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È arrivata questa mattina al porto di Ravenna la nave ONG di SOS Mediterranee con a bordo 163 migranti, per la grande maggioranza uomini proveniente principalmente da Iran, Siria e Gambia. 

 

 

 

 

 

Le operazioni di sbarco sono avvenute presso la banchina di Fabbrica Vecchia a Marina di Ravenna mentre le visite mediche si svolgeranno, come di consueto, al Pala de Andrè.  Successivamente i migranti verranno parzialmente trasferiti in Veneto e Toscana.

Si tratta del sedicesimo sbarco che avviene a Ravenna.

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Nuova alleanza Cgil, Uil e Usb nelle Funzioni centrali. Si punta a 100 mila No, la maggioranza dei 190 mila lavoratori contro il 53% dei «firmatari»

Una manifestazione dei lavoratori del pubblico impiego foto Ansa Una manifestazione della Fp Cgi

Contro il primo «contratto in solitaria» firmato il 6 novembre nelle Funzioni centrali del pubblico impiego dalla Cisl più una serie di sindacati corporativi la battaglia va avanti. Non accettata dall’Aran e dai firmatari la richiesta di sottoporre l’intesa a referendum fra i lavoratori, la nuova alleanza fra Cgil, Uil e Usb ha deciso di mettere in piedi una consultazione online. Da ieri pomeriggio a sabato i 190 mila lavoratori delle Funzioni Centrali – ministeri più Inps, Inail e Agenzia delle entrate – potranno esprimere il loro voto andando sul sito votofc.org e – dopo aver comprovato di essere lavoratori del comparto tramite l’indirizzo email con dominio delle amministrazioni – ricevono un link per poter votare in totale riservatezza.

L’obiettivo è dimostrare che i contrari all’accordo sono in maggioranza, dunque si punta a raggiungere circa 100 mila «No». Fp Cgil, Uil Pa e Usb PI contestano il contratto sottoscritto da poco più del 50% delle sigle – la soglia minima di rapresentanza. Il contratto infatti prevede un aumento del solo 6%, determinando una perdita del potere di acquisto di oltre il 10%, a fronte di un’inflazione che nel triennio 2022/24 ha raggiunto il 16,5%.

«Siamo davanti a una situazione Kafkiana, un contratto che riduce il salario reale con l’avallo di alcune organizzazioni perché così ha deciso il datore di lavoro, che per noi è il governo», attacca la segretaria generale della Fp Cgil Serena Sorrentino.

«La politica ha invaso il campo della contrattazione con un duplice obiettivo: contenere i costi dei rinnovi e abbassare il livello della contrattazione nel pubblico», dichiara Sandro Colombi, segretario generale Uil Pa.
«La trattativa è stata incanalata verso un contratto a perdere. Per questo Usb PI ha deciso di abbandonare il tavolo l’8 ottobre», conclude Daniela Mencarelli, Usb Pubblico Impiego.

 

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Quirinale Il presidente alla Farnesina per gli stati generali della diplomazia: senza voler polemizzare sconfessa il comizio di Meloni ad Atreju

Corti di giustizia e asilo. Da Mattarella lezione di diritto Il presidente Mattarella alla Conferenza delle ambasciatrici e degli ambasciatori – F. Ammendola

Quando il capo dello Stato, nel corso del suo discorso agli ambasciatori, arriva al passaggio sul «diritto d’asilo per lo straniero cui venga impedito nel suo Paese l’esercizio delle libertà democratiche» è inevitabile rapportarlo alla frase strillata il giorno prima da Giorgia Meloni nel corso del comizio conclusivo di Atreju, tanto virulento da fare il paio con quello famigerato tenuto anni fa in Spagna: «I centri in Albania funzioneranno dovessi passarci ogni notte di qui alla fine del governo italiano». Perché quella determinazione furibonda e caparbia proprio non si coniuga con «la stabilità di un posizionamento nei princìpi definiti dalla Costituzione» a cui fa riferimento il presidente.

Subito dopo, Mattarella esalta «le Convenzioni internazionali» e «le Corti di giustizia che ne sono derivate, a tutela dell’applicazione degli ordinamenti». E come si fa a non ricordare che proprio una sentenza della Corte di giustizia europea è lo scoglio che costringe la premier a fare le nottate per aggirarlo e far decollare quei centri in Albania che per ora sono solo un monumento alla propaganda e allo spreco?

IN REALTÀ LE INTENZIONI critiche del presidente erano meno pronunciate di quanto non appaia. Voleva, sì, segnalare in punto di diritto che non si può fare di tutta l’immigrazione un calderone unico e che bisogna pertanto sempre ricordare il diritto d’asilo garantito dalla Carta, però senza infierire e per vari motivi. Mattarella ha già in programma due discorsi che sul Colle definiscono «importanti»: il primo oggi stesso, rivolto alle principali cariche istituzionali, l’altro a fine anno, destinato a tutto il Paese. Si sa quanto l’uomo sia cauto nel dosare i suoi messaggi. Inoltre era “ospite” del ministro degli Esteri, perché la politica internazionale non è pertinenza del presidente e nel lontano passato ci fu anche il caso di un messaggio del presidente Gronchi bloccato proprio dal governo. Sono particolari a cui il presidente è più che attento.

L’obiettivo, nel discorso di ieri, era ricondurre la politica estera del governo in carica nel solco di quella storicamente propria della Repubblica. Solo che in qualche caso ciò comporta inevitabilmente forzature che a tratti diventano stridenti, soprattutto se il discorso viene pronunciato a ridosso di un comiziaccio nel quale la presidente del consiglio, dismessi i panni istituzionali per rivestire quelli della capopartito, ha sparato a zero un po’ su tutti.

COSÌ QUANDO L’INQUILINO del Quirinale lancia un a grido d’allarme per gli «operatori internazionali svincolati da ogni patria, la cui potenza finanziaria supera oggi quella di Stati di media dimensione, e la cui gestione di servizi essenziali sfiora, sovente, una condizione monopolistica» la correlazione con il nuovo amico del cuore di Meloni, Elon Musk, appare a torto o a ragione evidente.

In realtà, trattandosi di un discorso sulla diplomazia, sulla importanza e anche sull’offuscamento della stessa, i passaggi principali per l’oratore erano quelli inerenti alle crisi internazionali in corso, alle guerre in Medio Oriente e in Ucraina. Sulla Palestina Mattarella ripete quanto già affermato dopo l’incontro con Abu Mazen ed è un sostegno alla nascita dello Stato palestinese drastico, scevro da ambiguità. «Per la Repubblica italiana, l’autentica prospettiva di futuro risiede nella soluzione a due Stati. È un obiettivo privo di alternative», afferma forte e chiaro e prosegue con parole altrettanto nette ma calibrate in modo da non destare dubbi sull’amicizia per Israele: «Perseguire l’obiettivo, ravvicinato, della statualità palestinese significa offrire al popolo della Cisgiordania e di Gaza un traguardo di giustizia e una convincente prospettiva di speranza per il futuro, condizione irrinunziabile anche per una finalmente solida garanzia di sicurezza per Israele».

SULLA CARTA È LA STESSA posizione assunta dal governo, che però in materia ha sempre parlato solo sottovoce. La differenza sembra solo faccenda di accenti ed enfatizzazione. Se non fosse che a volte accentuare o meno un elemento, come l’obbligo di rispettare il diritto d’asilo o la necessità di adoperarsi per lo Stato palestinese, è precisamente quel che fa la differenza.

 

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Netanyahu procede con la colonizzazione dell’altura del Golan: uno dei nuovi insediamenti porterà il nome di Donald Trump. Dall’esilio riappare Bashar Al Assad: «La mia partenza non era pianificata. Mosca ha voluto un’immediata evacuazione»

Sindrome siriana Il presidente deposto ha negato di essere fuggito dalla Siria e afferma che la Russia gli ha imposto la partenza per Mosca

Israele raddoppia i suoi coloni sul Golan siriano. Riappare Al Assad Forze militari israeliane pattugliano le linee con la Siria sul Golan – Atef Safadi Epa

A poco serviranno gli ammonimenti soft della Germania a Israele a cui Berlino ha chiesto ieri di rinunciare ai suoi piani appena annunciati per raddoppiare il numero dei coloni nelle Alture del Golan siriano occupato. Il governo Netanyahu procederà incontrastato con il suo programma di colonizzazione, sfruttando ancora le opportunità che l’attuale quadro mediorientale gli sta offrendo. Non mancando allo stesso tempo di indirizzare i suoi cacciabombardieri contro altri paesi della regione per «ragioni di sicurezza». Nella notte tra domenica e lunedì, l’aviazione israeliana ha lanciato almeno 20 attacchi (70 in 48 ore) devastanti in Siria, «da far tremare la terra» hanno riferito testimoni, colpendo la zona di Tartus sulla costa siriana, oltre alle regioni di Hama e Homs. Gli obiettivi, ha detto Tel Aviv, sono stati depositi di armi, missili, munizioni, ma in Siria parlando di danni gravi anche a infrastrutture civili. Nell’ultima settimana Israele ha effettuato centinaia di attacchi azzerando le forze armate siriane.

Dopo aver occupato con le sue truppe, approfittando della caduta di Bashar Assad, la «zona cuscinetto» sulle linee di armistizio del 1973-74 con la Siria, Netanyahu e i suoi ministri hanno dato seguito al piano messo a punto  dall’ex premier Naftali Bennett (ultranazionalista religioso) per portare a 50mila entro il 2025-26 (raddoppiando il numero attuale), i coloni nei 1200 kmq di territorio siriano che Israele ha occupato nel 1967 durante la Guerra dei Sei Giorni e che si è annesso unilateralmente nel 1981. Annessione riconosciuta da Donald Trump nel 2019, un passo che l’Amministrazione Biden non ha mai messo in discussione. Poco dopo aver preso il suo incarico nel 2021, il segretario di Stato Antony Blinken dichiarò alla Cnn che il controllo del Golan rimane di «grande importanza per la sicurezza di Israele».

Netanyahu investirà subito circa 10 milioni di euro, il piano di Bennett invece ne prevede 300 nel corso di vari anni finalizzati alla costruzione di 7.300 abitazioni a Katzrin, la più importante delle colonie nel Golan, e di infrastrutture. Alle 36 colonie esistenti si aggiungeranno quelle di Asif e Matar e un insediamento che porterà il nome di Donald Trump. I 25mila drusi nel Golan che, per la maggior parte, si considerano sempre siriani e rifiutano l’occupazione israeliana, diventeranno una minoranza. Già oggi un simile numero di coloni vive sulle Alture che la Siria fino a due settimane fa ha sempre rivendicato, mentre non è chiaro l’orientamento dei nuovi padroni di Damasco.

Il jihadista «peace and love» Abu Mohammad Al Julani (Ahmed Shaara), leader di fatto del paese, ha chiesto a Israele di

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Nella foto: I sostenitori del candidato dell’opposizione ed ex presidente John Dramani Mahama celebrano la sua vittoria elettorale ad Accra, in Ghana via Ap

Oggi un Lunedì Rosso dedicato alle fotografie.

Interrogano i contorni dell’identità italiana quelle in mostra a Photolux, il Festival biennale di fotografia che si è tenuto a Lucca.

Una foto che si definisce meglio ogni giorno, quella del paese pensato e voluto dal governo, si intravede in due anni di leggi e decreti analizzati sulle pagine del manifesto.

Corrono in retrospettiva fino alla Milano del 1978, le foto sul rullino ripescato dall’oblio dall’artista Paolo Ventura.

All’età di 10 anni, con la macchina fotografica del fratello, era andato ai funerali di Fausto e Iaio, imprimendo sulla pellicola un racconto di quel momento storico visto dagli occhi di un bambino.  

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https://ilmanifesto.it/newsletters/lunedi-rosso

 

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Palcoscenico aperto per proteste, accuse, difese, frecciate. Lo sfogo di Attilio Fontana: "Il problema del Nord c'è". E il nuovo segretario regionale (eletto contro la volontà di Salvini) Romeo dice: "Riprendiamoci la nostra identità o qui i voti non li prendiamo più"

immagini romeo lega da x.com

 

 

 

 

La consegna era quella di mostrarsi uniti e dare idea di compattezza. Siccome però i nodi vengono sempre al pettine, ecco che il Congresso lombardo della Lega si trasforma in un palcoscenico per proteste, accuse, difese, frecciate, in direzione del segretario Matteo Salvini. E, così, il Carroccio appare tutt’altro che coeso. A fotografare con lucidità la situazione, alla fine, è proprio quel Salvini che cercava di mettere la polvere sotto il tappeto.

https://www.huffingtonpost.it/politica/2024/12/15/news/piccola_vendetta_lombarda_il_congresso_che_acclama_romeo_diventa_un_processo_a_salvini-18002308/?ref=huff-hm-p-2

 

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