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Ho raccolto e assemblato, poi sintetizzato, varie opinioni che ho scritto su Faceboox in questi ultimi tempi, a proposito della vicenda greco-europea. Vicenda importante per tutti i popoli dell'Europa. Alla fine tutto aiuta a capire che l' Europa di oggi, non è quella che mi piace. Ho potuto farlo avvalendomi – anche – di opinioni molto più autorevoli della mia.

Quella di Adolfa Merkel è la vendetta che si consuma sul popolo greco che ha osato ribellarsi, con il NO al referendum contro chi lo sta disossando di ciò che ha rimasto. Ormai solo pazienza e dignità.
L' Adolfa Merkel e chi la lascia fare non chiedono di far pagare il conto ai greci che hanno speculato, sprecato, rubato e dilapidato risorse pubbliche con la corruzione. NO! Chiedono ai lavoratori con i licenziamenti, ai pensionati con nuovi tagli sulle pensioni e ai consumatori con l'aumento dell' IVA, di sborsare l' ultimo sangue rimastogli.
Ora, coloro che hanno osteggiato la scelta democratica del referendum (anche quelli di casa nostra), si rendono conto che ciò che sta avvenendo contro la Grecia è assimilabile a ciò che avvenne in Spagna, con l' intervento dei fascisti italiani e nazisti, contro una repubblica democratica? Anche quel popolo aveva scelto un governo diverso e un modo diverso di governare.
Quando maila destra europea ha pensato che il punto di caduta per la vicenda greca fosse la questione eco-finanziaria? Lobiettivo vero era chiudere ogni possibilità che una forza della sinistra alternativa al liberismo andasse al governo di un Paese europeo.
Chiusura avvenuta con le complicità - gravi - della socialdemocrazia e dei partiti di centro (PD compreso). Il referendum greco è stato il "punto di rottura".
Senza referendum, Syriza sarebbe stata sconfitta dal suo stesso popolo. Ora lo sarà, se lo sarà, ma da un disegno antidemocratico esterno della destra europea. La sfida vera nell' Europa attuale è la sopravvivenza della democrazia o del suo contrario.
Un monito dunque. " Syriza deve morire". Questo il "manifesto" della destra. Un monito che riporta alla memoria una tragica frase detta dal fascismo italiano del secolo scorso su Antonio Gramsci.
"Questo cervello deve smettere di funzionare". Con le conseguenze conosciute.
Se l' Europa è un "club per forti" e non una unione, come dice N. Urbinati (Repubblica 13 luglio), e Renzi si illude di farne parte, non ha capito che viene considerato alla stregua del manovale che porta calce per una costruzione della quale non sarà mai co-proprietario. Gli italiani ne pagheranno le conseguenze. 
La debolezza di Tsipras è stata nel mollare la barra che lo metteva alla testa di un movimento europeo di radicale cambiamento dell’austerità impopolare a senso unico.
Il punto debole è nell'intesa che, oltretutto, non prende atto che il debito senza una sua ristrutturazione (riduzione della sua quantità, riduzione degli interessi e allungamento dei tempi per il rimborso), produrrà solo ulteriore stretta sull'economia. Un debito che non sarà rimborsabile per mancanza delle condizioni minime.
Per questa ragione di fondo, Tsipras, non doveva cedere al ricatto-capestro tedesco/centrodestra europeo.
Ciò che era stato nascosto della crisi politica dell' Europa, la vertenza greca lo ha messo in evidenza. Restano però tutti i nodi irrisolti. Questo è il nodo principale da sciogliere. Il fatto politico che aveva la funzione di affrontarlo, con lo strumento del confronto politico democratico, è ora soffocato.
Chi ha vinto e chi ha perso in Europa?
C'è un solo schieramento che può usufruire di vantaggi dalla conclusione della vicenda greco-europea: la destra populista anti-europea.
La sinistra resta in gioco ad una sola condizione: che organizzi una prova di cambiamento radicale. Le mezze misure sono già fallite con le mediazioni, subordinate alla destra, di Hollande/Renzi.
Occorre subito una nuova austerità, ma che toglie a chi ha lucrato con quella finora praticata e metta risorse e reddito su lavoro e welfare. Questo progetto può essere attuato solo dalla sinistra alternativa. Ma essa deve guadagnare il consenso con la proposta e la coerenza operativa.
Anche chi ha sconfitto Tsipras ha perso. Le "riforme" imposte alla Grecia, attuate o no che siano, sono destinate al fallimento come tutte le altre imposte finora. Non esistono condizioni materiali e oggettive per attuarle. Anche sul piano politico-morale, sono sconfitte. Sono mirate a far pagare il conto non a chi ha la responsabilità, ma agli innocenti.
Avere accettato le condizioni tedesche ha salvato solo la parte negativa dell' Europa.
Tsipras non ha salvato se stesso, non ha salvato il suo partito e il suo governo. Ha annullato un grande avvenimento di democrazia partecipata popolare. Sopratutto non ha contribuito al cambiamento dell' Europa: suo originale disegno politico.
Le responsabilità della conclusione della vicenda non è da distribuire nello stesso modo tra i ricattatori ed il ricattato. Sono responsabilità diverse: quella dei ricattatori e ignobile. In quanto all' "aiuto" che Tsipras avrebbe ricevuto dalla Francia e dall'Italia, equivale a quello che gli ho dato io. Cioè il nulla (anzi, meno ancora). Il risultato di questo “aiuto” è il medesimo di quello che è stato costretto ad accettare.

L' Europa ha ormai spezzato il filo con il suo popolo. Condivido l'opinione di Rodotà (16 luglio).
La vicenda greca ha ormai definitivamente sciolto gli interrogativi sul carattere della costruzione europea: supremazia tedesca (Merkel è solo un pedina) e quella di classe dei grandi industriali e speculatori della finanza.
Ma segna anche la scomparsa della socialdemocrazia europea. Le forze di centro non hanno più alcun segno distintivo programmatico che non sia identico quello della destra liberista. Le differenze conclamate sono solo affermazioni prive di peso politico.
C' è ormai, un "partito unico europeo".
La cessione di sovranità, come spesso si sente chiedere, senza l' affermazione del suo contenuto, favorisce solo chi sta al comando e allontana l' Europa dagli interessi del suo popolo. In ispecie quando tende a ridurne i poteri di partecipazione democratica.
Questo per riflettere ancora. La vicenda del popolo greco è la “nostra”. Non è mai persa se si combatte.

Germano Zanzi

 

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Solo chi non vuole vedere riuscirà a nascondere il significato del voto greco e ciò che esso comporta. Per chi ha condiviso il “no” e anche per chi lo ha osteggiato e ora non sa che pesci prendere.
Un significato doppio, perché diretto a due soggetti opposti: in primo luogo, ai popoli di tutta Europa, per dare prova che – quando lo si voglia – è possibile riconsegnare il diritto all'autodeterminazione e decidere secondo la convinzione dei propri interessi legittimi, oltre che umani. Ed in secondo luogo, a chi ha creduto che una politica che scarica sulle classi popolari e sui loro elementari diritti di vita gli errori di chi li ha governati ed è ancora sulla breccia a sostenere che quella politica possa essere ancora praticata. I greci hanno dato la prova che questa politica si può respingere e rovesciare. Ciò facendo, si ritrovano molti nemici, ma non certo tra la gente comune che si tiene informata. 
Un esempio che, secondo la Adolfa Merkel e i suoi tirapiedi anche italiani, va soffocato sul nascere. Sono questi i campioni del principio “la democrazia? Questa sconosciuta”. Perseguendo un disegno che rinnega e affonda i valori stessi dell'Europa. Cioè, una solidarietà fatta morire ancor prima di farla nascere. Ma si può definire “integrazione” una condizione che divide i cittadini in arricchiti da speculazione finanziaria e altri che si impoveriscono all' estremo per mantenere i privilegi dei primi? 
E' paradossale che la bella comitiva dei Paesi “riformisti” a senso unico, pretenda dal governo greco che esso stesso riproponga tutto il coacervo di provvedimenti che – il referendum – ha respinto. Tra l' altro, come ha detto lo stesso Tsipras al Parlamento europeo, i soldi che hanno costruito di fatto il debito greco, non sono andati al popolo, ma alle banche. Perché, allora, chiedere che sia il popolo a pagare? Chiunque abbia, o pretenda di avere, un minimo di buon senso e capacità di governo, non può non capire che sta portando questo Paese e questo popolo a due uniche alternative: l' umiliazione più brutale o, a scelta, la fine certa di una civiltà e di una convivenza, finite le quali, farebbero arrossire di vergogna tutti gli europei.
Questo sta emergendo attorno alla vicenda greca.
Si sta facendo di tutto, lecito e illecito, per soffocare uno spiraglio di democrazia e di sovranità popolare e per cambiare un governo eletto (quello sì) dal popolo.
Si è mai visto che governi dello stesso continente che hanno deciso di costruirsi in Unione, si pongano l'obiettivo di far cadere un altro governo della stessa Unione? Negli Usa, presi spesso ad esempio di democraticità, si è mai visto che un’autorità dell' Unione abbia fatto cadere un governatore democraticamente eletto, solo perché non condivide la politica del presidente? 
Siamo all'estremo dell'inverosimile di un governo (quello italiano) che spara a zero sul referendum prima che si svolga, per “insegnare” ai greci che devono votare sì, altrimenti è la fine per loro e per tutta l'Europa. Un popolo che ha reagito positivamente anche se sottoposto a ricatto-fame. A referendum svolto (si sa come è finita) Renzi tenta di far la voce grossa (quando però non lo sente nessuno) e scopre che per la situazione greca “va cercata una soluzione”. Ma che bella scoperta. Perché non lo ha detto subito. Sapete quante sofferenza si sarebbero evitate?
Ma è mai possibile che gli italiani siano destinati ad avere governanti di questo spessore?
Chi ci sarà a governare l'Italia, quando la stessa umiliazione chiesta oggi ai greci, sarà chiesta agli italiani?
Ancora Renzi o suoi simili?
Non è una bella prospettiva. 

Germano Zanzi

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Sono qui stasera in piazza a Ravenna a manifestare in appoggio a Tsipras e per salvare l’Europa sostenendo il popolo greco. Mi auguro sinceramente e ardentemente che il NO prevalga e che i governanti europei, oramai chiaramente incapaci di una visione, incapaci di comportarsi da statisti, siano costretti a trattare un piano di aiuti alla Grecia che preveda un abbattimento, quanto meno parziale, del debito e consenta alla Grecia di vedere un possibile sbocco positivo ai suoi sacrifici che durano ormai da più di cinque anni. Tutti gli economisti, non solo quelli contrari al neoliberismo e perfino il FMI sostengono unanimemente che la Grecia non potrà MAI ripagare il debito quali che siano le misure di austerità o di crescita che verranno adottate.
Insomma è chiaro da che parte sto.
Ma non mi sentirei a posto con la mia coscienza, con le cose che vado dicendo da dieci anni per conto del Comitato in difesa della Costituzione e che ho cercato per più di trent’anni di comunicare ai miei studenti, se oggi, prima di sapere come la partita andrà a finire, non manifestassi pubblicamente le mie perplessità sull’uso che in Grecia si sta facendo dello strumento referendario.
Premetto che condivido sul piano politico la decisione di Tsipras di rivolgersi al corpo elettorale nel momento in cui si tratta di prendere una decisione storica che riguarda il futuro del suo Paese e che va ben oltre il mandato elettorale ricevuto dal suo partito. Syriza alle elezioni politiche del 2015 ha conseguito poco più del 36% dei voti ed è quindi ben lontano dal rappresentare la maggioranza assoluta dei greci; il governo di Tsipras inoltre ha una composizione assai eterogenea, frutto di una scelta tattica più che di un’alleanza strategica. In sostanza ritengo che Tsipras dal punto di vista politico abbia fatto una scelta giusta, molto rischiosa ma coraggiosa, e democraticamente fondata.
Ciò non di meno un referendum convocato dal capo del Governo, con una sola settimana di campagna elettorale, con un quesito abbastanza nebuloso e comunque vago ed impreciso, con attori politici esterni che influenzano abusivamente (o ricattano senza pudore) gli elettori, dalle banche chiuse, alla campagna elettorale diretta della

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Caro PD, ti scrivo.
Siccome è bene informarsi prima di prendere decisioni importanti (tipo, per dire, votare), ho letto il programma del Partito Democratico di Faenza per le prossime elezioni amministrative. 
Più di quel che c'è, colpisce quel che manca. 
Non una parola sui diritti civili (di tutti i faentini e le faentine, non solo di una parte), non una parola sulla svendita del patrimonio immobiliare del Comune (Case Manfredi, gioiello cinquecentesco e neoclassico, dice nulla?), non una parola su una prospettiva di sviluppo differente da quelle (fallimentari) già sperimentate negli ultimi anni. Un programma piuttosto carente sul versante del coraggio, come minimo. 
Ma forse mi sbaglio, ci illumini Giovanni Malpezzi: cosa intende fare in materia di coppie di fatto e seconde generazioni? Cosa intende fare per rivalutare il centro storico e gli immobili bene comune, al di là dei buoni propositi dei vari Rue da sempre disattesi? Cosa intende fare a proposito della vendita delle azioni Hera di competenza comunale, anticamera di una privatizzazione dell'acqua pubblica sulla quale i cittadini si sono già chiaramente espressi tramite referendum?
Su questi e altri temi non c'è una parola che sia una, all'interno del programma del suo partito e della sua amministrazione. E ancora: poco e nulla sul turismo, potenziale volano di crescita per la nostra

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Gentile direttore, 
oggi 25 Aprile 2015 ho partecipato alla commemorazione della liberazione nel settantesimo anniversario.
Sono arrivata in piazza venendo da corso Garibaldi e il primo banchetto che mi si è parato davanti agli occhi è stato quello di forza nuova i cui predecessori degli attuali militanti erano quelli che distribuivano botte e olio di ricino a gogò.
Come dire che stavano alla commemorazione come il diavolo e l'acqua santa.
Arrivata in piazza con mio grande stupore mi sono accorta che la piazza, denominata “del popolo”, era completamente occupata dai banchetti del mercato oltre che da quelli delle forze politiche che facevano campagna elettorale.
La cerimonia si è svolta in un piccolo spazio sotto la torre dell'orologio nella confusione e nel via vai più totale fra gente che faceva shopping ed era anche piuttosto irritata dall'intrusione del piccolo drappello.
Poi ci siamo trasferiti a fianco dello scalone del comune per scoprire una lapide che commemora un martire della liberazione.
Abbiamo dovuto fare una sorta di slalom fra banchetti, biciclette, gente scocciata che non poteva circolare

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Il 25 aprile quest'anno assume un particolare significato, poiché si celebrano i 70 anni dalla liberazione dal nazifascismo. Tuttavia in questi giorni si sono registrate diverse manifestazioni ed iniziative nel territorio da parte del movimento di estrema destra forza nuova (le minuscole sono volute). Queste manifestazioni svolte a Ravenna e Forlì si sono caratterizzate per il noto spirito razzista, xenofobo e antidemocratico, in particolare individuando nei migranti il capro espiatorio di tutti i problemi del nostro Paese. Ciò risulta particolarmente odioso se si pensa all'ultima strage di uomini, donne e bambini che hanno perso la vita a centinaia nei giorni scorsi nel Mediterraneo per sfuggire a guerre, povertà e carestie. 
Il culmine di queste iniziative viene toccato proprio oggi, a 70 anni della Liberazione dell'Italia dal nazifascismo nella nostra città. Infatti oggi forza nuova ha deciso di organizzare la propria presentazione della lista elettorale, dal titolo “Faenza ai faentini”.
Una provocazione bella e buona, condita dalla presenza del loro segretario nazionale. Forse a questi eredi del fascismo, sfugge che oggi più degli altri giorni, invece di organizzarsi dovrebbero riflettere sulla loro definitiva sconfitta. O forse proprio perchè consapevoli della loro marginalità storica e politica hanno deciso, è proprio il caso di dirlo, di rintanarsi al ristorante la tana del lupo. 
Nonostante il carattere privato dell'iniziativa, ragione per cui non è possibile organizzare nessun presidio democratico in prossimità del ristorante, non può sfuggire la gravità di questa provocazione ed invitiamo la cittadinanza democratica ed antifascista di Faenza a farsi parte attiva. Ovvero a manifestare in ogni occasione in cui è possibile, il proprio dissenso in maniera pacifica e democratica proprio come è avvenuto in occasione della manifestazione omofoba di sabato scorso delle sentinelle in piedi, che ha visto gli esponenti locali di forza nuova fare da spettatori interessati, ovviamente dalla parte opposta dei contromanifestanti. Faenza è dei cittadini democratici ed antifascisti! 
Inoltre vogliamo rimarcare come la xenofobia, il razzismo e l'intolleranza verso persone che provengono da altri Paesi, non fanno altro che soffiare sul fuoco dell'odio e del risentimento sociale. Al contrario, chi scrive pensa che le attuali politiche migratorie italiane ed europee ,basate su proibizionismo e repressione, vadano una volta per tutte sostituite da politiche più pragmatiche di governo dei flussi migratori e che la conoscenza ed il rispetto reciproco siano le basi per la costruzione di una società più giusta e solidale, a prescindere dal colore della pelle dei cittadini che la compongono.
Ci preme infine ancora una volta ricordare come il fascismo ed il nazismo si diffusero anche grazie alla sottovalutazione dei cittadini e delle nazioni democratiche del tempo. Per questo far finta di niente ed ignorare potrebbe essere molto pericoloso. Infatti è molto labile il confine tra chi ignora e tra chi è indifferente e, come ci insegna Gramsci, il partigiano odia gli indifferenti. 
Viva il 25 aprile!
Viva la Resistenza!

Andrea Mingozzi

 

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