La Costituzione Repubblicana, frutto dalla lotta di Liberazione contro il nazifascismo, è il punto culminante della storia del nostro Paese, patto di civile convivenza fra uomini liberi, nata dall’incontro delle tante culture che alimentarono la Resistenza, intesa ad impedire e prevenire qualsiasi tentazione e pratica autoritaria. La Costituzione ha insediato nelle istituzioni la libertà che ci è stata donata dalla Resistenza.
Oggi, un Parlamento eletto con una legge incostituzionale che non ha garantito il diritto degli elettori al voto libero ed eguale pretende di cambiare, a tappe forzate e a colpi di maggioranza, la Costituzione e la legge elettorale, sfigurando il volto della Repubblica.
Le modifiche costituzionali combinate con la nuova legge elettorale e con le riforme della Pubblica Amministrazione comportano uno stravolgimento dei contenuti della democrazia rappresentativa. Esse introducono un modello inedito di “premierato assoluto”, che realizza un’inusitata concentrazione di potere nelle mani del Governo e del suo capo, attribuendo di fatto ad un unico partito – che potrebbe anche essere espressione di una ristretta minoranza di elettori – potere esecutivo e potere legislativo, condizionando, altresì, la nomina del Presidente della Repubblica e dei componenti della Corte Costituzionale, organismi di garanzia fondamentali per la vita della democrazia costituzionale.
Va ricordato, poi, che i partiti hanno assunto essi stessi una deriva oligarchica, sono in mano a ristrette élites e, spesso, ad un unico capo politico.
La centralità del Parlamento, posta dai padri Costituenti a presidio delle libertà dei cittadini, viene drasticamente ridimensionata ed il Parlamento ricondotto alla funzione di ratifica dei provvedimenti del Governo, a data certa, nel quadro di un generale soffocamento e compressione del ruolo delle autonomie regionali e locali. Si vuole cambiare vèrso al circuito della fiducia, non più dal Parlamento al Governo ma dal capo del Governo al Parlamento. In questo modo si realizza il passaggio da una democrazia rappresentativa ad una democrazia dell’investitura; da Repubblica parlamentare a Repubblica – di fatto – presidenziale, senza le garanzie che normalmente sono
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L’appello lanciato da alcuni faentini “a chi non si rassegna” - sottoscritto in pochi giorni da molte persone - sta raggiungendo lo scopo: in corsa nelle prossime elezioni amministrative ci sarà anche la sinistra unita.
La lista nasce per volontà di donne e uomini che, pur provenienti da storie, esperienze e ambiti di impegno civile diversi, condividono la necessità di unirsi e di battersi per comuni obiettivi ben individuati nell’appello stesso: i diritti sociali e nel lavoro, i principi fondanti della Costituzione, l’ambiente e i beni comuni, i servizi sociali e sanitari, una nuova solidarietà e partecipazione, la necessità che l’interesse pubblico prevalga su quello di privati e di gruppi di potere.
La lista si propone di dare voce e di offrire una concreta possibilità di rappresentanza ai tanti faentini che non si riconoscono nelle politiche e nei metodi arroganti del governo Renzi e nell’assenza di progettualità che ha caratterizzato l’amministrazione della cosa pubblica a Faenza negli ultimi anni, che considerano sbagliato e ingiusto il non aver promosso a tutti i livelli le misure possibili a favore di famiglie, giovani e anziani vittime della mancanza di lavoro e delle crescenti disuguaglianze.
I promotori della lista rivolgono la loro proposta alle tante persone impegnate nel sociale
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Crediamo sia necessaria una riflessione circa quanto sta accadendo relativamente alla collocazione dell’istituenda casa della salute da parte della AUSL Romagna a Faenza, nei locali del Centro commerciale Filanda.
Nel premettere che la realizzazione della Casa della Salute è certamente auspicabile, ci poniamo alcuni interrogativi:
si afferma che l’operazione è a costo zero in quanto l’affitto dei locali (si parla di 80.000 euro annui) è interamente coperto dalla disdetta di affitto di pari importo che l’AUSL pagava alla ASP (che ospitava i servizi ex SIMAP-SERT da collocare, sembra, in via Zaccagnini). Questa affermazione è solo in parte veritiera,
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Elezioni e politica: che fare a Faenza?
Appello a chi non si rassegna
Le elezioni amministrative si avvicinano anche a Faenza in una situazione complicata su molti versanti: a partire dai pericoli di guerra in varie aree del mondo, ormai giunti ai nostri confini, dal perdurare di una crisi economica che aumenta le disuguaglianze, la precarietà e la perdita del lavoro. E' ormai evidente la crisi del modello di sviluppo liberista, aggravata “dall'austerità” imposta dall'Europa.
Servirebbe un ripensamento generale nel modo di produrre, di consumare, di vivere e organizzare la vita sociale.
Non ci pensano, naturalmente, i campioni del liberismo del centro-destra, ma purtroppo neppure quelli del centro-sinistra. Sia a livello nazionale, soprattutto per le arroganti, sbagliate e conservatrici scelte del Governo Renzi; sia a livello locale, dove l'attuale Amministrazione si è accontentata della normale amministrazione, assecondando, o comunque non contrastando i poteri forti (le principali aziende e associazioni imprenditoriali, le centrali cooperative, Hera...).
Nasce anche da qui la tendenza all'astensionismo (esplosa clamorosamente alle recenti elezioni regionali) che non è solo sintomo
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L'imminente tornata elettorale per l'elezione del Sindaco e del Consiglio comunale di Faenza finora ha suscitato un dibattito in sordina. Ogni qual volta è venuto alla ribalta un tema che poteva causare dei rischi per la tenuta della Giunta, Giovani Malpezzi ha manifestato una certa abilità di manovra, riuscendo a dribblarlo.
Così è stato per le tesi revisioniste da lui sostenute nel corso delle commemorazioni ufficiali della Resistenza antifascista, nei primi due anni del suo mandato. La sostanziale equiparazione tra i Partigiani ed i combattenti della RSI, riuniti sotto l'ampio mantello della “buona fede”, fu accolta, a Sinistra, con stupore ed amarezza.
La “vexata quaestio” del piano del traffico si è gradualmente sgonfiata, soprattutto per l'ottusità dei suoi oppositori, tutti tesi a difendere il traffico automobilistico sempre ed ovunque, in un centro storico che rischiava il collasso. Il piano ha raggiunto buona parte dei suoi obiettivi: il traffico nel centro si parzialmente è ridotto; si può, e si deve, ora ragionare del raggiungimento di obiettivi più ambiziosi, come l'ampliamento dell'isola pedonale e l'aumento degli autobus elettrici.
Su questo punto Malpezzi è stato indubbiamente aiutato dal tempo a sua disposizione: la scadenza elettorale
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Prima ancora che una conquista per il mondo del lavoro, la Legge 300/70 “Statuto dei diritti dei lavoratori” fu considerata una conquista di civiltà, l’ingresso della Costituzione nelle fabbriche. L’art. 18 ne rappresentava un cardine fondamentale in quanto poneva al centro la dignità di lavoratrici e lavoratori.
Facendo quanto non era riuscito a Berlusconi, un governo che si dice di centro-sinistra l’ha cancellato. E canta vittoria. Chi era ieri contro il centro-destra perché attaccava i diritti di chi lavora e oggi sta con Renzi, qualche domanda dovrà pur porsela.
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