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Fornitori di elettricità senza istruzioni sul canone RAI in bolletta: si rischia il caos a luglio, mentre tra i nodi da sciogliere restano i costi, le sanzioni, gli addebiti, le fatturazioni e le morosità.

Mancano quattro mesi alla prima rata del canone RAI in bolletta, troppo poco per consentire ai fornitori di energia di adeguare sistemi informatici e software di fatturazione. Lo segnala Assoelettrica, il cui presidente Chicco Testa lancia l’allarme:

«al 15 febbraio le imprese del settore ancora non sanno come dovranno esigere il canone RAI che il Governo ha voluto inserire nelle bollette dell’energia elettrica» e c’è il rischio «che si arrivi impreparati alla scadenza del prossimo luglio».

 

LEGGI TUTTO su www.pmi.it

 

 

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COMUNICATO STAMPA di CGIL ER
Il voucher, la nuova frontiera del lavoro precario e sottopagato

Il Jobs Act, oltre a togliere i diritti a chi lavora e demandare a leggi delega la ulteriore riduzione delle tutele sociali, favorendo i “furbetti” che speculano sugli incentivi per chi assume a tempo indeterminato a “tutele crescenti”, ha confermato i voucher come forma di assunzione. In sostanza ha ribadito la precarietà attraverso la possibilità da parte delle imprese di assumere, senza oneri contributivi, i lavoratori pagando un semplice ticket.
Con il voucher vanno “a farsi benedire” i contratti nazionali di lavoro, i contributi previdenziali, le tutele sociali, e si può assumere e licenziare quando si vuole.
In Italia, nel 2014 sono stati venduti 69 milioni di voucher che sono stati utilizzati in tutti i settori; dal commercio ai servizi, passando per l'agricoltura e il manifatturiero.
L’utilizzo dei voucher regolamenta il rapporto diretto tra prestatore e lavoratore; non danno diritto alle prestazioni di malattia, né di maternità, disoccupazione e assegni familiari.
Il voucher da 10 euro corrisponde al compenso minimo di un’ora di prestazione, che per il lavoratore significano 7,5 euro all'ora netti.
Attraverso i “buoni lavoro” (voucher) è garantita la copertura retributiva nei limiti di 5.050 euro nette (6.740 € lorde) per lavoratore, con riferimento alla totalità di committenti, nel corso di un anno solare.
Nel caso di committente imprenditore commerciale (cioè un soggetto, persona fisica o giuridica, che opera sul mercato per la produzione, commercializzazione o gestione di beni e servizi), o libero professionista, il limite economico diventa di 2.020 euro nette (pari a 2.690 € lorde), fermo restando il limite complessivo di 5.050 € nette.
Siamo al lavoro pagato con i buoni, dando spazio in questo modo allo sfruttamento, alla penetrazione nel nostro sistema produttivo della malavita organizzata, alla dequalificazione del lavoro e dei lavoratori e alla negazione dei diritti.
Anche nella nostra regione l'utilizzo dei voucher, soprattutto in vista di campagne come quelle estive del turismo, è aumentato in maniera esponenziale.
Anche per queste ragioni la Cgil Emilia Romagna continuerà a sostenere le azioni di contrasto al Jobs Act, ai voucher, al taglio delle tutele sociali, ribadendo la centralità dei contratti nazionali di lavoro e il rispetto della dignità di lavora e di chi il lavoro lo sta cercando. 

CGIL EMILIA ROMAGNA
Bologna, 1 luglio 2015

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Il TFR in busta NON paga.
+ TASSE  - RENDIMENTO - PREVIDENZA INTEGRATIVA

La Legge di Stabilità 2015 ha decretato che i lavoratori dipendenti del SETTORE PRIVATO, ivi compresi quelli che hanno destinato il Tfr ai fondi pensione, dal 1 marzo 2015 sino al 30 giugno 2018 possono richiedere all’impresa di accreditare il TFR mensile in busta paga. tale scelta è irrevocabile per tutto il periodo, è pero’ necessario che il lavoratore sia assunto da almeno sei mesi presso la stessa azienda; sono escluse le aziende dichiarate in crisi e i lavoratori con cessione del quinto.
Ecco perché non paga:

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Nelle ultime due settimane, i clienti di Hera per il cosiddetto libero mercato del gas, si sono visti recapitare una lettera di Hera Comm; in essa li si informa che, dal prossimo 1° aprile, il prezzo della fornitura sarà determinato in base all'andamento del mercato all'ingrosso olandese. Per chi, giustamente, vuole saperne di più, si spiega che la semplice formula matematica per effettuare il calcolo è Pt=Po+TTF_trimt-TTF_trimo (ovvero, il prezzo base dell'ultimo trimestre 2014 più i costi di approvvigionamento all'ingrosso dello stesso periodo meno i costi di approvvigionamento del mese, che però saranno aggiornati trimestralmente "come media aritmetica delle quotazioni forward trimestrali OTC relative al trimestre T-esimo......"). Basta, mi fermo qui!

I consumatori dovrebbero perciò scegliere se rimanere clienti di Hera in base a queste considerazioni incomprensibili, elaborate con con il chiaro intento di non fare capire nulla: tanto, chi tace acconsente. Nemmeno l'ombra della tabella di confrontabilità, che deve indicare chiaramente ai clienti la differenza di prezzo tra il libero mercato ed il mercato di maggior tutela, in cui il prezzo è fissato dall'Autorità garante. Nessun accenno al fatto che i due terzi della bolletta del gas (dati dell'Autorità) sono determinati da oneri fissi (soprattutto fiscali), per cui gli eventuali sconti incideranno pochissimo sulla bolletta. Nessuno dei Comuni azionisti di Hera (fra cui quello di Faenza) ha qualcosa da ridire.

E' questo che ci aspetta, quando sarà abolito il mercato di maggior tutela?

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Solo un terzo delle famiglie chiede il sostegno per pagare acqua e luce. Troppa burocrazia
In un recente convegno l'associazione Bruno Trentin, centro studi della CGIL, assieme allo SPI e a Federconsumatori, ha presentato il rapporto "Fuel poverty: definizione, dimensioni e proposte di policy per l'Italia", Giuseppe Travaglini, dell'Università di Urbino, che ha curato il rapporto assieme a Serena Rugero, ne parla in un articolo su www.sbilanciamoci.info.

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Il Governo Renzi vuole la privatizzazione dell'acqua: fermiamolo!

Firma e fai firmare la petizione

Il Governo Renzi sta tentando di raggiungere il risultato cui sinora nessun governo era riuscito ad arrivare: la privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici locali.

Lo fa attraverso due provvedimenti: il decreto “Sblocca Italia” e la legge di stabilità.

Con il primo, impone ai Comuni l’obbligo di aggregare le società del servizio idrico per arrivare ad un gestore unico per ogni ambito territoriale ottimale, spesso coincidente con il territorio regionale.

Con la seconda, rende sempre più onerosa la gestione pubblica dell’acqua e spinge gli enti locali a privatizzare, permettendo loro di spendere fuori dal patto di stabilità i soldi ottenuti dalla cessione delle proprie quote ai privati.Leggi tutto qui

 

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