RIFORME. Parte alla camera dei deputati il disegno di legge sull’autonomia differenziata firmato da Calderoli, proprio mentre la maggioranza sembrerebbe essere in dirittura di arrivo sulla riforma costituzionale del premierato. Si […]
Roberto Calderoli e Giorga Meloni - Ansa
Parte alla camera dei deputati il disegno di legge sull’autonomia differenziata firmato da Calderoli, proprio mentre la maggioranza sembrerebbe essere in dirittura di arrivo sulla riforma costituzionale del premierato. Si precisano dunque contenuti e tempi della nuova Italia vagheggiata dalla destra di governo.
Al voto finale sull’autonomia di Calderoli si giungerà probabilmente prima delle elezioni europee di giugno, e le opposizioni non potranno – per un regolamento che non consente un ostruzionismo insuperabile – impedirlo. Il massimo impegno rimane però indispensabile, perché potrà fornire argomenti per il contrasto al disegno leghista dopo l’approvazione, ad esempio con ricorsi alla Corte costituzionale. Non ci aspettiamo che le opposizioni fermino la legge ma che combattano in prima linea sì.
Gli argomenti non mancano. Si punta a un’Italia di regioni speciali, stravolgendo l’assetto vigente del rapporto tra lo stato e le regioni. Cos’è in fondo l’autonomia in salsa leghista se non la specialità della singola regione, diversa nella forma ma nella sostanza analoga a quella delle regioni in senso tecnico speciali? In entrambi i casi l’autonomia si sottrae alla legge ordinaria e al referendum abrogativo. Ma dobbiamo ricordare che la Consulta dichiarò costituzionalmente illegittima la legge regionale che prevedeva il quesito referendario «vuoi che
Leggi tutto: La nuova Italia disegnata dalla destra - di Massimo Villone
Commenta (0 Commenti)Ilaria Salis in catene? «Accade in vari paesi, anche occidentali». Meloni difende Orbán e rinsalda l’asse sovranista. Il premier ungherese rivela: «Dopo le europee pronto a entrare nel gruppo dei conservatori». Quello della leader italiana
ME NE FREGO. La premier a Bruxelles: «Le catene? Si fa in tanti stati occidentali». Si cementa il patto sovranista: l’ungherese entrerà nei Conservatori. l partito Fidesz dovrebbe aderire al gruppo Ecr dopo le elezioni europee
Giorgia Meloni arriva al Consiglio europeo straordinario
Sono leader pragmatici, Giorgia Meloni e Viktor Orbán. Uniti, nella buona e nella cattiva sorte, dall’obiettivo di prendere tempo fino alle europee, quando l’Ue assumerà un volto più simile al loro. Imperativo non inciampare, sia che quell’inciampo si chiami Ilaria Salis, sia che quell’inciampo si chiami Ucraina. Il vertice dei leader, che vedeva il despota dell’Est sul banco degli imputati, ha inizio a notte fonda, all’hotel Amigo, nel cuore di Bruxelles. È lì che Meloni intavola la trattativa con Orbán. Aiuti a Kiev ed elezioni europee è il menu della serata bagnata di champagne.
SALIS È SOLO UN PICCOLO incidente della storia. A una manciata di ore dall’incontro, Budapest pubblica la sua versione dei fatti: la militante antifascista detenuta a Budapest da quasi un anno e apparsa in guinzaglio in tribunale nei giorni scorsi è accusata di reati gravi e le misure adottate nel procedimento sono adeguate alla gravità dell’accusa del reato commesso. L’indignazione suscitata dalla vicenda non è altro che un attacco orchestrato da media e attivisti di sinistra per danneggiare le buone relazioni politiche tra Budapest e Roma. Orbán porta quella versione dei fatti al drink con Meloni. «Ho raccontato il caso nei dettagli. Le ho detto che la magistratura non dipende dal governo, ma dal Parlamento. L’unica cosa che sono legittimato a fare è fornire i dettagli del suo trattamento in carcere ed esercitare un’influenza perché abbia un equo trattamento. Tutti i diritti – giura Orbán – saranno garantiti». A Meloni quella versione convince. «Certo, le immagini di Ilaria Salis in manette impattano, ma accade in diversi Paesi, anche occidentali» spiega la premier che scagiona così
Commenta (0 Commenti)La protesta degli agricoltori irrompe sulle elezioni europee. L’estrema destra cavalca il malcontento, il sovranista Lollobrigida si barcamena. La Commissione Ue, dopo aver smontato il Green Deal, ora concede una deroga sui terreni a riposo. Oggi manifestazione a Bruxelles
LA PROTESTA. La Commissione Ue introduce deroghe all’obbligo di mantenere i terreni a riposo. Nel mirino i negoziati sull’accordo con Mercosur
Gli agricoltori francesi bloccano un’autostrada foto Ansa
Oggi i trattori degli agricoltori belgi, con delegazioni da Francia, Germania, Olanda e Italia con Coldiretti in rinforzo, accoglieranno i 27 capi di stato e di governo a Bruxelles, riuniti per il Consiglio straordinario dedicato ai finanziamenti all’Ucraina, 50 miliardi rimasti in forse a dicembre a causa dell’opposizione ungherese. L’Eliseo ha annunciato un incontro tra Emmanuel Macron e Ursula von der Leyen sulla crisi agricola. Ieri, il ministro dell’agricoltura francese, Marc Fesneau, è andato a Bruxelles per «gestire le emergenze».
LA COMMISSIONE comincia a rivedere alcune regole: sulle terre da lasciare a riposo, destinate a proteggere la biodiversità – in principio il 4% per ottenere i versamenti Pac (la nuova politica agricola comunitaria), regola sospesa nel 2022 in seguito all’aggressione dell’Ucraina e rimessa in vigore da gennaio – oggi verrà annunciato un passo indietro, prolungando la deroga fino al gennaio del prossimo anno. La Francia ha inoltre presentato un progetto, approvato da una decina di paesi, che prevede di sostituire il 4% a riposo con l’impegno a destinare il 7% del totale a coltivazioni favorevoli alla biodiversità (leguminose) o a stagni o siepi, a scelta del coltivatore.
La Commissione, che intende confermare a giugno, per un altro anno, le esenzioni dai dazi e dalle quote per l’import dei prodotti agricoli ucraini, ha dichiarato ieri di essere pronta a
Commenta (0 Commenti)AMARCORD GIALLOROSSO. Reunion ieri alla Camera per il libro sul Covid dell'ex ministro Speranza. Che provoca l'avvocato: su Trump mi hai fatto rizzare i capelli. La leader Pd: l’intesa si può trovare. L’avvocato in retromarcia su The Donald gela la platea: no a cartelli elettorali, ci sono ostacoli da rimuovere. Bersani: se si continua a rinfacciarsi il passato Meloni resta al governo
Giuseppe Conte e Elly Schlein - LaPresse
C’eravamo tanti amati, a patto che a palazzo Chigi sedesse Giuseppe Conte. Che non ha affatto messo da parte l’idea di tornarci, e questo è forse il succo di due ore di incontro ieri alla Camera con Elly Schlein e Roberto Speranza. Occasione: la presentazione del libro dell’ex ministro della Salute, «Perché guariremo» (Solferino), una sorta di diario politico dell’emergenza Covid.
PER L’OCCASIONE C’È QUASI tutta la sinistra che ha flirtato con Conte, da Bersani a D’Alema e Franceschini, e poi altri ministri di quel governo, Provenzano, Amendola. E ovviamente Schlein, con il chiaro obiettivo di irretire il recalcitrante avvocato in una futuribile coalizione. Sono tutti arrabbiati per il mezzo endorsement dell’avvocato a Trump, che rovina il clima da amarcord giallorosso. A sorpresa, è il timido Speranza a tirare fuori il discorso: «Giuseppe, quando ti ho sentito domenica sera parlare di The Donald in tv mi si sono rizzati i capelli in testa!».
Lui incassa con evidente fastidio. Si parla della gestione Covid, baci e abbracci, i due gestori dell’emergenza mostrano il petto alle destre (più Renzi) che li vogliono incastrare con la commissione parlamentare. «Mi fanno pena», altro fendente di Speranza. «Sarà un boomerang per chi l’ha proposta gli fa eco “Giuseppi”. Che, sotto gli occhi vigili di Bersani e D’Alema, fa una mezza retromarcia su Trump: «Non ho mai detto che lui e Biden sono sullo stesso piano, ci sono più similitudini tra noi e Biden, ho solo detto che se torneremo al governo (cioè lui premier, ndr) dovremo avere buoni relazioni con il presiedente Usa, chiunque sia». Mezzo sollievo in sala. «A me si rizzando i capelli quando vedo un Pd bellicista, e che rinnega la transizione ecologica con gli inceneritori, infilandoci le dita negli occhi. Non siamo qui per farci delle provocazioni».
IL MOMENTO SI FA GRAVE, Conte accusa
Leggi tutto: Pressing Schlein, Conte nicchia: «Per la coalizione serve tempo» - di Andrea Carugati
Commenta (0 Commenti)Legata ai polsi e ai piedi, una cintura stretta in vita, un guinzaglio di catena, Ilaria Salis è comparsa davanti al tribunale di Budapest. Da un anno è in carcere in condizioni terribili. Accusata di lesioni lievissime, rischia 11 anni. Il governo italiano, amico di Orbán, non chiede l’estradizione ma solo di non infierire
IL CASO . A Budapest comincia il processo contro l’antifascista italiana. La procura contro la scarcerazione. La nuova udienza tra 4 mesi
Ilaria Salis con i ceppi ai piedi nell’aula di Budapest - Ansa
Prima si sente il rumore di catene che si trascinano per terra. Poi si apre il portone e il primo a entrare è un agente dei reparti operativi della polizia ungherese: divisa mimetica chiara, pistola al fianco, passamontagna in testa. Seguono gli imputati: manette ai polsi, schiavettoni alle caviglie e una cintura di cuoio stretta in vita da cui parte un guinzaglio. È così che il signor Giuseppe Salis e sua moglie Roberta Benevici hanno potuto rivedere Ilaria, la loro figlia: «Come un animale». L’ultima volta era a metà novembre, in carcere, da dietro un vetro, con una cornetta per parlare. Lei li guarda, allunga lo sguardo fino agli amici milanesi seduti nelle retrovie, e sorride. Un modo per resistere alle terrificanti condizioni a cui è sottoposta in carcere, tra spazi angusti, topi, scarafaggi, cimici, cibo di infima qualità, costrizioni e restrizioni che fanno inorridire mezza Europa ma non ancora abbastanza il governo italiano.
ILARIA Salis, 39 anni, di professione maestra, è sotto processo a Budapest con l’accusa di aver preso parte all’aggressione di tre neonazisti lo scorso febbraio, nel periodo del Giorno dell’onore, l’appuntamento che, dalla metà degli anni ’90 in poi, richiama nostalgici da tutto il continente per commemorare le gesta delle SS che combattevano contro l’Armata Rossa. Non solo, per gli investigatori Salis farebbe parte di un’organizzazione chiamata Hammerbande, già al centro di svariate indagini in Germania e bollata a volte come estremista e a volte come terrorista. Da qui l’enormità del patteggiamento che le è stato proposto: 11 anni di prigione. Lei però si è sempre dichiarata innocente e lo fa anche in
Commenta (0 Commenti)Oltre quattro miliardi di persone andranno a votare nel 2024 e troppe sono le elezioni che non saranno libere. La mappa dei Paesi più a rischio
Oltre 4 miliardi di persone in 76 Paesi di tutto il mondo saranno chiamati alle urne in questo 2024. Un’ondata elettorale che mai prima si era vista nella storia, determinante per il futuro democratico globale e, in questo campo, le preoccupazioni non mancano.
I timori su di una rilevante deriva a destra al termine di questa tornata elettorale sono supportati anche dalle valutazioni dell’Economist intelligence unit, secondo le quali ci saranno votazioni pienamente libere ed eque in 43 Paesi, mentre altri 28 non soddisfano le condizioni essenziali per un voto democratico. L’indagine del Democracy Index, pubblicata dall’Economist, si basa su cinque criteri per classificare lo stato di salute della democrazia in 167 paesi del mondo: processi elettorali e pluralismo, funzionamento del governo, partecipazione politica, cultura politica democratica e libertà civili. “Più di un terzo della popolazione mondiale è soggetta a un regime autoritario, mentre solo il 6,4% gode di piena democrazia”, è la conclusione più
Leggi tutto: L’ondata elettorale che fa tremare la democrazia - di SIMONA CIARAMITARO