Il funerale di Damiano Cavina sarà giovedì mattina alle 9.30 presso la parrocchia di Rivalta all'aperto.
La salma sarà esposta mercoledì pomeriggio a partire dalle 16 alla camera mortuaria di Faenza e chiusa giovedì alle 9.
Sono gradite offerte per il futuro delle bambine, che sarà possibile fare anche tramite bonifico bancario sul conto corrente Intestato a:
Guazzolini Maddalena
IBAN: IT31G0854223700000000060359
LO SPETTRO UCRAÌNO. L’escalation ormai non è solo nelle parole ma nei fatti e gli eventi purtroppo fanno pensare che sia da escludere la via diplomatica, almeno in tempi brevi
Lituania, 22 Aprile, Rukla: soldati tedeschi della task force Nato "Enhanced Forward Presence" davanti a un carro armato Wiesel durante una visita del ministro degli Esteri Baerboc - Ap
Lo spettro di uno scontro diretto tra Nato e Russia si fa sempre più consistente: la guerra per procura degli ucraini contro l’invasione di Mosca tra un po’ potrebbe essere combattuta senza la finzione del braccio legato dietro la schiena. L’escalation è nelle parole e nei fatti: gli eventi fanno pensare che sia da escludere la via diplomatica, almeno in tempi brevi.
Mentre la Nato a Ramstein decideva ieri l’invio di nuove armi pesanti (tra cui quelle tedesche) il ministro delle forze armate britanniche, James Heappey, spiegava che gli alleati forniscono all’Ucraina armi con gittate che permettono a Kiev di colpire in territorio russo e che la Gran Bretagna considera «perfettamente legittime eventuali azioni ucraine in Russia “per “prendere di mira in profondità le linee di rifornimento». Quasi una dichiarazione di guerra: armiamo gli ucraini per colpirvi in casa, ha detto sostanzialmente Heappey.
La replica di Mosca è stata immediata: Maria Zacharova, portavoce del ministero degli Esteri russo ha risposto su Facebook che la Russia, con la stessa logica, potrebbe ritenere altrettanto legittimo colpire «in profondità le linee di rifornimento ucraino nei Paesi che trasferiscono armi a Kiev». Il rischio di un allargamento del fronte di guerra è
Leggi tutto: Lo spettro di uno scontro diretto Nato-Russia - di Alberto Negri
Commenta (0 Commenti)La tragedia della guerra in Ucraina sta rendendo difficile il confronto non tanto sulla doverosa condanna della aggressione russa, ma su come farvi fronte, da parte dei paesi dell’UE, formalmente non belligeranti.
Ed è in questo complesso contesto che vediamo emergere pulsioni di antipatia per l’antifascismo. Il termine pulsioni è forte. E va giustificato.
Vediamo aggressioni verbali nei confronti dell’ Anpi e del Presidente Pagliarulo non riconducibili a un fisiologico conflitto fra posizioni diverse.
Certo, non è poca cosa il dissentire sull’invio o meno di armi ai resistenti ucraini. Ma rozze semplificazioni, irrisioni su comunicati che non si apprezzano, l’accusa di complicità con il nemico Putin, l’accusa all’ Anpi di essere anacronistica, l’invito a sciogliere l’Associazione perché non ha più ragione di esistere, e via dicendo, fa appunto pensare a pulsioni da tempo represse e che finalmente hanno modo di mostrarsi e di spaziare.
L’ Anpi deve sciogliersi perché non ha più il monopolio interpretativo di cosa è stata ed è Resistenza?
In realtà, e per fortuna, il monopolio non l’ha mai avuto. Ci sono gli studi storici, gli Istituti di ricerca che nei decenni hanno fatto tanto lavoro, sulla Resistenza europea e italiana al nazifascismo.
Un nome fra tutti, che ha dato ulteriori strumenti interpretativi alla stessa Anpi. Ci riferiamo a Claudio Pavone che ha avuto il merito grandissimo di studiare la Resistenza nelle sue ragioni etiche profonde e nella sua complessità. Impossibile ricondurre la Resistenza ad un unico movente ideale, seppure tutti all’interno di una stessa cornice, che diventò Liberazione e confluì nella Costituzione.
Una Costituzione che intendeva creare una netta discontinuità con il fascismo, mettendo alle spalle anche una delle forme della Resistenza, la guerra civile. Inizialmente i partigiani non apprezzarono il vedersi storicamente interpretati come italiani che guerreggiarono contro altri italiani. Pensarono che le loro buone ragioni potessero cancellare la Repubblica di Salò, che invece fu un fatto storico molto concreto, da sconfiggere. E la sconfissero, con gli alleati, e in armi.
Ma questa guerra sta facendo emergere un fastidio per l’ Anpi che viene di lontano.
Il nostro paese i conti con il fascismo non li ha fatti fino in fondo.
Già negli anni Cinquanta Calamandrei lo vide e vide l’attacco su
Leggi tutto: COMUNICATO STAMPA: Il NOSTRO 25 aprile - di Maria Paola Patuelli, Alessandro Messina
Domani la PerugiAssisi, Flavio Lotti: "Togliere parola alle armi e ridarla a politica"
Basta polemiche, ora è urgente fermare la guerra. E' l'appello lanciato attraverso l'Adnkronos da Flavio Lotti Coordinatore del Comitato promotore della Marcia della Pace PerugiAssisi all'indomani delle polemiche suscitate dal manifesto creato in occasione dell'iniziativa, nel quale vi è una madre con in braccio un bimbo e vi sono due proiettili (uno bianco e uno nero) che si incrociano, con la dicitura 'Fermatevi'.
"Oggi abbiamo bisogno di cercare di fermare la guerra e non di fare polemiche. Le polemiche sono solo la coda di una campagna di denigrazione e di attacchi che vengono condotti ormai da due mesi a tutti coloro che pronunciano parola pace, partendo da Papa Francesco. - evidenzia con forza Lotti -. Mi dispiace di tutto questo, sono
Leggi tutto: Marcia della Pace, Lotti: "Polemiche su manifesto? Noi dalla parte delle vittime"
ANTIFASCISMO. Mentre siamo tutti d’accordo nell’onorare e rispettare la resistenza ucraina, lo facciamo in nome di una resistenza italiana che invece stiamo sistematicamente delegittimando da almeno trent’anni
Il 13 aprile 2022 la città di Carpi ha confermato la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. Il 15 aprile 2022 a Faenza si scatena una polemica perché una professoressa ha fatto studiare “Bella Ciao” agli alunni. Il 9 marzo 2022, il Giornale titolava: “A Kiev si canta Bella Ciao”.
In questi mesi abbiamo raggiunto una necessaria unanimità su un concetto: quello che sta avvenendo in Ucraina è la resistenza di un popolo e di uno Stato nei confronti di una criminale aggressione. Su questo non c’è discussione.
Per questo mi pare inutile, nonché fuorviante, assimilare questa resistenza, che ha una sua specificità storica e politica, alla resistenza italiana, con cui ha senz’altro pari dignità ma anche puntuali differenze (in Italia era una guerra civile, in Ucraina no; in Ucraina c’è in uno Stato e un esercito regolare che combattono contro l’invasore, in Italia non c’era; la resistenza ucraina include idee e forze politiche che non c’erano in quella italiana, e non contiene idee e forze politiche che in Italia c’erano).
Quello che invece mi pare assolutamente paradossale è il fatto che mentre siamo tutti d’accordo nell’onorare e rispettare la resistenza ucraina, lo facciamo in nome di una resistenza italiana che invece stiamo sistematicamente delegittimando da almeno trent’anni.
L’antifascismo non è più senso comune, il 25 aprile è una festa «divisiva», Mussolini «ha fatto anche cose buone», i partigiani «erano ladri», il confino «era una villeggiatura»… Forse dovremmo fare il percorso inverso: appellarci al rispetto e al riconoscimento per la resistenza ucraina per restituire legittimità e rispetto alla resistenza nostra. In fondo, se “Bella Ciao” va bene a Kiev, forse va bene pure a Faenza.