MOVIMENTI. In questi bui giorni di crisi di governo, finalmente un bella cosa: il secondo raduno europeo dei Friday for Future, a Torino, che ho avuto l’onore di aprire insieme al segretario della Fiom Michele Di Palma e a Carlo Petrini, inventore e leader di Slow Food. Una boccata d’aria: migliaia di ragazze e ragazzi pieni di voglia di politica, ma che temo siano, in Italia quasi certamente ma credo altrettanto negli altri paesi fra quelli che - una cifra enorme, 60 % da noi, 57% in Francia, e cosi via - al partito di chi si astiene
Sciopero globale dei Fridays For Future - Lapresse
In questi bui giorni di crisi di governo, finalmente un bella cosa: il secondo raduno europeo dei Friday for Future, convocato a Torino e i cui lavori ho avuto l’onore di aprire insieme al segretario della Fiom Michele Di Palma e a Carlo Petrini, inventore e leader di Slow Food. Una boccata d’aria: migliaia di ragazze e ragazzi pieni di voglia di politica, ma che temo appartenganosi, in Italia quasi certamente ma credo altrettanto negli altri paesi fra quelli che – una cifra enorme, 60 % da noi, 57% in Francia, e cosi via – al partito di chi si astiene.
Vorrei che non fosse così, ma capisco: nonostante l’impegno di validi movimenti ambientalisti e di qualche pezzo di sinistra, del disastro che incombe sulla terra non solo non c’è riflesso nel dibattito istituzionale, ma sembra che non ci sia neppure consapevolezza. (E questa è solo una delle sottovalutazioni gravi, cui va aggiunta la guerra e l’ineguaglianza).
Dico queste cose perché non vorrei più sentire ripetere che «i giovani non si interessano alla politica», come se la politica legittima fosse solo quella che vive nelle aule del parlamento. Quello di cui si è discusso in questi 4 giorni nel camping lungo il fiume Dora, nell’Aula magna dell’Università statale, lungo il corteo che ieri ha percorso le vie di Torino a conclusione dell’evento, cosa era?
Da quando
Leggi tutto: Oltre le denunce, vertenze su obiettivi concreti - di Luciana Castellina
Commenta (0 Commenti)INTERVISTA . Parla l'europarlamentare di France Insoumise
L’esperienza della sinistra radicale in Francia ha aperto un dialogo con i giovani delle periferie, i lavoratori, i settori popolari. Manon Aubry, europarlamentare ed esponente di primo piano di Union Populaire, mostra come un’agenda su pensioni, salario minimo ed ecologia sia stata vincente in questo senso. Un esempio da seguire, ma in Italia la situazione sembra essere più complessa.
Alle ultime elezioni legislative, Union Populaire di Jean-Luc Mélenchon con oltre il 25% di voti, ha avuto ampio consenso tra i lavoratori e i giovani delle periferie sotto i 30 anni: proprio quelle fasce sociali con cui la sinistra in Italia fa più fatica.
Molti giovani vivono le incertezze del futuro e non riescono a mantenere gli studi. Spesso per ragioni familiari sono costretti ad abbandonare scuola o università. Non è una questione individuale, va affrontata a livello sociale anche mediante borse di studio a giovani in difficoltà: questa è una nostra proposta. D’altra parte, i giovani hanno molta più sensibilità sui cambiamenti climatici, la vivibilità delle città e trovano fiducia in una forza autenticamente ecologista. Molti partiti di centrosinistra dicono di essere a favore della transizione ecologica, ma fanno gli interessi del grande capitale che sta distruggendo il pianeta. Diritto allo studio, diritto della terra e diritto al lavoro si intersecano e sono la base della nostra politica. Lottiamo anche per rivendicare il salario minimo di 1400 euro, pensioni dignitose a 60 anni e portiamo avanti un programma politico-culturale di rottura facendo assemblee con i lavoratori, nelle periferie ed è in questo processo che abbiamo trovato unità popolare.
In Italia hai recentemente partecipato a iniziative di varie forze di sinistra: dall’Unione Popolare che sostiene de Magistris alla lista comune di Sinistra italiana ed Europa Verde. Che idea ti sei fatta?
L’obiettivo è
VERSO IL VOTO. “O noi o Meloni” sostiene Letta. Uno dei modi più diretti per andare incontro alla sconfitta
O noi o Meloni” sostiene Letta. Uno dei modi più diretti per andare incontro alla sconfitta. In primo luogo perché è sempre un errore – anche in presenza di una legge elettorale dai chiari profili incostituzionali – trattare le elezioni politiche con la logica binaria di un referendum abrogativo. E viceversa. In secondo luogo perché nel frattempo il campo largo, il mantra della segreteria Letta, si è ristretto e spostato sensibilmente a destra. I 5 Stelle ne sono stati esclusi, in osservanza al programma Draghi che dovrebbe costituire il piatto forte della proposta politica del Pd. Non stupisce quindi che Giuseppe Conte abbia subito proclamato l’intenzione dei suoi di “correre da soli”, anche se è lecito ed opportuno chiedersi quanti siano coloro che lo seguiranno dopo gli scombussolamenti e le scissioni di cui quel partito è stato vittima in modo programmato e non per responsabilità del solo Di Maio.
Il tema di colmare lo spazio politico che resta aperto alla sinistra del Pd, torna in modo drammatico, sia per i tempi entro cui siamo costretti, sia soprattutto per l’assenza di una forza politica aggregante, dotata di capacità di egemonia e di massa critica adeguate. Ma piangere sul tempo perduto non serve a nulla. Sono state avanzate su queste pagine proposte che
Leggi tutto: Per la Costituzione ma con una leva in più contro la guerra - di Alfonso Gianni
Commenta (0 Commenti)IL PD INTENDE dialogare con forze che non siano il «trio dell’instabilità» che ha fatto cadere il governo Draghi. Dunque porte chiuse al Movimento 5 Stelle, anche se Letta ci tiene a difendere il lavoro fatto dal suo predecessore al Nazareno Nicola Zingaretti e rivendica il dialogo intrattenuto in questi anni con Conte. «Senza quel lavoro fatto col M5S il governo Draghi non sarebbe mai nato», dice il segretario. Ne ha anche per Forza Italia, che entra nel club degli irresponsabili, ma il cui atteggiamento, secondo Letta, apre spazi di manovra verso il centro, anche perché sottolinea che con i berlusconiani in questi anni il Pd ha «lavorato bene». Il lavoro sporco dello svuotamento del mondo forzitaliota è con tutta evidenza affidato a Carlo Calenda. Ma nel pomeriggio il leader Pd ha incontrato nella sede della fondazione Arel Luigi Di Maio e Beppe Sala. Il sindaco
Commenta (0 Commenti)PATADRAG. Per la destra nodo candidato premier. Il centrosinistra spazia da Fratoianni a Calenda
Enrico Letta e Carlo Calenda - LaPresse
Davvero pronto e preparato ad affrontare la precipitazione elettorale non era nessuno. Nodi da sciogliere di corsa ci sono per tutti ma quelli della destra sono pochi anche se ben intrecciati. Per Giorgia il quesito principale si chiama Giorgia: o c’è il via libera al suo ingresso a palazzo Chigi o ci salutiamo subito e ciao ciao. «Se non riuscissimo a metterci d’accordo su questo non avrebbe senso andare al governo insieme», affonda la Sorella preparando il terreno per il vertice decisivo di domani. Salvini però non ha alcuna intenzione di impantanarsi da subito: «Lasciamo a sinistra litigi e divisioni. Chi avrà un voto in più avrà l’onore e l’onere di indicare il premier». Del resto, questi sono problemi che si pongono, se del caso, il giorno dopo le elezioni e a seconda del quadro reale che si ha di fronte, non da prima per farsi danno da soli. Le cose saranno meno facili quando domani si tratterà di comporre l’altro e ben più urgente dissidio, quello sulla composizione della lista maggioritaria, se sulla base delle percentuali rilevate dai sondaggi come nel 2018 oppure «alla romana»: 33% per uno. Si vedrà domani pomeriggio.
PER IL PD la situazione è molto più difficile e confusa: come si fa a recuperare una strategia messa a punto per anni e distrutta nel giro di qualche ora? Provando a inventarsene un’altra a spron battuto: il vecchio Ulivo, o una sua riproposizione che solo le urne diranno se fuori tempo massimo o meno. Al centro, come la Quercia che fu, il listone Democratici e Progressisti. Trattasi del Pd, con le consonanti al contrario, però con l’Art. 1 di Speranza, i cattolici di Demos, forse i socialisti e i civici di Pizzarotti a insaporireil piatto forte. Intorno il Cocomero composto da Sinistra Italiana ed Europa Verde da un lato, Azione e + Europa di Calenda-Bonino dall’altro.
FACILE A disegnarsi, un po’ meno a costruirsi ma
Leggi tutto: Letta ora svolta al centro: un Ulivo a trazione moderata - di Andrea Colombo
Commenta (0 Commenti)SINISTRA. I capitoli di questo nuovo libro non sono tutti scritti, ma molti si: un nuovo modello energetico rinnovabile ed efficiente, acque, suolo e aria beni comuni da tutelare, una nuova mobilità più collettiva e intermodale solo per citarne alcuni.
“Che cosa aspetti amico per capire” si cantava con allegria nel 68. Allora c’era da capire la voglia di cambiare il mondo per renderlo migliore e tanta era la fiducia diriuscire a convincere gli indecisi. Oggi è un appello quasi disperato perché si stenta a capire che il buco nero del cambiamento climatico sta inghiottendo la specie umana, sgretolando le condizioni stesse che le permettono di vivere. L’attesa rischia di essere troppa per fermare i tanti eventi estremi che ci colpiscono, troppa non solo in quel piccolo lembo di terra che è l’Italia, ma nel mondo intero. Qui da noi però la sordità è intrisa di cinismo, oltre che di interessi vergognosi. Cosa ci sia da capire non è tanto complicato se solo si smettesse di mentire chiamando
Leggi tutto: Perché la battaglia ambientalista può unire contro le destre - di Massimo Serafini
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