Alle 0.20 ora italiana diversi colpi di arma da fuoco contro l’ex presidente Donald Trump mentre parlava sul palco a un comizio a Butler, in Pennsylvania.
STATI UNITI. Diversi colpi di arma da fuoco contro l'ex presidente Donald Trump mentre parlava sul palco a un comizio in Pennsylvania. Il candidato repubblicano è stato ferito a un orecchio ed è stato immediatamente scortato via dai servizi segreti. Ci sarebbero due morti, tra cui il presunto attentatore
Donald Trump, ferito a un orecchio, scortato via dopo un attentato a un comizio a Butler, in Pennsylvania - Gene J. Puskar /Ap
Alle 0.20 ora italiana diversi colpi di arma da fuoco contro l’ex presidente Donald Trump mentre parlava sul palco a un comizio a Butler, in Pennsylvania.
SICURI DI MORIRE. Almeno 90 i civili uccisi. E Netanyahu non può confermare la morte del leader di Hamas.
Fuoco e distruzione a Mawasi - Ansa
«I morti sono diverse dozzine, forse più di 100. È stata una strage, una nuova strage terribile in una zona che Israele, addirittura da ottobre, descrive come sicura per i civili». Così diceva ieri al manifesto Hilmi Hirez, un collega palestinese che abbiamo raggiunto telefonicamente a Khan Yunis. «Gli aerei F-16 israeliani hanno sganciato quattro-cinque missili su Mawasi piena di sfollati» ha continuato Hirez «in quel momento c’erano tante persone in fila, tra cui molti bambini, davanti a due stazioni per la distribuzione dell’acqua potabile. Le esplosioni sono state spaventose, non hanno lasciato scampo. I feriti sono almeno 300 e alcuni di loro moriranno perché sono in condizioni critiche». Il giornalista ha aggiunto che dopo l’attacco sono partite raffiche, forse da droni, contro i soccorritori, facendo altre vittime. «Due automezzi della Protezione civile – ha detto – sono stati colpiti ripetutamente, non ho notizie precise però dubito che qualcuno di quelli a bordo sia rimasto in vita». In serata, il ministro della sanità a Gaza ha aggiornato il bilancio di morti a 90.
L’ospedale Nasser di Khan Yunis può fare molto poco per salvare i feriti. È al collasso con un tale massa di feriti gravi – alcuni sono mutilati, altri hanno perduto un occhio, altri ancora hanno il corpo pieno di schegge – hanno comunicato i medici. Louise Wateridge, una funzionaria delle Nazioni unite, è stata al Nasser dove ha visto cinque bambini feriti, uno dei quali era paralizzato dalla vita in giù.
I resoconti di sopravvissuti e testimoni sono simili a quelli fatto dal giornalista. Mohammad Yazji, sfollato da mesi a Mawasi, ha detto che stava facendo colazione quando «all’improvviso la tenda è crollata sulle nostre teste e la sabbia ci ha seppelliti…Non ho mai sentito o visto un attacco così forte. Dopo minuti di confusione ho capito che ero ancora vivo e ho aiutato i feriti intorno. Alcuni dei miei parenti sono rimasti uccisi. Duversi corpi erano tagliati a metà». Un altro sopravvissuto, Sheikh Yousef, ha detto a un’agenzia di stampa «tutto era bruciato, distrutto, non riuscivo nemmeno a capire dove fossi o cosa stesse succedendo…Ho lasciato la tenda e mi sono guardato intorno e ho visto parti di cadaveri, corpi ovunque, donne anziane a terra, bambini piccoli a pezzi». I video giunti da Gaza mostrano scene orribili di morte e distruzioni, oltre al cratere enorme causato dall’esplosione e persone che cercano di salvare qualche oggetto.
Non c’è obiettivo che sia legittimo per questa strage
I palestinesi insistono, quello di ieri è stato l’ennesimo massacro di civili inermi e respingono la tesi israeliana di un attacco aereo diretto contro Mohammed Deif, il capo dell’ala militare di Hamas e numero due dell’organizzazione a Gaza, che avrebbe fatto «anche vittime collaterali». Che Deif, sfuggito a diversi tentativi di assassinarlo, sia morto non era affatto certo ieri sera, anzi. «Stiamo ancora verificando i risultati dell’attacco», ha detto un portavoce militare israeliano aggiungendo che il bombardamento non avrebbe colpito una tendopoli bensì un’area con dei capannoni. La bomba, ha proseguito, ha distrutto l’edificio sotterraneo in cui si nascondeva Deif, protetto da decine di membri di Hamas in abiti borghesi. Il premier Netanyahu, alla ricerca di «eliminazioni eccellenti» tra i palestinesi per giustificare la sua interminabile off
Commenta (0 Commenti)GUERRA A OLTRANZA. Il presidente Usa sbandiera i progressi nel negoziato, negoziatore israeliano lo smentisce: «Netanyahu ostacola l'accordo con continue nuove richieste». Ieri altri quattro operatori umanitari uccisi mentre distribuivano aiuti nella Striscia
Il ritorno di alcuni sfollati in una Gaza City semi-distrutta da due settimane di offensiva israeliana - Ap
L’annuncio lo ha dato ieri Joe Biden, quindi il beneficio d’inventario è d’obbligo. Fatto sta che ci sarebbe l’ok di entrambe le parti sull’accordo in tre fasi formulato dalla Casa bianca per arrivare a una tregua e alla liberazione degli ostaggi. «C’è ancora da lavorarci – ha aggiunto il presidente Usa – perché ci sono questioni complesse da affrontare, ma sia Israele che Hamas hanno concordato sull’impianto generale dell’intesa».
RESTA DA CAPIRE quale potrebbe essere il punto d’incontro tra il cessate il fuoco permanente a cui punta Hamas e le reiterate dichiarazioni del primo ministro israeliano Netanyahu, secondo cui «la guerra andrà avanti fino a quando saranno raggiunti tutti gli obiettivi». In primo luogo, quindi, l’annientamento del movimento islamico. Ma Biden è fiducioso: «La mia squadra sta facendo progressi e sono determinato a portare a casa il risultato», ha detto. Un auspicio da leggere forse nella dinamica di una campagna elettorale in salita, in cui il presidente Usa deve dimostrare al Paese di avere il controllo della situazione e di saper fare fino in fondo il suo lavoro.
A gelare l’ottimismo di Biden ci ha pensato però poco dopo un alto funzionario israeliano coinvolto nel negoziato. Al Times of Israel ha raccontato in forma anonima come Netanyahu stia ostacolando l’accordo con continue nuove richieste destinate a bloccare i colloqui «per settimane». Secondo la fonte «poi potrebbe non esserci nessuno da riportare a casa». Hamas da parte sua pretende garanzie scritte sul rispetto della tregua da parte di Tel Aviv. E propone per il dopoguerra un governo «non di parte» per la Striscia, definendo il problema «una questione interna palestinese».
LA SOLA COSA CERTA è che non c’è stata alcuna tregua, ieri nella Striscia. Ancora quattro operatori umanitari sono stati uccisi in un raid israeliano nei pressi di Khan Younis. Distribuivano aiuti alla popolazione civile per conto della fondazione britannica Al-Khair quando il magazzino in cui operavano è stato colpito. A inizio settimana stessa sorte era toccata a ben sette operatori della ong statunitense World Central Kitchen.
Ieri una riunione del Consiglio di sicurezza Onu richiesta dalla solita Algeria verteva sul rischio carestia sempre più concreto a Gaza e proprio sull’escalation di attacchi perlopiù deliberati contro gli “umanitari”, messi a bersaglio tanto quanto i giornalisti e il personale sanitario, oltre ovviamente ai civili, in maggioranza donne e bambini. 38.345 è il conto delle vittime aggiornato ieri dalle autorità sanitarie della Striscia. Un bilancio a cui vanno aggiunte le decine di vittime palestinesi rinvenute nell’area di Tal al-Hawa, a Gaza City, dopo il ritiro delle truppe israeliane. Si parla di almeno 60 cadaveri e di altre dozzine di corpi ancora sepolti sotto le macerie. Altre 8 persone sono state uccise a Rafah e 4 nel campo profughi di Nuseirat.
Commenta (0 Commenti)Divisi sulla prossima presidenza degli Usa, divisi in Europa. Tra gli alleati Meloni e Salvini è scontro a tutto campo. Ieri nuova offensiva leghista sulle armi a Kiev. E un attacco al cuore della propaganda di governo: la Rai
CRISI DI IDENTITARI. La premier difende l’invio di armi: «La linea italiana chiarissima in tutto il mondo». Nuovi attacchi leghisti: «Alimentano morti»
Matteo Salvini e Giorgia Meloni - foto Ansa
L’offensiva a tutto campo lanciata dalla Lega negli ultimi giorni contro la premier Giorgia Meloni può sembrare il solito balletto a uso di giornali a telecamere, rumoroso ma privo di sostanza. Inoffensivo. Non è così, o non del tutto. La destra di Viktor Orbán, Marine Le Pen e dello stesso Matteo Salvini non è putiniana, o lo è solo di risulta. È trumpista e si aspetta sfracelli dal ritorno del tycoon alla Casa Bianca. Non a torto: il terremoto a Washington avrebbe effetti deflagranti in Europa e ricadrebbe anche sugli equilibri di una destra italiana in cui la premier è benvoluta da Biden, si appoggia a Biden e da Biden si aspetta la nomina di un italiano come «inviato speciale Nato per il Fronte sud». I sovranisti doc si stanno posizionando in vista di quel momento. Per questo sono nati i Patrioti.
Per questo la Lega ha scatenato un attacco che, a differenza di quelli precedenti, non mira solo a strappare qualche minuto di visibilità in più. Meloni lo sa perfettamente. Certo non può schierarsi sulle elezioni americane ma quando assicura di «aver visto bene Biden che mi ha fatto un’ottima impressione come presidente» dove batta il suo cuore lo si capisce comunque.
LE DUE DESTRE EUROPEE se sanno che un certo livello di scontro sarà inevitabile, sono anche consapevoli di dover convergere spesso. Dopo le blandizie dei Patrioti ieri è stato il turno di Giorgia Meloni, nella conferenza stampa svolta a Washington quando in Italia erano le ore piccole, ad abbassare la polemica. Nulla impedisce che tra i due gruppi ci siano «ottimi rapporti e forme di collaborazione come già succede in Italia». Sulla missione del premier ungherese Orbán a Mosca e Pechino, l’atlantista di Roma evita attacchi di
Leggi tutto: Meloni-Salvini, da Washington alla Ue è guerra tra gli alleati - di Andrea Colombo
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Il sindaco di Ravenna Michele De Pascale (Pd) - Ansa
Per il dopo Bonaccini (si voterà tra ottobre e novembre) il Pd ha scelto il sindaco di Ravenna Michele De Pascale, classe 1985, in carica dal 2016, che ha avuto la meglio sull’altro papabile, Vincenzo Colla, assessore regionale allo sviluppo e al lavoro della giunta uscente, ex Cgil, molto apprezzato dai sindacati e anche dagli imprenditori. È stato proprio Colla, nato nel 1962, con un gesto molto apprezzato tra i dem emiliani, a indicare il nome di De Pascale mercoledì a un evento di Confartigianato in Romagna. «Ho fatto una legge per attrarre i talenti, e Michele è un ottimo talento».
LA DIREZIONE REGIONALE PD che indicherà ufficialmente De Pascale sarà oggi pomeriggio a Bologna. Ieri mattina il sindaco di Ravenna, con una mossa a sorpresa, è andato a trovare il collega di Bologna Matteo Lepore, uno dei più tiepidi sulla sua candidatura. Un mese fa Lepore aveva posto i suoi paletti: «Il candidato alle regionali deve essere un bolognese. Sono trent’anni che non c’è un presidente di Regione bolognese e questa è anche una questione politica». Lepore, in carica dal 2021 e al primo mandato, molto vicino a Schlein, aveva sempre escluso di volersi candidare. E il derby è sempre stato tra il romagnolo De Pascale e il piacentino Colla, nome che piaceva al sindaco bolognese per il suo consenso trasversale tra sindacati e imprese. E anche perchè, raccontano tra i dem, avendo un profilo tecnico, non avrebbe potuto fare politicamente ombra al bolognese.
E COSÌ IERI DE PASCALE è andato a palazzo d’Accursio, ancor prima di essere indicato ufficialmente candidato. La mossa è scattata dopo aver letto sull’edizione locale del Carlino un titolo che indicava Lepore come «sconfitto» dalla scelta che ha visto convergere Schlein e Bonaccini sul sindaco di Ravenna. I due hanno mostrato una grande intesa, con il bolognese che ha regalato al collega una palla da basket con le firme dei giocatori della Virtus. «Per me l’esperienza di Bologna è fondamentale», ha detto De Pascale. «Per questo ho voluto confrontarmi con lui su alcuni temi importanti per Bologna, avere ben chiare le priorità del capoluogo ancora prima di partire. Un passo importante da fare insieme». De Pascale ha elogiato Colla, «il patto per il lavoro e il clima che lui ha portato avanti in questi anni sarà fondamentale anche per la nuova giunta».
Lepore ha spiegato che Bologna dovrà essere «il collante» dell’Emilia Romagna e ha ricordato il rapporto di collaborazione e amicizia che è nato nei giorni dell’alluvione con i sindaci della Romagna. «Al di là delle alchimie e delle correnti di partito si è creata una squadra, anche dal punto di vista generazionale, un modo diverso di fare politica che farà bene alla Regione». «Con Michele scatterà qualcosa di nuovo», ha detto, lodando la scelta di Colla (che avrà un ruolo chiave nella stesura del programma) «anche dal punto di vista umano». Poi ha messo in fila le sue priorità: sanità, casa, welfare, transizione ecologica. «Serve una visione innovativa della regione che ha bisogno di coraggio, dobbiamo riportare al voto gli astenuti, De Pascale dovrà essere coraggioso come è stata Schlein alle primarie del Pd».
SIA DE PASCALE CHE COLLA al congresso avevano sostenuto Bonaccini. Schlein apprezzava entrambi i profili, forse sognava una candidatura, magari al femminile, che segnasse in modo più chiaro la nuova fase, anche su temi ambientali su cui De Pascale è un po’ della vecchia scuola “sviluppista”, nonostante la giovane età, come ha dimostrato sul rigassificatore di Ravenna. Ma alla fine si è convinta anche grazie al fatto che a Ravenna già da alcuni anni la maggioranza è formata da un campo larghissimo, da Iv ai 5 stelle: un viatico per costruire un’ampia coalizione anche per le regionali. Non a caso De Pascale già assicura «pari dignità» agli alleati. I Verdi però avvertono: «Su infrastrutture e consumo di suolo chiediamo maggiore discontinuità», dice Paolo Silingardi.
Ieri è arrivato anche il via libera dei due grandi ex, Errani e Bersani. «La cosa che mi piace è che qui c’è gente seria. De Pascale e Colla hanno fatto le dichiarazioni assieme, lavoreranno assieme, non c’è problema. Dove si va a trovare gente così? Potranno mandare avanti questa straordinaria storia dell’Emilia-Romagna».
DALL’ALTRA PARTE c’è in campo Elena Ugolini, direttrice dell’istituto scolastico Malpighi, nell’orbita di Comunione e liberazione, già sottosegretaria all’Istruzione nel governo Monti. Ha lanciato un progetto «civico», attaccando il centrosinistra ma poi dicendosi «felicissima se il Pd volesse aderire». Il via libera ufficiale da parte dei partiti di centrodestra non è ancora arrivato. E non è ancora escluso che, alla fine, possa spuntare un nome di Fdi (si parla del senatore Marco Lisei).
PIÙ INDIETRO I LAVORI nel centrosinistra in Umbria dove si voterà in autunno. Nei giorni scorsi i partiti hanno indicato all’unanimità la sindaca di Assisi Stefania Proietti, cattolicissima e ambientalista. Ma lei non ha detto sì. Anche perchè vorrebbe restare al suo posto fino al 2026, per completare il mandato e partecipare da sindaca a tutte le attività per l’ottocentesimo anniversario della morte di San Francesco. Il pressing continua, nel frattempo si scalda a bordo campo la deputata umbra di Avs Elisabetta Piccolotti
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Al vertice atlantico a Washington parte l’attacco «per difendere i nostri valori». Biden in crisi alla prova definitiva per le elezioni. Difesa aerea, F-16, sicurezza: l’Ucraina porta a casa tutto, ma non l’ingresso ufficiale nel Patto
Foto di gruppo al summit Nato di Washington - Ap
Convinzioni comuni. Secondo il presidente Biden è questo che ha tenuto la Nato unita negli ultimi 75 anni e non solo non è il momento di metterle in discussione ma, si legge tra le righe delle sue dichiarazioni, bisogna passare al livello successivo.
La Nato deve farsi mondo e tenere dall’Atlantico al Pacifico l’ordine che gli Usa hanno voluto erigere dopo la seconda guerra mondiale.
L’Ucraina è onnipresente, perché è il terreno di scontro con il nemico attuale russo, ma si deve evocare in ogni occasione il «pericolo cinese», giacché Pechino è il nemico futuro designato ed è stata al centro di molti discorsi sui rischi per il futuro dell’Occidente. «Perché ciò che accade oggi in Ucraina può accadere domani in Asia» ha dichiarato l’attuale segretario della Nato Jens Stoltenberg.
«Ciò che accade oggi in Ucraina può accadere domani in Asia»
L’Europa deve dare di più per scongiurare il temuto «effetto Trump», ovvero la possibile elezione del tycoon che esigerà dai Paesi dell’Ue molti più investimenti per la difesa, ma nel frattempo si annuncia il posizionamento di batterie di missili da crociera Usa in Germania.
E intanto si blandiscono i futuri alleati, il premier
Leggi tutto: Russia e domani Cina, missili in Europa… La Nato si fa mondo - di Sabato Angieri
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