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Palestina/Israele Nella Striscia, il Kamal Adwan è in trappola: robot esplosivi, raid nei reparti e ordini di evacuazione impossibili da rispettare. In Cisgiordania l’esercito israeliano trasforma un campo da calcio in centro di detenzione

Maggio 2024, gli interni del Kamal Adwan Hospital a Beit Lahiya Maggio 2024, gli interni del Kamal Adwan Hospital a Beit Lahiya – Getty Images /Karam Hassan

«Sai che significa congelare?». Reda Abu Zarada pone una domanda semplice, trattenendo a stento le lacrime. Al giornalista di al Jazeera che la incontra nella sua tenda nel sud di Gaza, a Khan Younis, racconta del freddo che penetra nelle ossa e di un gelo che non la fa smettere di tremare. La notte non si dorme. «Non abbiamo vestiti adatti, calzini, niente. Non ci saremmo mai aspettati una vita così. La mia casa, a nord, era così accogliente».

L’INVERNO HA FATTO di Gaza un luogo ancora meno vivibile di quanto non fosse già. Nelle tendopoli non accendono nemmeno più il fuoco, hanno paura che la luce delle fiamme attiri i raid israeliani. «La mia bambina di sette anni piange per il freddo che sente», dice un altro sfollato, Omar Shabet.

La mancanza di elettricità e di carburante per i generatori tiene spente le stufette, comunque un azzardo in un luogo sovraffollato di esseri umani e tende di stoffa e plastica. Scarseggiano anche le tende: 22mila sono bloccate in Giordania, parte di quell’ammasso di aiuti umanitari a cui Israele non permette l’ingresso. In Egitto stazionano camion pieni di centinaia di migliaia di coperte.

Di freddo si muore, è successo pochi giorni fa a una neonata nel nord di Gaza. Qui continua a concentrarsi l’offensiva israeliana di terra che, ormai da giorni, ha come principale preda l’ospedale Kamal Adwan di Beit Lahiya, l’unico rimasto aperto (a mala pena funzionante) nella parte settentrionale della Striscia.

«STIAMO MORENDO e non interessa a nessuno», ha detto in lacrime, domenica, il direttore Hussam Abu Safiya, abbandonato insieme ai suoi 91 pazienti in un ospedale che è una trappola. Da sabato i raid israeliani si sono intensificati, insieme agli ordini di evacuazione al poco staff che rimane. «I bombardamenti continuano in ogni direzione – ha raccontato ieri Abu Safiya a Middle East Eye – Il mondo deve capire che l’intento è ucciderci e sfollarci».

Sai che significa congelare? Non abbiamo vestiti adatti, calzini, niente. Non ci saremmo mai aspettati una vita così. La mia casa era così accoglienteReda Abu Zarada

Le immagini pubblicate sui canali Telegram mostrano i pazienti ammassati nei corridoi interni, considerati più sicuri, lontani dalle finestre e dalle pareti che danno sul cortile. «Da questa mattina (ieri, ndr) l’ospedale è stato colpito sul tetto, il fuoco dell’artiglieria ha preso di mira terapia intensiva, neonatologia e chirurgia». Abu Safiya ha aggiunto che uno dei generatori è fuori uso per i raid e che, al momento, lo staff riesce a servire solo un pasto al giorno ai pazienti.

Nei video girati dalle finestre del Kamal Adwansi vedono esplosivi posizionati intorno all’edificio. A poca distanza il corpo senza vita di un uomo avvolto nelle fiamme. Intanto a qualche centinaio di chilometri di distanza, al valico di Allenby tra Giordania e Cisgiordania un medico giordano, Abdulla al-Balawi, diretto a Gaza con una delegazione sanitaria è stato arrestato dalle autorità israeliane. Sarà detenuto, hanno detto, fino a giovedì. Non è dato sapere il motivo.

A una settimana dalla fine del 2024, il numero delle vittime palestinesi dell’offensiva israeliana a Gaza sfonda il tetto delle 45.300. Altri 110mila i feriti, 5mila i detenuti di cui non si sa più nulla e almeno 10mila i dispersi sotto le macerie. Tra le ultime stragi registrate ieri, c’è quella compiuta nel campo di Nuseirat, con 50 tra morti e feriti, dopo un attacco combinato terra-aria che ha demolito almeno 20 case.

UNA SCUOLA-RIFUGIO è stata circondata, scrive il giornalista Hani Mahmoud, «da quadricotteri e veicoli blindati» che «hanno sparato a intermittenza». A Shajaiya, quartiere di Gaza City, dopo un intenso bombardamento, l’esercito israeliano ha ordinato l’evacuazione ai civili ancora presenti.

Al Cairo rimane aperto il tavolo di negoziato tra Israele e Hamas, con entrambe le delegazioni che si dicono ottimiste: le distanze tra le parti si sarebbero ridotte, seppur permangano questioni irrisolte. Tra queste i nomi dei prigionieri politici palestinesi da rilasciare e l’esatto posizionamento delle truppe israeliane a Gaza (dove e per quanto tempo).

I bombardamenti continuano, l’artiglieria ha preso di mira terapia intensiva, neonatologia e chirurgia. Stiamo morendo e non interessa a nessunoHussam Abu Safiya

Chi rimane ostinatamente contraria a un accordo è l’ultradestra israeliana che con il ministro Smotrich – di fronte a una Gaza letteralmente rasa al suolo – accusa il resto del governo di «arrendersi ad Hamas».

L’offensiva non si ammorbidisce nemmeno in Cisgiordania. Come ogni giorno, arresti di massa, almeno 25, mentre le agenzie pubblicavano un video girato nel campo profughi di Fawwar, a Hebron: un centinaio di palestinesi detenuti, legati e interrogati dentro il campo da calcio della comunità. Tutti palestinesi di Fawwar catturati nelle 24 ore precedenti. Al checkpoint di Hizma, tra Gerusalemme e Ramallah, un giovane palestinese è stato ferito dalle pallottole dei soldati israeliani che hanno poi impedito all’ambulanza di soccorrerlo. Secondo l’esercito, aveva un coltello. Tre i feriti nel campo profughi di Qalandiya, durante l’ennesima incursione israeliana.

 

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Meloni convoca un veloce vertice ristretto (senza Salvini) per chiarire che sui migranti non intende cedere terreno al leghista e per ribadire la linea dura: avanti sui centri in Albania a costo di aggirare leggi e forzare sentenze. Contando sulla sponda dell’Europa

La Tirana Vertice ristretto con i ministri per rilanciare la «soluzione innovativa» contando sulla Ue. Nessuna speranza per Salvini di rimettere le mani sul capitolo migranti: al summit non è stato invitato

Finlandia, la premier Giorgia Meloni foto Ap Finlandia, la premier Giorgia Meloni – Ap

La «Soluzione innovativa», come con scarso senso dell’opportunità il governo ha ribattezzato il progetto di esternalizzare in Paesi extra Ue i centri di trattenimento per migranti da rimpatriare, non si è fermata e non si fermerà. Il vertice annunciato in Finlandia da Giorgia Meloni ed effettivamente svoltosi ieri pomeriggio serviva solo a confermarlo. Ha assolto il compito ribadendo «la ferma intenzione di continuare a lavorare, insieme ai partner Ue e in linea con le conclusioni del Consiglio europeo, sulle cosiddette ‘soluzioni innovative’ al fenomeno migratorio».

I MINISTRI INTERESSATI c’erano tutti: Piantedosi, Tajani in collegamento da Pristina, Crosetto e Foti. C’erano l’onnipresente sottosegretario Mantovano e il consigliere diplomatico Saggio. Il vicepremier Salvini no, lui non era stato invitato. Tanto per chiarire nei fatti, dopo aver proceduto a parole in Finlandia, che assoluzione o non assoluzione le grinfie sul capitolo immigrazione non le rimetterà e che di un suo ritorno agli Interni non se ne parla. Molto più adeguato il circospetto Piantedosi perché se l’obiettivo di fondo è sempre lo stesso e ora santificato persino dall’assoluzione dell’ex Capitano, «Difendere i confini della patria», i metodi sono cambiati. Sono quelli asettici e concordati con l’Europa di Giorgia Meloni, non la ringhiosità da squadra d’assalto, per l’Europa insopportabile, dell’eroe di ieri.

La riunione è durata un lampo. Del resto non doveva concludere nulla, essendo tutto già stato deciso in precedenza.

Giorgia Meloni e Matteo Salvini alla Camera foto di Riccardo Antimiani/Ansa
Giorgia Meloni e Matteo Salvini alla Camera, foto di Riccardo Antimiani /Ansa

I trasferimenti in Albania riprenderanno dopo il prossimo 11 gennaio, quando entrerà in vigore il

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Nella foto: Gisèle Pelicot guarda La Dame Quicolle, un collage dedicato a lei ad Avignone il 4 dicembre 2024, foto Christophe Simon /Getty Images.

Buone feste a lettrici e lettori. Auguri di pace e di felicità, non tutto è perduto.

Oggi un Lunedì Rosso forse poco festivo, dedicato alle lotte.

Che tra noi non calino mai impegno e attenzione.

Con due bonus track: la situazione critica a Cuba e l’incedere delle Intelligenze artificiali.

L’ultimo lunedì rosso del 2024 è dedicato a chi non perde il coraggio: come Gisèle Pelicot e tante altre donne in tutto il mondo.

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Lunedì rosso, il meglio della settimana curato dalla redazione del manifesto, torna il 13 gennaio

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Legge di bilancio È finalmente stata approvata la Legge di Bilancio del 2025, una manovra che cuba 30 miliardi. La montagna ha partorito un topolino che si chiama Mario Draghi. Infatti, più del […]

Mario Draghi e Giancarlo Giorgetti sui banchi del governo nel 2021 Mario Draghi e Giancarlo Giorgetti sui banchi del governo nel 2021 – LaPresse

È finalmente stata approvata la Legge di Bilancio del 2025, una manovra che cuba 30 miliardi.

La montagna ha partorito un topolino che si chiama Mario Draghi. Infatti, più del 40% dei fondi della manovra (13 miliardi) sono utilizzati per confermare il taglio al cuneo fiscale e sostenere così le retribuzioni dei lavoratori.

Se il governo avesse introdotto il salario minimo, si sarebbe potuto ottenere lo stesso risultato senza alcun aggravio per le finanze pubbliche e con un costo sostenibile per le imprese che non avrebbero ridotto l’occupazione.

È confermata la riduzione a tre aliquote dell’Irpef (4,7 miliardi), ma è saltato il taglio di due punti percentuali all’aliquota del secondo scaglione: come era prevedibile il Concordato Fiscale è stato un fiasco.

Anche quest’anno il governo ha deciso di ignorare i costi dell’inflazione sui contribuenti dovuti al famigerato fiscal drag, cioè alla mancata indicizzazione degli scaglioni dell’Irpef e delle detrazioni.

Stime conservative (fonte lavoce.info) suggeriscono che nel 2024, lo Stato ha incassato 16,5 miliardi di maggiori entrate fiscali. I lavoratori sono quindi colpiti due volte dall’inflazione: le loro retribuzioni non si adeguano al maggior costo della vita, ma devono pagare più imposte. L’introduzione di un tetto alle detrazioni genera maggiori risorse e introduce una dose omeopatica di equità nel nostro sistema fiscale, con un meccanismo bizantino basato su redditi e quozienti familiari.

Un aumento temporaneo delle entrate è pure ottenuto chiedendo un «prestito» di 7 miliardi a banche e assicurazioni attraverso anticipi sulle imposte future.

Dato il periodo pre-natalizio, si rinverdisce la stagione dei bonus: ce ne sono per le ristrutturazioni edilizie, l’acquisto di elettrodomestici, le attività sportive e ludiche extra-scolastiche, le nuove nascite, gli affitti, il supporto psicologico.

Per gli italiani meno abbienti è meglio di nulla, ma servirebbero investimenti strutturali in sanità, istruzione, e nel sostegno alle famiglie. In quest’ultimo caso, il governo ha deciso di regalare risorse nelle scuole paritarie che accolgono alunni con disabilità.

Di fronte alla spending review dei ministeri (2,6 miliardi), se la sanità è mantenuta in coma vigile dall’assenza di ulteriori tagli, quelli all’università rischiano di dare un colpo mortale all’istruzione superiore pubblica.

L’insensatezza di questi tagli è ancora più lampante se si considera che siamo agli ultimi posti in Europa per la spesa universitaria e che c’è un ampio consenso tra gli economisti (fonte Reuters) sulla necessità di investire urgentemente in ricerca e università per rilanciare la produttività del Paese che ristagna da decenni.

Il governo la pensa diversamente, puntando sull’Ires premiale (466 milioni) che detassa gli utili reinvestiti nelle imprese, su una maxi-deduzione per le imprese che assumono nuovi dipendenti a tempo indeterminato e sul rinnovato sostegno alle piccole e medie imprese.

Il maggiore investimento (1,4 miliardi) riguarda il Ponte sullo Stretto, la fata morgana delle grandi opere pubbliche

Il maggiore investimento (1,4 miliardi) riguarda il Ponte sullo Stretto, la fata morgana delle grandi opere pubbliche. È pure stanziato un miliardo per la Tav e un altro per le ferrovie, sperando che i ritardi costanti dell’ultimo anno si affievoliscano.

In conclusione, è stata approvata una legge di bilancio draghiana che pure si distingue per la distribuzione di mance e prebende ai vari gruppi d’interesse che sostengono il governo, come mostrato dalle 89 mini misure sotto i 5 milioni (fonte Il Sole24Ore).

È una manovra insufficiente, che non tenta neppure di risolvere il problema dell’anemica crescita economica dell’economia italiana, e mostra la desolante politica del governo.

E ciò avviene in un tetro quadro congiunturale per l’economia italiana: la produzione industriale è ininterrottamente in calo da 21 mesi (fonte Istat) e la crescita del Pil per il 2024 si ferma allo 0,5% rispetto all’1% previsto dal governo.

La situazione peggiorerà ulteriormente per i maggiori dazi imposti dalla presidenza Trump e per la volontà di aumentare considerevolmente la spesa militare, che ha un impatto marginale sulla crescita economica, ma sottrae preziose risorse pubbliche per sanità, istruzione e interventi per combattere il cambiamento climatico.

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Il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa scrive al presidente del Senato. O’Flaherty punta il dito contro le norme anti protesta e la «rivolta» in carcere. La Russa: «Inaccettabile interferenza»

Manifestazione e corteo contro il Ddl Sicurezza aroma foto foto Valentina Stefanelli/LaPresse Manifestazione e corteo contro il Ddl Sicurezza aroma foto foto Valentina Stefanelli/LaPresse – Valentina Stefanelli /

LaPresse

«Chiedo rispettosamente ai membri del Senato di astenersi dall’adottare il disegno di legge n. 1236, a meno che non venga sostanzialmente modificato per garantire che sia conforme agli standard pertinenti del Consiglio d’Europa sui diritti umani». A scriverlo è il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Michael O’Flaherty, che elenca uno per uno gli articoli del ddl Sicurezza fortemente indiziati di violare le convenzioni europee e internazionali in una lettera indirizzata al presidente del Senato Ignazio La Russa e, tramite lui, a tutti i senatori italiani impegnati nella seconda lettura del testo di legge. Non è certo la prima iniziativa di questo genere verso alcuni dei 46 Paesi membri da parte dell’organizzazione internazionale con sede a Strasburgo, e non è la prima volta per l’Italia, ma per la seconda carica dello Stato è lesa maestà e la lettera è «un’inaccettabile interferenza nelle decisioni autonome e sovrane di un’assemblea parlamentare».

FORSE IMMAGINANDO la reazione dell’«Honorable President», nella sua lettera il commissario O’Flaherty spiega fin da subito che «una parte importante del mio lavoro è impegnarmi nel dialogo con i governi e i parlamenti degli Stati membri e assisterli nell’affrontare possibili carenze nelle loro leggi e pratiche». Quello che probabilmente non poteva immaginare, il professore che da vent’anni lavora nel campo dei diritti fondamentali e ha ricoperto diverse importanti cariche a livello internazionale, è che potesse essere definito dal presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri un «ignoto e inutile figuro».

FATTO STA CHE, dopo la bocciatura dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) che a settembre aveva chiesto di rivedere le norme più liberticide del ddl Sicurezza, ora nella lettera datata 16 dicembre e resa pubblica ieri anche il Commissario europeo avverte il rischio di violazione degli articoli 10 (libertà di espressione) e 11 (libertà di riunione e di associazione) della Convenzione europea dei diritti umani.

Una parte importante del mio lavoro è impegnarmi nel dialogo con i governi e i parlamenti degli Stati membri e assisterli nell’affrontare possibili carenze nelle loro leggi e praticheMichael O’Flaherty

I FARI del Consiglio d’Europa si sono accesi in particolare sugli articoli 11, 13, 14, 24, 26 e 27 del ddl che «introducendo reati definiti in termini vaghi e che includono altre severe restrizioni», rischiano di «creare spazio per un’applicazione arbitraria e sproporzionata, colpendo attività che rappresentano un legittimo esercizio della libertà di riunione o espressione pacifica». Lo fa l’articolo 11 che prevede «un’aggravante generale per i reati commessi all’interno o in prossimità di stazioni ferroviarie e metropolitane e sui convogli»; l’articolo 13 che estende il Daspo urbano già introdotto dal Decreto Minniti; l’articolo 14 perché «introduce il reato penale (in sostituzione dell’attuale illecito amministrativo) di turbativa della circolazione con il proprio corpo, punito con la reclusione da sei mesi a due anni se commesso da almeno due persone»; l’articolo 24 che «impone pene detentive tra sei e 18 mesi per la deturpazione di edifici o beni utilizzati per funzioni pubbliche, quando l’obiettivo è quello di danneggiare l’onore, il prestigio o il decoro di un’istituzione». E infine gli articoli 26 e 27 che introducono il reato di rivolta nelle carceri e nei centri di detenzione e accoglienza per migranti e richiedenti asilo, con pene che vanno «da uno a 5 anni di reclusione (e da due a otto anni per coloro che promuovono, organizzano o dirigono la ribellione) non solo per atti di violenza o minacce, ma anche per resistenza, inclusa la resistenza passiva».

A QUESTO PROPOSITO O’Flaherty ricorda che «i detenuti continuano a godere di tutti i diritti e le libertà fondamentali garantiti dalla Convenzione», sottoscritta anche dall’Italia e che «non esclude i diritti di associazione dei detenuti» e il loro «diritto alla libertà di espressione», comprese «alcune forme di protesta pacifica che possono comportare una resistenza passiva». In sostanza il Commissario di Strasburgo ricorda che «la Corte ha anche ripetutamente affermato che una manifestazione pacifica non dovrebbe essere soggetta alla minaccia di una sanzione penale e in particolare alla privazione della libertà», e che «il legislatore ha la responsabilità di trovare il giusto equilibrio tra il rispetto della libertà di riunione pacifica e la protezione dei diritti altrui».

Gli articoli 11, 13, 14, 24, 26 e 27 del ddl,  «introducendo reati definiti in termini vaghi e che includono altre severe restrizioni», rischiano di «creare spazio per un’applicazione arbitraria e sproporzionata, colpendo attività che rappresentano un legittimo esercizio della libertà di riunione o espressione pacifica»Il Consiglio d'Europa

UNA RACCOMANDAZIONE che Ignazio La Russa ha trovato «non solo irrituale ma contrario a qualunque principio democratico» da parte del Commissario – «a me finora del tutto sconosciuto», ha detto il presidente del Senato – in quanto chiede «di non votare una legge per altro il cui testo è ancora in formazione e all’esame della commissioni». Eppure già nel giugno 2017 l’allora Commissario per i diritti umani Nils Muižnieks avvertì il parlamento italiano delle criticità riscontrate nella legge (in quel momento in discussione alla Camera) che intendeva introdurre nel codice penale italiano una configurazione del reato di tortura distante da quella adottata dalla Convenzione Onu ratificata dall’Italia. Più recentemente il Consiglio d’Europa ha richiamato il nostro Paese per i maltrattamenti dei migranti nei Cpr e per le profilazioni razziali da parte delle forze dell’ordine.

«IL DDL SICUREZZA va a questo punto ritirato immediatamente», è la richiesta che si leva da tutti i partiti di opposizione, dalla Cgil e dalle associazioni che lavorano sui diritti umani come Antigone. Preoccupa anche l’incredibile risposta di La Russa al Commissario O’Flaherty: «È inammissibile – protesta Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione Politiche europee – che la destra continui a sentirsi al di sopra della legge, fuori dalle regole fondamentali della costituzione del diritto europeo e delle convenzioni internazionali. Il presidente La Russa, purtroppo, ci ha abituato ad uscite scomposte e a gamba tesa, ma questa volta si è superato il limite».

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Buco nell'acqua «Ho difeso i confini dall’invasione»: in aula a Palermo esplode la gioia del leader leghista

Matteo Salvini parla alla stampa mentre arriva all'aula Bunker del carcere Pagliarelli di Palermo foto Igor Petyx/Ansa Matteo Salvini parla alla stampa mentre arriva all'aula Bunker del carcere Pagliarelli di Palermo – foto Igor Petyx/Ansa

Assolto perché il fatto non sussiste. Si chiude con questo verdetto, emesso dai giudici della seconda sezione penale del tribunale di Palermo dopo 8 ore di camera di consiglio, il processo Open Arms a carico di Matteo Salvini. Un dibattimento durato tre anni, con il vicepremier imputato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per avere impedito, secondo la Procura di Palermo che aveva chiesto la condanna a sei anni di reclusione, lo sbarco di 142 migranti. Migranti costretti a rimanere a bordo della nave della ong spagnola per 19 giorni prima che l’allora procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, ordinasse lo sgombero dello scafo per motivi igienico-sanitari.

ERA L’AGOSTO DI 5 ANNI FA, Salvini era a capo del Viminale nel governo giallo-verde di Giuseppe Conte. «Sono felice, dopo tre anni ha vinto il buon senso, ha vinto la Lega, ha vinto l’Italia. È un giorno meraviglioso», ha commentato Salvini. Poco dopo è stato l’intero governo, a cominciare dalla premier Meloni, a esulta per l’assoluzione. Silenzio da parte dei pm. Alla lettura del dispositivo Salvini viene subito attorniato dai dirigenti leghisti rimasti in aula l’intera giornata: il ministro dell’Istruzione Valditara, il sottosegretario Morelli, il vice capo della Lega Claudio Durigon. Lui si volta, cerca la fidanzata Francesca Verdini. Lei è in lacrime. L’avvocata Giulia Bongiorno esulta, è commossa. Parte un applauso in sala. I leghisti si abbracciano, la fidanzata si fa spazio tra la folla, raggiunge il vicepremier. I due si lasciano andare in un lungo abbraccio. Dalla parte opposta dell’aula bunker del carcere Paglierelli l’umore è opposto. «Il dispiacere è soprattutto per le persone, che come abbiamo detto dal primo minuto, sono state private della loro libertà – il commento di Oscar Camps, fondatore di Open Arms -. Aspettiamo le motivazioni dei giudici per valutare se appellare la sentenza come speriamo faccia la Procura. Con questo processo, che è unico nella storia italiana ed europea, abbiamo voluto restituire dignità alle 147 persone trattenute a bordo e private della loro libertà per 20 giorni». E aggiunge con amarezza: «In questi tre anni di processo abbiamo sempre detto di aver subito un danno legato all’impossibilità di proseguire la nostra missione: salvare vite è quello che Open Arms fa da 10 anni. Il nostro lavoro non si ferma».

LA LUNGA GIORNATA era cominciata intorno alle 9. Al suo arrivo al bunker del carcere Pagliarelli, Salvini aveva subito affrontato la folla di cronisti e

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