Netanyahu ha deciso: dopo una pioggia di bombe senza precedenti, via libera ai tank nelle strade di Gaza. Stop ai negoziati per la liberazione degli oltre 200 ostaggi nella mani di Hamas. Isolata dal resto del mondo, la Striscia lasciata sola dalla comunità internazionale alla mercé della vendetta di Israele
ISRAELE/PALESTINA. «È la terza guerra mondiale in 400 km quadrati». Israele inizia l’invasione via terra, la Striscia senza più rete internet e telefoni
Gaza, profughi in una scuola gestita dall’Agenzia delle Nazioni unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati (Unrwa) a Khan Younis - foto Ap
«Da otto giorni con la mia famiglia sono rifugiata nell’ospedale Al Quds, le condizioni di vita sono spaventose, siamo in 15mila. E abbiamo paura, tanta paura di essere colpiti». La linea telefonica è precaria, sembra poter cadere da un momento all’altro. Ma la voce di Fatena al Ghurra ci arriva ugualmente, assieme alla sua richiesta rivolta al mondo «Fate presto, salvateci».
Questa, ci ripete più volte, «è la terza guerra mondiale, in meno di 400 kmq, la guerra mondiale contro Gaza». Quello di Fatena Al Ghurra per Gaza era stato un viaggio tanto desiderato e programmato. Dalla sua terra d’origine mancava da 15 anni.
Il 4 ottobre, proveniente dal Belgio dove risiede e lavora alternando la professione di traduttrice alla scrittura di poesie, era rientrata a Gaza per far visita ai genitori e al resto della famiglia. Un abbraccio atteso da tanto.
«Pochi giorni dopo mi sono ritrovata all’inferno con tutta la famiglia», prosegue Fatena
Leggi tutto: Inferno di bombe su Gaza isolata dal mondo - di Michele Giorgio, GERUSALEMME
Commenta (0 Commenti)PALESTINA/ISRAELE. Intervista a Munir Nuseibah, professore alla Al Quds University: «Finora Israele ha commesso crimini di guerra ma stavolta è diverso: privazione di acqua e cibo, dichiarazioni di vendetta, raid sui civili, stop agli aiuti...queste pratiche combinate mostrano intenzioni genocide»
Munir Nuseibah è professore di diritto internazionale alla Al Quds University, di cui gestisce anche il Community Action Center. Lo incontriamo a Gerusalemme nei giorni successivi all’attacco israeliano alle Nazioni unite.
Assistiamo in diretta a un’operazione contro la popolazione civile di Gaza che più parti descrivono come crimine di guerra. Come va inquadrato l’attacco israeliano nell’ambito del diritto internazionale?
Quello in corso a Gaza è un genocidio. Come professore ed esperto di diritto internazionale non ho mai usato la parola genocidio per descrivere la situazione in Palestina e ho sempre avvertito chi lo faceva a non commettere questo errore. Finora contro i palestinesi Israele ha commesso crimini di guerra e contro l’umanità. Stavolta è diverso: assistiamo a una politica deliberata di privazione di acqua, cibo, elettricità e carburante, a rivendicazioni di vendetta da parte del governo israeliano, al bombardamento a tappeto di civili, al dilagare di malattie a causa dell’impossibilità di seppellire i morti e del collasso della sanità, allo stop all’ingresso di aiuti umanitari. Tutte queste pratiche combinate insieme mostrano un’intenzione genocida. Se l’esercito israeliano non verrà fermato, assisteremo a numeri ancora peggiori.
Alle uccisioni di migliaia di civili si aggiungono gli sfollati: oltre un milione su 2,2 milioni di popolazione totale.
Sono molto preoccupato. Dal 1948 i palestinesi hanno subito diverse esperienze di trasferimento forzato, più grandi e più piccole. Da quelle esperienze abbiamo imparato che quando un palestinese viene cacciato dalla propria casa non riuscirà mai a tornarci. Quello che sta avvenendo è nel migliore dei casi uno sfollamento di massa, nel peggiore un genocidio.
Vi aspettate interventi della Corte penale internazionale?
La Palestina cerca
Commenta (0 Commenti)Bombardare non basta, Gaza sarà invasa via terra: in un messaggio alla nazione il premier Netanyahu ignora ogni monito e spegne pause, tregue e cessate il fuoco. E dopo il caso-Guterres, Israele apre un fronte contro l’Onu: niente più visti, «diamogli una lezione»
GAZA. Oltre 8mila uccisi, l’esercito rivendica la pioggia di bombe. Netanyahu: «Invaderemo». Colpito il panificio di Deir al Balah dopo l’arrivo della farina dell’Onu. Secondo raid sui soccorritori
Si ricaricano i telefoni cellulare a Gaza senza elettricità
Benyamin Netanyahu ha scelto un tono deciso, per non lasciare dubbi in una opinione pubblica israeliana che, oggi persino più di prima, non crede in lui. L’invasione di Gaza è imminente, ha annunciato, senza precisare il quando e il come. «Siamo al culmine di una lotta per la nostra esistenza», ha detto ieri sera in un discorso alla nazione in diretta tv. I membri di Hamas, ha aggiunto, sono «dei morti che camminano». Quindi ha ripetuto lo slogan pronunciato decine di volte in questi giorni per conquistare il consenso dell’Occidente. «Hamas è l’Isis, e l’Isis è Hamas», ha ripetuto. Infine, ha di nuovo intimato ai civili palestinesi ancora nella metà settentrionale di Gaza a scappare verso sud dove assieme ai residenti si ammassano centinaia di migliaia di sfollati privi di tutto. Dopo migliaia di attacchi aerei, bombe e missili, su Gaza presto si scatenerà l’inferno anche sul terreno. L’obiettivo dichiarato di Israele è distruggere Hamas responsabile dell’attacco del 7 ottobre che ha ucciso 1400 civili e soldati e preso in ostaggio 220 persone. A Gaza sanno che il conto più salato lo pagheranno i civili.
Pestaggi, abusi e umiliazioni: è la caserma-Gerusalemme
«Il numero di palestinesi uccisi e dispersi supera il bilancio delle vittime del genocidio di Srebrenica. Più di 8.000 uccisi o dispersi, presumibilmente intrappolati sotto le macerie». Il titolo di apertura sulla home del Middle East Eye, portale sul Medio oriente tra i più consultati, più che informare lancia un avvertimento: a Gaza è strage continua di civili, fate
Commenta (0 Commenti)Il leader dell’Onu Guterres condanna Hamas e chiede di liberare gli ostaggi, ma denuncia «56 anni di occupazione soffocante ed evidenti violazioni della legge umanitaria». A New York esplode l’ira di Israele, che chiede al mondo la sua testa: «Giustifica quei nazisti»
Guterres contestato alle Nazioni unite. Blinken minaccia i paesi che hanno interesse in un «allargamento del conflitto»
Il segretario di Stato Usa Blinken all’Onu con il segretario generale Guterres - foto Ap/Seth Wenig
«Gli attacchi di Hamas non sono venuti dal nulla. Il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione». Le parole del segretario generale delle Nazioni unite Antonio Guterres al Consiglio di sicurezza sul conflitto in corso, richiesto dal Brasile, hanno attirato l’ira dei rappresentanti israeliani: in primo luogo il ministro degli Esteri Eli Cohen che nel suo discorso si è più volte rivolto direttamente a Guterres, puntando il dito contro di lui, per chiedergli «in che mondo vive», e perfino per minacciarlo di poter diventare il segretario dell’Onu nell’«ora più buia delle Nazioni unite» se tutti gli stati non si uniranno nella lotta ai «nuovi nazisti» di Hamas.
DI LÌ A POCO l’ambasciatore di Tel Aviv al Palazzo di vetro, Gilad Erdan, ha chiesto con un post su X le dimissioni di Guterres: «Dimostra comprensione per l’omicidio di massa di bambini, donne e anziani. Non è adatto a guidare l’Onu: chiedo che si dimetta».
Naturalmente, il discorso di Guterres era ben più articolato: dopo la condanna «senza mezzi termini» dell’attentato di Hamas, e l’appello alla «liberazione immediata» di tutti gli ostaggi, ha osservato come le terre palestinesi siano state «costantemente divorate dagli insediamenti», «le case demolite», «l’economia soffocata». «Così come questo non giustifica gli attacchi di Hamas, questi ultimi non giustificano la punizione collettiva del popolo palestinese». Il Segretario generale ha condannato con forza i bombardamenti indiscriminati di Gaza, la
Leggi tutto: A Gaza «violata la legge umanitaria» - di Giovanna Branca
Commenta (0 Commenti)NESSUNA TREGUA. I soldati «stanno facendo una serie di esercizi in modo da essere pronti per l’operazione» ha tenuto a far sapere ieri un portavoce militare di Israele. La poco rilevante informazione […]
Un ragazzo palestinese piange la morte dei suoi familiari a Rafah - foto Ap
I soldati «stanno facendo una serie di esercizi in modo da essere pronti per l’operazione» ha tenuto a far sapere ieri un portavoce militare di Israele. La poco rilevante informazione serviva a bilanciare una assai più importante notizia di segno opposto: l’invasione di terra nella striscia di Gaza è rimandata.
Il portavoce militare si riferiva alla fanteria: l’aviazione i suoi «esercizi» non li ha mai interrotti, come sanno bene i palestinesi sotto le bombe. In attesa della carneficina terrestre che arriverà, scivola come un dettaglio la carneficina aerea che c’è già. Ma sono più di cinquemila i morti palestinesi dall’inizio dell’assedio, in maggioranza donne e bambini, mentre lo stesso governo israeliano parla di centinaia di capi di Hamas colpiti, così confermando anche nei numeri che la guerra è fatta ai civili. Solo tra domenica e lunedì sono morti in quasi cinquecento dicono le fonti dalla Striscia. Malgrado l’invasione si faccia attendere. Sono morti nell’attesa.
Ieri l’ufficio per gli affari umanitari delle Nazioni unite ha comunicato che più della metà della popolazione di Gaza è ormai sfollata. Ha lasciato case che assai difficilmente rivedrà, abbia successo o meno l’espulsione collettiva perché nel frattempo quelle case saranno state tutte distrutte. Il trasferimento forzato di massa, ha ricordato anche l’Onu, è un crimine.
Crimine particolarmente efferato in questo caso, visto che le persone che sono state fatte sfollare verso sud con la promessa di corridoi sicuri sono state in più occasioni ugualmente bombardate. Tanto da fuggire di nuovo verso nord, cercando una salvezza sempre più difficile dentro una gabbia sempre più piccola e più esposta al fuoco.
Ma il concetto di crimine, così come persino quello di diritto internazionale, secondo il realismo dei fomentatori della rabbia di Israele sono ormai
Leggi tutto: La strage che si prepara, quella che il mondo non vede - di Andrea Fabozzi
Commenta (0 Commenti)Dalla lotta ai rave al decreto sicurezza, dalla cancellazione del reddito di cittadinanza all'incentivazione della precarietà: 12 mesi vissuti a colpi di spot
Il 22 di ottobre del 2022 il governo guidato da Giorgia Meloni giurava al Quirinale, il 23 la cerimonia della Campanella a Palazzo Chigi per il passaggio di consegne da Mario Draghi alla leader di Fratelli d’Italia, il 31 aveva luogo il primo Consiglio dei ministri e il nuovo esecutivo si qualificava così da sé: via libera al decreto rave. Norme per limitare le manifestazioni pubbliche, elaborate a seguito di un rave party a Modena che aveva richiesto l’intervento delle forze dell’ordine, ma che contenevano, tra l’altro, anche misure che indebolivano la cosiddetta legge spazzacorrotti. Immediata l’impressione non solamente che il decreto potesse essere una limitazione della libertà di manifestare, ma che questo esecutivo si sarebbe connotato per la capacità di cavalcare l’emotività e procedere con criminalizzazioni di comodo.
Tra Natale e Capodanno arriva il primo decreto sicurezza e nasce una serie di norme in materia di immigrazione, tema che sta molto a cuore al governo, tanto che riesce per lunghi tempi a imporlo sulle prime pagine dei quotidiani e nei media in generale. Prima mossa colpire e limitare l’operatività delle Ong che con le loro navi soccorrono i migranti in mare, sino ad arrivare al decreto Cutro, seguito alla strage di migranti nei mari della Calabria, che potenzia i Centri di permanenza per i rimpatri, nell’ottica di “prevenzione e contrasto all’immigrazione irregolare”.
Altre norme hanno poi aumentato il tempo di permanenza dei migranti nei Cpr, sino ad arrivare al decreto dello scorso settembre che prende di mira i minori non accompagnati, presunti mentitori che dovranno, in caso di dubbi sulla loro età, essere sottoposti a rilievi antropometrici. Non solamente, se hanno più di sedici anni è possibile collocarli nelle strutture per adulti, prive naturalmente di servizi a loro adeguati. È stabilita anche una stretta sui permessi per la protezione speciale. Un insieme di misure che ha sollevato una vasta gamma di proteste, dai sindaci, alle forze dell’ordine alle associazioni umanitarie.
E il lavoro? Affermare ‘non pervenuto’ sarebbe inesatto, ma per trovare un provvedimento esclusivamente dedicato al problema principe del
Leggi tutto: Governo Meloni, l'anno della propaganda - di Simona Ciaramitaro