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Un documento ritrovato. Ravenna, 14 gennaio 2002

Come dimenticare Francesco Saverio Borrelli? In realtà, in questi suoi ultimi anni di silenzio, non lo abbiamo mai dimenticato.
Furono le sue parole che ci misero in movimento, simultaneamente, a Ravenna  e in tanti altri luoghi, in Italia. Ricordo bene l’intensa emozione che ebbi  nell’ascoltare le parole con le quali concluse l’apertura dell’anno giudiziario a Milano, il 12 gennaio 2002. Resistere, resistere, resistere, come su una irrinunciabile linea del Piave. E i parlamentari di centro destra che lasciano il palazzo di Giustizia, cartina di tornasole. Le sue parole avevano colpito nel segno. Parole semplici e dirompenti, che mossero molte coscienze. Con il resistere, musica per orecchie antifasciste, come erano – e sono – le nostre. E per orecchie casomai meno radicali delle nostre ma colpite dal linguaggio risorgimentale e  patriottico una irrinunciabile linea del Piave. La patria è in pericolo.

Il mattino dopo, nella mia scuola, un gruppo di docenti si mosse. Un breve comunicato stampa di solidarietà, firmato in pochi minuti da decine di colleghi. La stampa ci aiuta. Nel giro di pochi giorni le decine diventano centinaia. Il Resto del Carlino ci dedica una locandina a grandi caratteri 750 le firme raccolte in pochi giorni. Arrivano firme da altre scuole, da cittadine e cittadini. Entusiasmo.  A Firenze, dopo poche settimane, il Laboratorio per la Democrazia indice un corteo a tamburo battente. Aspettavano  mille persone. Ne arrivano dodicimila. Comincia, in quasi tutte le città, la stagione dei girotondi. Anche a Ravenna. Entriamo in contatto con la sede ravennate dell’ Associazione Nazionale Magistrati. Fondiamo il Comitato Emergenza Legalità, attivo poi per molti anni. Dopo il 2006 ci rinominammo, speranzosi, Comitato per la Legalità e la Democrazia. Portammo il tema legalità costituzionale in molte scuole, con la preziosa e continuativa collaborazione di Gherardo Colombo. Il 23 febbraio 2002, poco più di un mese dopo resistere, MicroMega convoca a Milano, al Palavobis, una manifestazione nazionale a sostegno della indipendenza della Magistratura. Organizziamo pulman da Ravenna, che si riempiono in poche ore. Si aspettavano, a Milano, diecimila persone, ne arrivano quarantamila. Per chi non riesce ad entrare, altoparlanti esterni. Un pomeriggio memorabile, indimenticabile. Passione civile altissima.  Per qualche anno ci siamo scherzosamente definiti quelli del Palavobis. Resistenti  ostinati. Questa mobilitazione sfociò poi, dopo quattro anni, nel movimento referendario che disse NO alla riforma costituzionale di Berlusconi.

Il seguito è altra storia.

Ho ritrovato il comunicato ravennate del 14 gennaio 2002.

Solidarietà a Ilda Boccassini e a tutta la Magistratura libera e indipendente

Le sottoscritte e i sottoscritti docenti del Liceo Classico Dante Alighieri e dell’Istituto Magistrale Margherita di Savoia di Ravenna esprimono la loro piena solidarietà a Ilda Boccassini, a Francesco Saverio Borrelli, all’intera Procura di Milano e ai magistrati che, in tutta Italia, hanno pubblicamente e doverosamente espresso il loro dissenso per l’attacco anticostituzionale del Governo al libero svolgimento delle loro funzioni.
Invitano inoltre le cittadine e i cittadini ad esprimere direttamente e pubblicamente solidarietà e sostegno al coraggio civile di Magistrati che chiedono semplicemente di potere fare il loro dovere, nel rispetto dei compiti a loro affidati dalla Costituzione della Repubblica.
Ravenna, 14 gennaio 2002

Leggo della delusione di Borrelli nei suoi ultimi anni per l’incerto stato di salute della Repubblica. Comprensibile delusione. Ma, come sottolinea Gherardo Colombo nella intensa e commossa intervista rilasciata oggi a la Repubblica, la legge deve svolgere il suo compito. Aggiunge, poi.  Quando la cultura (cioè la tolleranza della corruzione) e le leggi confliggono, a rimetterci sono queste ultime. Cultura. Dispiace dirlo, perché la parola cultura ci piace. Ma è cultura, mentalità, senso comune diffuso anche il disprezzo delle leggi, e il farla franca.
La patria è in pericolo anche oggi? Credo che ognun* di noi possa porsi, laicamente, questo interrogativo. Interrogativo che rilancio in questo mio ultimo saluto a un grande kantiano, di fatto e di diritto. Così lo ha definito la figlia Federica. Grande omaggio a chi ha difeso la Repubblica, con la Costituzione sempre in mano.

Paola Patuelli

Ravenna, 21 luglio 2019

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Carissim*,

La Costituzione è di nuovo sotto attacco.

Il regionalismo differenziato è in realtà previsto come possibilità dalla riforma costituzionale del Titolo V approvata nel 2001 ma rischia di consegnarci un’altra Italia frazionata con una diversa attuazione dei diritti universali a seconda delle regioni.

Di fronte a conseguenze potenzialmente così gravi è necessario che nel Paese si apra un dibattito serio e trasparente che induca a spezzare il silenzio (e addirittura la segretezza) nel quale avvengono gli accordi.

Per questo il nostro Comitato ha partecipato recentemente a due incontri sul Regionalismo differenziato, uno a Bologna, organizzato dal CDC regionale (Coordinamento per la Democrazia Costituzionale E.R.) ed uno a Roma, organizzato dal CDC nazionale. Lo scopo è stato soprattutto informativo. Ne abbiamo tratto la convinzione che si tratta di una questione difficile da comunicare ma molto grave; anche se formalmente non si pone in essere una modifica del testo della Costituzione, dagli accordi fra il Governo e alcune regioni ne deriverebbe una modifica profonda addirittura della forma dello Stato e verrebbero intaccati anche diritti universali.

Come sapete Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna hanno avanzato richieste, le prime due supportate da referendum consultivi, la terza per iniziativa del Presidente e della Giunta regionale ed è stato firmato un preaccordo dal governo Gentiloni, già dimissionario nell’ultimo mese di attività, a pochi giorni dalle elezioni, quando si sarebbe dovuto limitare all’ordinaria amministrazione (e questo è il primo strappo alla Costituzione).

Ora sembra che siano stati firmate già delle bozze di accordo con il nuovo Governo, - difficili anche da definire e da conoscere, poiché tutto avviene nel più grande silenzio, sia da parte delle Regioni, sia da parte del Governo – per ottenere autonomie che in sostanza rischiano di trasferire alle regioni potestà che fino ad oggi sono state in capo allo Stato e che costituiscono anche garanzie dell’unità nazionale. Infatti verrebbero “regionalizzati” servizi legati a beni pubblici fondamentali, come l’istruzione, la sanità, la sicurezza del lavoro, la protezione dell’ambiente e dei beni culturali. Il tutto prevedendo un passaggio alle Camere solo per accettare o rifiutare gli accordi, delegittimando ancora il Parlamento su materie che sono di carattere legislativo e non amministrativo.

Come ha sottolineato Alfiero Grandi (vicepresidente del CDC): “… i diritti fondamentali oggi garantiti dalla Costituzione agli italiani con questa autonomia differenziata non sarebbero più uguali per tutti ma dipenderebbero dalla regione di appartenenza, con un aumento dei costi tanto che il Ministero dell’Economia ha chiesto garanzie sul non aumento, quindi i costi sarebbero a carico delle altre regioni …”

Tutto ciò in un contesto in cui alcune norme costituzionali decisive in materie per rendere legittima la concessione di maggiori poteri ed autonomia, restano ancora disattesi, a partire dalla definizione dei LEP (Livelli essenziali di prestazione).Già ora, a seguito delle politiche dei tagli, i finanziamenti agli Enti locali avvengono non su necessità e bisogni, ma su dati storici, il che significa che se, per esempio, in una città del  Sud,  non sono stati aperti nei precedenti anni asili nido, non verranno dati finanziamenti per gli anni successivi, anche se la richiesta c’è.

Come ha osservato Massimo Villone, questa scelta “… lascerebbe il Sud con i gravi ritardi di oggi nelle infrastrutture e nei servizi …” e per le tre regioni si stabilirebbe “un privilegio sulle risorse pubbliche, con garanzia che possano solo salire e mai scendere, e con quote riservate per gli investimenti. Altri dovranno stringere la cinghia per garantire i fortunati, e tanti saluti ai diritti uguali per tutti … In Campania continueremo a morire prima, i bambini a non avere asili nido, gli studenti ad avere meno strutture e borse di studio, i treni ad ansimare su vecchie rotaie.”

Per evitare questa svolta pericolosa occorre soprattutto impegnarsi nel diffondere informazione sul tema e far sentire la nostra voce, costringendo il Governo e le Regioni ad un dibattito aperto ed alla luce del sole. È poi fondamentale restituire al Parlamento il pieno diritto a deliberare nel merito di quella che si configura - non nella forma, ma nella sostanza - come una vera e propria riforma costituzionale.

Noi ci proviamo.

per il Comitato di Faenza per la valorizzazione e la difesa della Costituzione

Antonella Baccarini

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Ciao, ti scrivo perché vorrei che tu sapessi che il 29 marzo si aprirà a Verona il tredicesimo congresso organizzato da associazioni anti-femministe, il World Congress of Families (Congresso Mondiale delle Famiglie).

L'evento è pensato, organizzato e indirizzato a estremisti religiosi, anti-abortisti, anti-divorzisti, anti-femministi ed attivisti contro i diritti delle persone omosessuali.
Nel manifesto dell'evento è chiaramente visibile il patrocinio della Regione Veneto e del Ministero della Famiglia oltre al logo della Presidenza del Consiglio.

Fra i relatori del Congresso spiccano il Ministro dell’Interno Matteo Salvini e il Ministro per la Famiglia e la Disabilità Lorenzo Fontana oltre al presidente moldavo Igor Dodon, il  ministro per la Famiglia ungherese Katalin Novak, il Patriarca della Chiesa Cattolica sira e Theresa Okafor, attivista nigeriana che nel 2014 voleva criminalizzare, e rendere reato, le relazioni tra persone dello stesso sesso, le effusioni in pubblico delle stesse coppie e addirittura frequentare locali e associazioni gay.

C’è poi Lucy Akello, che ha sostenuto la legge ugandese antigay, che prevedeva l’ergastolo o la pena di morte per gli omosessuali.
Qui puoi leggere le loro posizioni, tratte da fonti attendibili https://verona.wtf/it/
Aiutami a chiedere la revoca dei patrocini, firma qui https://go.allout.org/it/a/wcf-verona/.

La prossima volta che deciderai di esprimere il tuo voto ricordati delle posizioni espresse dai partiti di governo.

Aiutami a far circolare questo messaggio, grazie.
 
Bruno Donati
 
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Crisi di governo in Grecia.
Si dimette Panos Kammenos, leader di ANEL e ministro della Difesa ma Tsipras va avanti.

Si è dimesso Panos Kammenos, leader del partito di destra ANEL, alleato di SYRIZA e ministro della Difesa. 
Kammenos ha annunciato anche il ritiro dei membri del suo partito dal governo. Come è noto ANEL è partner di minoranza nell'esecutivo guidato da Tsipras. 
Le dimissioni sono una conseguenza dell'accordo di Prespes, stipulato per porre fine ad un annoso braccio di ferro fra Grecia e FYROM ( ex Repubblica Jugoslava di Macedonia). L'accordo è stato approvato ieri dal parlamento macedone e nei prossimi giorni sarà sottoposto al voto del parlamento greco. 
In seguito all'annuncio delle dimissioni di Kammenos, Alexis Tsipras ha annunciato che chiederà il voto di fiducia alla Camera mercoledì prossimo e contemporaneamente ha nominato il nuovo ministro della Difesa, l'ammiraglio Evanghelos Apostolakis. 
Da parte sua Panos Kammenos in conferenza stampa ha dichiarato che lascia il governo perchè non approva l'accordo di Prespes che ha stabilito che da ora in poi l'ex repubblica jugoslava si chiamerà Macedonia del Nord e non semplicemente Macedonia. Oltre al cambio di nome l'accordo prevede che l'ex repubblica macedone rinunci ad ogni pretesa irredentista nei confronti della Macedonia greca e ponga fine ai tentativi di usurpazione delle sue radici storiche -culturali. 
A tale scopo si impegna a procedere alle necessarie modifiche costituzionali, al cambio di nome dell'autostrada e dell'aeroporto, alle dovute correzioni dei libri di storia, all'abbattimento delle mastodontiche statue di Alessandro Magno sparse per il paese e in generale a rinunciare a tutti i simboli che fanno riferimento al patrimonio storico -culturale della Grecia, insomma a sgombrare il campo da ogni equivoco sull'identità di questa piccola nazione e sulle radici slave della sua lingua. Ma per Kammenos tutto questo non è sufficiente. Preoccupato evidentemente dei prossimi risultati elettorali e della possibilità di perdita di consensi a destra, il dimissionario ministro della Difesa ha dichiarato che i suoi sentimenti patriottici non gli consentono di accettare nessuna denominazione che comprenda la parola "Macedonia". Questa d'altronde è la posizione che ufficialmente hanno assunto tutti gli altri partiti presenti in parlamento, dal KKE ad Alba Dorata. 
Il divorzio fra SYRIZA e ANEL era nell'aria da un po' di tempo e nel separarsi entrambi i leader hanno espresso parole di stima e apprezzamento reciproci. La loro alleanza è nata nel gennaio 2015, dopo che il risultato elettorale consegnò la vittoria a SYRIZA senza però garantirle l'autosufficienza per governare. SYRIZA e ANEL, due partiti profondamenti diversi e appartenenti a schieramenti opposti, di fronte alla gravità della situazione in cui versava il Paese, si allearono con la promessa di portare la Grecia fuori dalla crisi e di liberarla dai memoranda. 
In questi quattro anni di governo hanno collaborato su molte cose, su altre sono emerse invece le differenze di vedute e la diversa provenienza politica. Per esempio in tema di diritti civili come è stato per le unioni omosessuali e per la libertà di scelta dell'identità di genere, ma anche e soprattutto per i rapporti fra Stato e Chiesa.
Fra SYRIZA e ANEL, ovviamente, esistono differenze anche in politica estera e i contrasti sull'accordo di Prespes ne sono conseguenza. Da parte di SYRIZA c'è la convinzione che la questione "SKOPJE" non era più rinviabile perchè

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Mentre si stava concludendo a Katowice la COP24, la Conferenza dell'ONU sui cambiamenti climatici, con deludenti risultati, in tanti altri luoghi, da parte di diversi soggetti impegnati sul clima, si svolgevano diverse iniziative,
 
da Bologna riportiamo questa testimonianza di Linda Maggiori:
 
Scusate se vi tedio con questa mail, ma mi sembra bello condividere una riflessione epocale..di un grande scienziato..
 
Ieri sono stata a Bologna, al Centro Sociale la Pace, invitata a parlare sull'esperienza delle Famiglie a rifiuti zero, alla conferenza organizzata dalla fantastica associazione Rusko... Insieme a me, come relatori, Alberto Bellini, ex assessore ambiente Forlì e coraggioso scienziato e prof universitario che studia gli impatti della plastica sull'ambiente, e Francesco Cara, di Restarters Milano-Giacimenti Urbani, promotore della petizione qui sotto sul diritto alla riparabilità...
 
alla fine dell'incontro è arrivata la fatidica domanda dal pubblico: "Ma se tutti vivessero più sobriamente, l'industria della plastica crollerebbe, l'industria delle auto crollerebbe, i supermercati chiuderebbero e ci sarebbero milioni di disoccupati per strada".
Bellini, dopo aver spiegato l'importanza della riconversione, che si potevano trovare molti lavori in più nell'economia circolare, e ridurre orario di lavoro...ha aggiunto con passione, quasi commosso, mentre nel pubblico calava il silenzio e i sorrisi morivano sulle labbra: 
"Non vi nego che noi scienziati siamo depressi, vediamo il muro contro il quale stiamo correndo a 150 km/h. Diciamo lo vedete? c'è un muro, fermate, cambiate, Impossibile, ci dicono, questo mezzo è mosso dal lavoro di tante persone, non possiamo non farli lavorare...e noi scienziati ancora...sì, va bene, ma il muro c'è, è reale, ve lo mostriamo lo vedete anche voi, rallentate, cambiate rotta! Si che lo vediamo ma non possiamo fermarci..E noi di nuovo..come non potete, ma così ci andremo a sbattere tutti, moriremo tutti...e voi ...sì ma è impossibile fermarci, non potremo fare altro lavoro ..e così si continua a 150 km/h contro il muro, con la motivazione del lavoro.
Mi dispiace dirlo, ma non c'è scelta. Non ci sarà lavoro in un pianeta morto."
 
Linda Maggiori
 
Per il Diritto alla Riparazione. Rischiamo di perdere un’occasione unica per trasformare la nostra attuale economia “usa e getta”: c’è il rischio concreto che i paesi membri dell’Unione Europea diluiscano o votino contro alcune misure chiave del Pacchetto sull’Economia Circolare, che stipula prodotti più riparabili e più longevi.L’Italia e’ tra i paesi che stanno bloccando ...
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A.A.A. COMUNICATO STAMPA SUL DECRETO SICUREZZA DELLE FAMIGLIE ACCOGLIENTI DEI RAGAZZI RIFUGIATI

“Dovrete espellere anche noi”

Come famiglie che hanno un ragazzo africano o asiatico con loro siamo indignate e offese dal fatto che il governo abbia posto la fiducia sul Decreto n. 113/2018, bugiardamente definito “Decreto sicurezza” quando in realtà aumenterà il numero di migranti in situazione irregolare e creerà maggiore insicurezza nelle nostre città.
Si tratta di un decreto che non avrebbe mai dovuto nascere, poiché non esisteva alcun motivo di “urgenza” per regolare una materia complessa e variegata com’è l’immigrazione: si tratta di un vizio di legittimità costituzionale che non viene sanato dalla conversione in legge attraverso i voti della Camera e del Senato. Inoltre il decreto è palesemente incostituzionale perché disomogeneo al suo interno, senza parlare della violazione degli obblighi internazionali dell’Italia e dell’articolo 10 della Costituzione dovuta all’abolizione del permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Queste ragioni sono state ignorate dai 336 deputati che hanno votato “sì” alla fiducia ieri, un voto che non aveva altra ragione se non quella di impedire un dibattito parlamentare dal quale sarebbero emerse le crepe all’interno della maggioranza, all’interno della quale è stato effettuato uno scambio tra temi che interessavano il Movimento 5 stelle (la riforma della prescrizione) e materie che interessavano alla Lega (il decreto 113/2018). Uno scandaloso mercimonio su misure che ledono i fondamentali diritti delle persone.
Come famiglie accoglienti vi vogliamo dire solo questo: la nostra battaglia non finisce qui. Non metterete in pericolo la vita e la felicità di ragazzi che parlano italiano, lavorano, studiano, vogliono vivere e amare nel nostro paese. Questo decreto è ignobile e noi lo combatteremo in tutte le sedi, dalla Corte Costituzionale fino alla Corte Europea di Strasburgo.
Se vorrete cacciare questi preziosi giovani dovrete farlo espellendo anche noi.

Famiglie Accoglienti di Bologna
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con Diego Rufillo Passini Stefania Andreotti  Giovanni Sean Panettiere  Sara Forni Marina Amaduzzi Alessandro Alvisi Ilaria Venturi Francesca Paron Dina Galli Pietro Andriotto Giacomo Rondelli Angelo Dattilo Benito Fusco Anna Salfi Paolo Brighenti  Gianni Brandani Fabio Brandani Benedetto Brandani Giacomo Brandani Giovanni Genova

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