Pochi «ritocchi» non fanno la differenza. Il governo discute la nuova bozza Calderoli sull’autonomia che domani approda in Cdm. Per i leghisti «sarà una festa». A pagare il conto sarà il Meridione. E la legge di bilancio taglia posti di lavoro nella scuola del Sud
Il decreto sull’«autonomia differenziata» che realizzerà la «secessione» delle «regioni ricche» da quelle «povere» è stato «ritoccato» in una riunione del governo (chiamata «pre-consiglio») e sarà approvato «in maniera preliminare» da un consiglio dei ministri domani. Un’espressione singolare per dire che il testo avrà bisogno di essere riesaminato in un altro consiglio dei ministri.
QUESTA FRETTA si spiega con le elezioni regionali in Lombardia. La Lega ha bisogno di mandare un segnale di vita in una corsa dove sta arrancando. Fratelli d’Italia rischia di diventare il primo partito della regione domenica 12 febbraio. Per un pugno di voti, e per riprodursi come partito, si spacca il paese, si creano venti piccoli staterelli regionali, si dà un colpo mortale al Welfare agonizzante, tra i più ingiusti d’Europa. Non a torto il decreto è stato soprannominato «Spacca Italia».
PER TENERE UNITI i partiti post-fascisti e leghisti che la pensano in maniera diametralmente opposta sull’«autonomia», ieri il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha rinfocolato l’interesse di Fratelli d’Italia per il presidenzialismo. Per questo ha rinnovato il patto
Commenta (0 Commenti)Alfredo Cospito trasferito a Milano e ricoverato nel carcere di Opera, resta però al 41 bis. Il consiglio dei ministri affronta il caso ma se ne lava le mani. «Si deciderà nelle sedi appropriate», cioè le Corti. Per il governo di destra-destra torna il «pericolo anarchico per lo Stato»
Alfredo Cospito in una foto del 2013 - foto Ansa
Il copione è noto e sperimentato: l’aggravarsi delle condizioni di salute di Alfredo Cospito sollecita un intervento per salvarne la vita (revoca, quantomeno interlocutoria, del regime di 41 bis); intervengono in parallelo manifestazioni di anarchici caratterizzate da scontri con la polizia e attentati di matrice analoga (così, almeno presentati); il Governo e la maggioranza parlamentare fanno quadrato affermando che lo Stato non può cedere al ricatto e cercando così di chiudere con una pietra tombale (nel senso letterale del termine) la vicenda. La sequenza degli argomenti è suggestiva ma del tutto infondata.
Primo. I protagonisti della vicenda sono
Leggi tutto: Cospito, è urgente un provvedimento del ministro - di Livio Pepino
Commenta (0 Commenti)IL LIMITE IGNOTO. Europe for Peace: per l’anniversario dell’invasione russa, il 24 febbraio, in piazza in tutta Italia e in Europa
Manifestazione per la pace - LaPresse
Le recenti notizie sulla guerra in Ucraina destano non poche preoccupazioni. Come ha sottolineato lucidamente Francesco Strazzari sul manifesto siamo di fronte a un’escalation prevedibile nella sua inesorabile inerzia, ma i cui esiti sono davvero incerti: una guerra che si autoalimenta. Grazie anche a un continuo innalzamento dell’asticella militare: ciò che poche settimane fa era escluso e ritenuto pericoloso oggi è «una necessità alla quale non ci si può sottrarre». In troppi continuano a vedere solo orizzonti di «soluzione» militare, un mantra debordante sia nei media che nella politica a cui però molti sembrano resistere.
EPPURE, NONOSTANTE il martellamento, un recente sondaggio ha dimostrato ancora una volta la prevalenza nel nostro Paese di un disaccordo con l’invio di armi all’Ucraina. E una rilevazione promossa da Greenpeace evidenzia come la maggioranza (il 55%) degli italiani sia contraria al previsto aumento in spesa militare, con solo il 23% a favore. Dati che indicano come le azioni degli ultimi mesi a sostegno di pace e diplomazia di una larga fetta della società civile si possano considerare come espressione
Leggi tutto: «La pace è la vittoria di cui abbiamo bisogno» - di Francesco Vignarca *
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«MAI PIÙ». La memoria della Shoà è per raccogliersi nel lutto, per trasmettere la conoscenza dell’orrore assoluto, per il dovere pedagogico di formare le nuove generazioni perché formino anticorpi contro l’antisemitismo, il razzismo, l’antiziganismo, contro l’odio per le minoranze e le alterità e perché guardino al loro simile come ad un fratello
Ogni anno come nel succedersi delle stagioni, da vent’anni a questa parte, arriva la breve ma densa stagione della memoria. La memoria della Shoà è per raccogliersi nel lutto, per trasmettere la conoscenza dell’orrore assoluto, per il dovere pedagogico di formare le nuove generazioni perché formino anticorpi contro l’antisemitismo, il razzismo, l’antiziganismo, contro l’odio per le minoranze e le alterità e perché guardino al loro simile come ad un fratello. Questo è ciò che ci aspetteremmo dal «Giorno della Memoria». Ma da alcuni anni, per la verità già dopo un lustro dalla sua istituzione, ho cominciato a provare un crescente disagio verso le modalità della sua celebrazione che si svolge con un alluvione ridondante di retorica, di falsa coscienza e di ignobile
Leggi tutto: Il momento del dovere e della coscienza - di Moni Ovadia
Commenta (0 Commenti)Quattro prigionere, nel 1944, fecero esplodere un crematorio del campo di sterminio. Ricordiamo la forza e il coraggio di quella rivolta
L'ideologia nazista teorizzava la necessità di sterminare tutti gli ebrei, senza differenza di genere o di età. Alcuni campi di concentramento furono destinati appositamente alle donne: a Ravensbrück ne furono incarcerate più di 100 mila, ad Auschwitz II si trovavano principalmente prigioniere e una zona femminile era presente anche a Bergen-Belsen. Ma benché sia drammaticamente noto che anche le donne furono vittime della persecuzione e dello sterminio nazista, quello che molte e molti ignorano è la brutalità che fu loro riservata e che, in parte, derivava dalla possibilità a loro concessa di concepire e generare figli ebrei. Per questa stessa ragione, le donne ebree in gravidanza venivano quasi sempre destinate ai campi di sterminio, dove erano condotte prontamente nelle camere a gas: questo trattamento le obbligava a nascondere il loro stato, per non essere costrette ad abortire o per non essere uccise.
Leggi tutto: Le donne che fecero esplodere Auschwitz - di Lara Ghiglione
Commenta (0 Commenti)Il braccio di ferro è finito. Prima Scholz e poi Biden annunciano: invieremo in Ucraina i nostri tank, sia i Leopard che gli Abrams (ancora da costruire). Il consigliere presidenziale ucraino Podolyak: «Un’escalation è inevitabile». La guerra fa un altro balzo in avanti
CARI ARMATI. Prima il sì di Scholz, poi quello di Biden che prima sente gli alleati «Non è un’offensiva contro Mosca», ma Mosca non reagisce bene
Un carrista ucraino nel Donetsk - Epa/Oleg Petrasyuk
Cadono insieme il tabù tedesco sui Leopard e il veto americano sugli Abrams dopo una settimana di scontro frontale fra il governo Scholz e l’amministrazione Biden. Ora è ufficiale: la Germania invierà all’esercito ucraino 14 Leopard-2 della Bundeswehr entro la fine di marzo e in più concede il nulla-osta per la consegna degli altri 61 messi a disposizione degli alleati Nato. In cambio gli Usa metteranno i cingoli sul terreno fornendo a Kiev 31 Abrams-M1, non appena General Dynamics li avrà costruiti.
Con questo «grande successo politico», per dirla con le parole del vicecancelliere Robert Habeck, crolla l’ultimo argine all’escalation militare senza limiti e
Leggi tutto: Più guerra per tutti, panzer e tank insieme in Ucraina - di Sebastiano Canetta
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