CAMBIAMO ARIA. In Italia da nord a sud decine di migliaia di giovani protestano in settanta piazze per lo sciopero globale dei Fridays For Future
Fridays for future ieri a Roma - Patrizia Cortellessa
Da nord a sud tre anni dopo le prime manifestazioni Fridays For Future ha riportato in piazza decine di migliaia di giovani, 80 mila diranno gli attivisti a fine giornata. Un movimento che fin dalla nascita aveva detto che la giustizia climatica è connessa a quella sociale, ieri ha allargato definitivamente gli orizzonti dicendo con forza che la lotta per il clima è connessa alle lotte per i diritti civili, sociali e lavorativi. Questa generazione sarà un’opposizione naturale per chiunque da dopodomani governerà l’Italia.
GIORGIA MELONI È AVVISATA, e del resto è stata la più bersagliata negli slogan delle settanta piazze italiane. Ma è avvisato anche il Pd che non gode di alcuna credibilità tra chi ha manifestato. «Siamo stati ignorati dalla politica, queste elezioni sono una sconfitta per le migliaia di giovani che sono scesi in piazza in questi anni per il clima e la giustizia sociale» ha detto sotto al palazzo della Regione Lombardia uno dei portavoce dei Fridays Milano alla fine del corteo. «Tra la destra negazionista e l’alternativa cosiddetta progressista che riaccende il carbone, non scegliamo nessuno».
PAROLE SEGUITE da un lungo applauso dei 10 mila che hanno sfilato a Milano. «Non sosterremo nessun partito, perché nonostante le differenze tra i diversi programmi nessuno difende le rivendicazioni che abbiamo portato oggi in piazza» ha ribadito uno dei portavoce nazionali, Filippo Sotgiu, dal corteo dei 30 mila a Roma. Il non voto in realtà è più una questione anagrafica che altro: buona parte di chi ha manifestato è ancora minorenne e non potrà votare. Alla domanda «ma vi sentite rappresentati da qualcuno? Sapreste chi votare?» le risposte variavano tra «no, non mi rappresenta nessuno» e «se votassi sceglierei il meno peggio ma farei fatica a trovarlo». Tra i più grandicelli è limpida, quasi antropologica, l’opposizione alla destra, ma sui temi concreti anche ai partiti della cosiddetta agenda Draghi. Chi guarda agli altri partiti lo fa più per necessità che per convinzione. Il mosaico che si ricompone a fine giornata è di una generazione distante anni luce dai salotti politici del blablabla, come dice qualcuno citando le parole di un anno fa della fondatrice di Fridays For Future Greta Thunberg in piazza a Milano per la pre-Cop 26.
UN PO’ DI SFOTTÒ li riceve anche il sindaco di Milano Beppe Sala che negli ultimi mesi con gli ambientalisti non ne azzecca una e anche ieri è riuscito a scentrare il commento alla manifestazione: «Andate a votare così poi potrete lamentarvi». Risposta lapidaria di una delle attiviste milanesi: «Grazie del consiglio sindaco, ora però torna a lavorare e rispondi coi fatti a quello che ti chiediamo».
AMBIENTE E CRISI climatica, transizione ecologica tradita, ma non solo. In molte città gli studenti hanno ricordato i loro coetanei morti in fabbrica durante le ore di alternanza scuola-lavoro. A Milano davanti ad Assolombarda, la sede degli industriali, si sono seduti a terra per un minuto di silenzio con in mano decine di cartelli rossi con scritto in bianco i nomi di Giuliano, Lorenzo e Giuseppe, i tre studenti morti negli stage legati all’alternanza in questo 2022.
«NON POSSONO MORIRE anche gli studenti di lavoro» hanno poi urlato agli industriali. A terra una scritta: «Contro un sistema colpevole». A Torino lo striscione d’apertura era per i morti sul lavoro: «Difendiamo il nostro futuro, basta stragi». A Trieste con gli studenti hanno sfilato anche gli operai della Wärtsilä, ad Ancona su diversi cartelli le scritte «Non si può morire a 18 anni lavorando gratis; sono tutti responsabili della morte di Giuliano, Lorenzo, Giuseppe; «No alla scuola di padroni e Confindustria». Davanti alla sede della Regione Marche gli studenti hanno lasciato dei sacchi pieni di fango a ricordo della strage nella recente alluvione e delle responsabilità della politica.
DIRITTI AMBIENTALI, del lavoro, sociali, civili. Quando si dice «un movimento intersezionale». A Milano hanno parlato ragazze femministe e di seconda generazione, che hanno preso parola per chiedere cittadinanza: «Perché non possiamo essere italiani anche noi che siamo cresciuti in questo paese?» hanno chiesto. «Perché dobbiamo essere marchiati come diversi?». Sui cartelli autoprodotti spazio all’ironia: « Meloni li voglio solo nella macedonia» oppure «Non sciogliamo i due poli, sciogliamo il terzo polo» o ancora «Il Titanic nel 2022 non avrebbe avuto problemi».
SE QUALCUNO PENSAVA che due anni di restrizioni Covid avrebbero ucciso il movimento dovrà ricredersi. Certo, i numeri delle piazze del 2019 sono un ricordo lontano, ma quello che emerge dalle mobilitazioni di ieri è che questa generazione non parla solo di ambiente, è una generazione che tiene unito quello che i partiti dividono.
Commenta (0 Commenti)A due giorni dalle politiche in Italia, il 23 settembre i giovani di Fridays for Future manifestano in 70 piazze del nostro Paese e 540 città in tutto il mondo, per chiedere alla politica azioni concrete per fermare il riscaldamento globale, tema ignorato in campagna elettorale
Scendono di nuovo in piazza oggi, venerdì 23 settembre, con cortei in oltre 70 città italiane e in 540 centri in tutto il mondo, i giovani di Fridays For Future per lo sciopero globale per il clima, che chiede alla politica azioni concrete per fermare il riscaldamento del Pianeta. E lo fanno proponendo un’agenda ricca di idee, cose da fare nell’immediato che avrebbero un impatto positivo nell’affrontare la crisi climatica e sociale.
Da noi la manifestazione, che ha al centro lo slogan People not Profit nella convinzione che è necessario dare priorità alle persone e non ai profitti, ha un significato in più: si tiene a due giorni dalle elezioni e vuole riportare l’attenzione su un tema fondamentale per la sopravvivenza della vita sulla Terra, la cui rilevanza è marginale nell’agenda politica nazionale e internazionale.
La Cgil aderisce e sostiene la mobilitazione a livello nazionale e territoriale, per la giustizia climatica e sociale, la pace, la piena e buona occupazione, la Fiom partecipa alle iniziative in diverse città, la Flc, categoria dell’istruzione, dell’università, della ricerca, ha indetto una giornata di sciopero:
IL LUNGO CONFLITTO. Proprio ieri, giorno delle nuove minacce di Putin, era la Giornata mondiale della pace. Lettera aperta al segretario Onu Guterres delle 400 organizzazioni di “Europe for Peace”
Dopo gli ultimi rovesci e le crescenti difficoltà interne Putin mostra di nuovo la «faccia cattiva»: mobilitazione militare rafforzata e rinnovate minacce nucleari. Per ironia della sorte queste preoccupanti mosse sono arrivate ieri, 21 settembre, data in cui da oltre quaranta anni si celebra la Giornata Internazionale per la Pace voluta dall’Assemblea generale dell’Onu per rafforzare gli ideali di pace chiedendo che vengano osservate 24 ore di nonviolenza e di «cessate il fuoco».
Ma mentre il dramma della guerra (non solo in Ucraina, ma anche in tutti gli altri confitti armati «ignorati») prosegue sul binario di una follia che non sembra rallentare (e senza che i potenti della Terra capiscano di doversi impegnare seriamente per evitare la catastrofe) c’è chi continua a pensare a strade possibili di Pace: la società civile.
Ed è proprio nella data significativa della Giornata per la Pace che la coalizione “Europe for Peace” (formata da oltre 400 organizzazioni e promossa tra gli altri da Rete Italiana Pace e Disarmo, Sbilanciamoci, Stop the War Now, AOI Cooperazione e Solidarietà internazionale, Anpi) ha voluto inviare una lettera aperta al Segretario Generale delle Nazioni unite, Antonio Guterres, e ad altri esponenti delle strutture Onu.
Il cuore del messaggio del movimento pacifista italiano è chiaro: i conflitti e le violenze sempre più fuori controllo rendono
Leggi tutto: Regna la guerra e la società civile traccia strade di pace - di Francesco Vignarca *
Commenta (0 Commenti)Il 21 settembre di ogni anno ricorre la giornata internazionale della Pace, quest'anno l'appello per fermare i conflitti è ancora più urgente visto l'imperversare della guerra in Ucraina. Ma i luoghi di scontro armato sono quasi 60 in tutto il mondo e oltre 300 le aree di crisi cronica mentre le spese per le armi e militari continuano ad aumentare ovunque
L' Assemblea delle Nazioni Unite istituì nel 1981 la giornata internazionale della Pace che successivamente venne fissata per il 21 settembre di ogni anno. Nel 2001 gli Stati membri votarono una risoluzione affinché in quella giornata vi fosse il cessate il fuoco su tutto il pianeta. Che si fermassero le armi di tutti i conflitti almeno nel giorno della pace. Un giorno che durasse per sempre.
Purtroppo, l’appello non ha messo a tacere le armi ma è sempre più urgente ricordarlo e rilanciarlo visto che la produzione e il commercio di armi, la spesa militare e le guerre godono di ottima salute. Chi sta male, invece, sono le popolazioni e il pianeta.
L’industria mondiale di armi, dal 2010 al 2020, ha prodotto un fatturato pari a 5.000 miliardi di dollari, con un trend di continua crescita
Leggi tutto: Fermare tutte le armi, almeno nel giorno della pace - di Sergio Bassoli *
Un programma composito di richieste e proposte da sottoporre ai candidati di queste politiche, scritto dalle associazioni della società civile, idee che rispondono alle necessità dei cittadini, delle fasce più deboli, dei fragili, dei precari. Cose da fare e progetti da realizzare per cambiare modello di sviluppo
Non è esattamente un libro dei sogni, ma un insieme di richieste legate alle urgenze e alle emergenze del nostro Paese, alle necessità di noi cittadini, delle fasce più deboli della popolazione, dei fragili, dei lavoratori precari. È l’agenda sociale di cui l’Italia ha bisogno, fatta di idee e proposte che hanno come obiettivo il cambiamento del modello di sviluppo, elaborata dalle associazioni della società civile che hanno stretto un’alleanza con la Cgil per promuovere politiche di pace e disarmo, tutelare e creare lavoro, accelerare la transizione ecologica, rilanciare un welfare dei diritti. Un programma composito da sottoporre ai candidati di queste elezioni politiche, che copre a 360 gradi i temi più rilevanti, cose da fare e progetti da realizzare per il governo e il Parlamento prossimi venturi. Ecco una carrellata.
Leggi tutto: L'agenda sociale per un'Italia più giusta - di Patrizia Pallara
25 SETTEMBRE È GIÀ PASSATO. Sembra autoavverarsi quella infausta profezia che vede il PD destinato al suicidio, come già accadde per Veltroni e Renzi e non c’è molto da rallegrarsi anche tra chi, da tempo, ha deciso di non votare più per esso
Molti e onesti compagni sono stati spiazzati, e ora smarriti, di fronte alla scelta di Letta di non fare accordi con Conte e di non aprire ad un’alleanza che comprendesse l’intero arco della sinistra frammentata. Una scelta incomprensibile tanto più rispetto a una legge elettorale infame che avrebbe dovuto obbligare le sinistre a fare fronte comune, almeno dal punto di vista elettorale, contro uno schieramento di destra che appare (anche se non lo è) compatto.
Ora Letta invoca il “voto utile” per non perdere indecorosamente. Ma questa volta la trappola non funziona, sia perché Conte appare capace e determinato di guidare lo schieramento M5S, sia perché a sinistra è nata la nuova formazione di Unione Popolare che si richiama a quei valori e a quelle classi da tempo abbandonate dal PD di Letta.
Unica giustificazione a sua difesa sarebbe la necessità di proseguire in quella fantomatica agenda Draghi e ricercare il consenso dell’establishment
Leggi tutto: Pensiamo al dopo, quanto mai minaccioso - di Enzo Scandurra
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