo caso e al 64% nel secondo”. Insomma, siamo lì, e la cosa non ci sembra
Leggi tutto: Perché l’astensione favorisce il cappotto della destra - di Antonio Floridia
Commenta (0 Commenti)POST-FASCISMO ED ELEZIONI. Per tracciare un profilo storico-identitario dell'estrema destra è necessario fare i conti con il passato. Non solo con quello del regime fascista ma anche con quello che ha drammaticamente attraversato gli anni della Repubblica giungendo ai giorni nostri.
Il 27 gennaio 1995 il congresso di Fiuggi chiudeva la storia dell’ultimo partito della «prima repubblica» rimasto in vita dopo il crollo del muro di Berlino e l’inchiesta giudiziaria «mani pulite».
Si compiva così una parabola iniziata il 26 dicembre 1946 con la fondazione semi-clandestina e terminata con il ritorno al governo del Paese dopo le elezioni del 1994.
Il mezzo secolo di vita del neofascismo nella Repubblica, la sua ascesa al governo (nella veste di Alleanza Nazionale e la sua riemersione dopo la crisi sistemica del 2011 (Fratelli d’Italia nasce l’anno seguente) confermano come nella complessa realtà italiana la destra abbia costituito, in virtù della sostanziale estraneità al moto di rinnovamento antifascista di ampi settori sociali, economici e politici, un’area molto più estesa della rappresentanza parlamentare del Msi.
Per contrastare le istanze regressive di oggi appare importante cogliere i caratteri del fenomeno della destra nostrana che
Leggi tutto: Le ombre del passato sulla Costituzione - di Davide Conti
Commenta (0 Commenti)OLTRE LE ELEZIONI. Non sembra all’orizzonte un regime autocratico modello Orbán o cattolico reazionario polacco: la società italiana resta conflittuale, meno sensibile alla coesione ideologica. Il pericolo maggiore, con una crisi sociale profonda, è che nell’Ue tornino i falchi nordici e la retorica della frugalità aprendo la strada all’infernale combinazione nazionalismo-austerità
Un’opera di Louise Bourgeois - Ap
Ora che il mercato elettorale si è chiuso senza più sorprese, più o meno, su per giù e pressappoco è possibile immaginare come andrà a finire. Una vittoria consistente della destra, ma insufficiente a smuovere il menhir della Costituzione, a meno che qualcuno non voglia senza troppo clamore dare una mano, magari quelli che già ci avevano provato e che una inspiegabile allucinazione annovera oggi tra gli indiscussi paladini della Carta del ’48. Del resto, di «dare una mano» quando dovessero essere in ballo i superiori interessi del paese il centro-centro si è già detto disponibile. Per esempio quando si tratterà di difendere rendite e profitti o di tenere a bada l’ingordigia dei salariati, stufi di aspettare lo «sgocciolamento» dall’alto. Oppure di partecipare a imprese belliche e assistere annuendo alla militarizzazione dei rapporti internazionali.
QUANTO AL CENTRO-SINISTRA, sulla sua capacità di recuperare credibilità e
Commenta (0 Commenti)TERRE ALTE. In un Paese come l’Italia dove la pianura è in netta minoranza e territorialmente concentrata (collina 41,6%, montagna 35,2%, pianura 23,2%), l’assenza della voce pubblica delle terre alte costituisce un impoverimento della sfera pubblica e della qualità del dibattito collettivo
I cinque punti di Uncem “Agenda Montagna” riguardano il tema dell’abitabilità quotidiana dei territori montani, dalla centralità di chi in montagna vive e lavora, dalla necessità di tornare all’attenzione per i “paesi” (e non i “borghi”) delle terre alte. L’Agenda richiama la necessità di regole e servizi “curvati” sulle caratteristiche, vincoli e potenzialità dei territori montani. Non regole rigide, disegnate perlopiù sui parametri della pianura e dei contesti urbani; ma regole che seguono criteri di selettività specifici per i territori montani, nonché servizi
Leggi tutto: Riabitare la montagna: una questione politica - di Filippo Barbera
Commenta (0 Commenti)Il gruppo di ricercatori “Energia per l’Italia” si rivolge alle elettrici e agli elettori, chiamati al voto in un momento critico per il futuro del Paese. Siamo in una “tempesta perfetta” nella quale le difficoltà sociali ed economiche della pandemia non ancora risolta si sommano all’emergenza climatica e alla crisi energetica, resa ancor più drammatica dalla guerra scatenata dalla Russia nel cuore dell’Europa. In questo momento nel quale le italiane e gli italiani sono ancora preoccupati per la propria salute fisica, ma ancor più per le bollette di gas e luce e per i rincari del cibo, nel quale gli agricoltori vedono sparire i raccolti e le aziende energivore sono costrette a fermare gli impianti, nel quale i giovani vedono sfumare il loro futuro, siamo chiamati a votare avendo ben chiari i programmi dei partiti che si candidano a governare.
Invitiamo elettori e politici a ragionare sulle seguenti proposte:
Leggi tutto: Il Decalogo di Energiaperlitalia per le elezioni del 25 settembre 2022
PAROLA AGLI ATTIVISTI CLIMATICI. Intervista a Filippo Sotgiu, portavoce nazionale dei Fff. Il movimento ha diffuso ieri un duro comunicato contro i principali partiti politici. Qui lancia alcune proposte che coniugano questione climatica e sociale: «Trasporto pubblico gratuito, riduzione dei consumi inutili e dell’orario di lavoro, investimenti per efficientamento e comunità energetiche»
Manifestazione per il clima dei Fridays for future - Ansa
«Tante persone sono orfane della rappresentanza, ritengono che nessuno dei principali partiti abbia risposte soddisfacenti ai problemi del paese». Sono parole dure ma condivise da migliaia di giovani quelle usate dai Fridays for future nell’ultimo comunicato. Le spiega Filippo Sotgiu, 21 anni, laureando in matematica alla Sapienza di Roma e portavoce del movimento.
Accusate i partiti di ignorare la questione climatica, ma è inserita in tutti i programmi elettorali. Persino dalla destra: punto 12 di 14 «L’ambiente, una priorità».
In quello della destra ci sono buoni propositi, vaghi e senza numeri, e cattivi propositi, come nuove trivellazioni. In generale mancano proposte strutturali per affrontare la crisi climatica e aiutare chi soffre gli aumenti dell’energia. Queste persone sono tagliate fuori dai programmi elettorali. Faccio alcune proposte. Trasporto pubblico gratuito per tutti, come in Lussemburgo, Austria e Irlanda che hanno ridotto costi per le persone ed emissioni. Tassare davvero gli extraprofitti delle imprese energetiche, in primis Eni che ha segnato un +700%. L’ultimo governo ha eliminato una norma minima in questo senso il giorno prima di pubblicare il decreto. Manca la volontà di usare quei soldi sporchi, fatti sulla pelle di chi non riesce a pagare le bollette o di chi muore sotto le bombe, visto che i prezzi dell’energia sono cresciuti con la guerra. Altra proposta: istituire comunità energetiche sostenendo la spesa iniziale dei gruppi di persone che si accordano per autoprodurre energia con i pannelli fotovoltaici. Una per comune coprirebbe metà
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