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VERSO LE ELEZIONI EUROPEE. «Perché una parte consistente del mondo del lavoro non va più a votare?», un dibattito alla Bourse du travail tra francesi, italiani e tedeschi. Landini: la destra radicale vince, in coalizione con la destra classica, grazie alla forte astensione e alla divisione della sinistra

Roma, manifestazione antifascista della Cgil Roma, manifestazione antifascista della Cgil - Ansa

Gli ultimi sondaggi confermano la crescita dell’estrema destra nel prossimo parlamento europeo: il gruppo Id con Lega, Rassemblement national e AfD tra gli altri (84 seggi, 59 oggi) potrebbe soppiantare al terzo posto i liberali di Renew e Ecr, il gruppo con Fratelli d’Italia e il partito xenofobo di Zammour, salirebbe dai 68 deputati attuali a 82 e ha la chiara intenzione di ottenere delle cariche, almeno a livello di presidenze di commissioni. Nei principali paesi, l’estrema destra si rafforza: in Francia, l’ultimo sondaggio dà Rn al 32% e Reconquête al 6,7% (mentre Renaissance crolla al 16%, incalzata dalla lista Place publique-Ps di Raphaël Glucksmann), in Germania AfD è sul 20%, in Italia FdI e Lega assieme superano il 40%.

È una fatalità? I sindacati europei riuniti nella Ces hanno organizzato ieri alla Bourse du travail un dibattito tra francesi, italiani e tedeschi, per cercare una strategia di lotta «insieme contro l’estrema destra». È «un momento grave», per Marylise Léon, segretaria della Cfdt. Maurizio Landini ha proposto «un’azione comune» di fronte alla «dimensione europea» del rischio. Il segretario Cgil ricorda un fatto: la destra radicale vince, in coalizione con la destra classica, grazie alla forte astensione e alla divisione della sinistra.

In Italia, 18 milioni di astenuti alle ultime elezioni sono «un problema serio», è «crisi democratica» quando la metà dei cittadini non va alle urne perché «non si sente più rappresentata da nessuno».

La domanda a cui i sindacati europei devono rispondere è «perché una parte consistente del mondo del lavoro non va più a votare?».

Intanto, è stato detto dalla Cfdt e anche da Sophie Binet, segretaria Cgt, è necessario smascherare l’estrema destra, che in Francia in questa campagna vola in testa nei sondaggi anche se «non dice niente, anzi meno parla più avanza», per Marylise Léon.

La storia ci insegna che l’estrema destra, quando è andata al potere, ha messo all’angolo i sindacati, li ha delegittimati, è successo con Vichy e oggi in Italia. «Bisogna sottolineare l’incompatibilità» delle proposte dell’estrema destra con i valori, le conquiste e le speranze del mondo del lavoro, ha spiegato Léon, che racconta come nelle aziende in questo periodo molto spesso i lavoratori non si parlano più.

I sindacati devono impegnarsi in un lavoro di formazione, per la tedesca Yasmin Fahimi, presidente della confederazione dei sindacati Dgb, che ha sottolineato il ruolo delle politiche neoliberiste, che fomentano le divisioni tra lavoratori, favorendo la xenofobia e il razzismo. È tutti contro tutti, nelle parole di Landini, un concetto di «libertà» fondato «sulla competizione» sulla base di un «massimo profitto possibile», che in Italia sta causando il dramma dei morti sul lavoro.

In un mondo dove la globalizzazione ha messo tutti in concorrenza contro tutti, causando paure e chiusure, l’Europa è «il buon livello» per trovare delle risposte, per la Cfdt. Anche per quello che riguarda la sfida del cambiamento climatico, per superare il conflitto strisciante con il mondo del lavoro che l’estrema destra fomenta e utilizza, dividendo per meglio regnare