Ormai 12mila le vittime del sisma in Anatolia, Erdogan si presenta sulle macerie, chiede unità ma blocca i social. Ha resistito a crisi, inflazione e corruzione, ma le case che crollano in un istante lo mettono davvero in difficoltà, cresce la rabbia dei turchi (e dei siriani)
Un appello di aiuto del Congresso Nazionale del Kurdistan
SIRIA/TERREMOTO. Intervista a padre Haroutioun. «Facciamo la nostra parte per aiutare chi ha perduto tutto ma non basta. Senza la fine delle sanzioni non sarà possibile fare di più per la popolazione»
La torre del castello di Aleppo - Haroutioun
Aleppo città martire, colpita da bombardamenti durante la guerra in Siria e ora devastata delle tre scosse di terremoto che hanno ucciso migliaia di persone e distrutto decine di migliaia di edifici nella Turchia meridionale e nel nord-ovest della Siria. La popolazione della seconda città siriana per importanza, nota per la sua bellezza e una lunga storia, lotta per sopravvivere e superare questa nuova dura prova. Accanto alle Ong e alle autorità locali, anche le Chiese cristiane partecipano all’assistenza degli abitanti gettati dal sisma nella disperazione. Ad Aleppo è presente anche il nunzio apostolico in Siria, il cardinale Mario Zenari. Ieri abbiamo raggiunto al telefono ad Aleppo padre Haroutioun, un francescano impegnato negli aiuti ai terremotati, per avere un quadro della situazione
Commenta (0 Commenti)Oltre 7.200 morti accertati, la vita di 23 milioni di persone sconvolta, città rase al suolo su entrambi i lati del confine che divide la Turchia dalla Siria. Il terremoto non fa distinzioni, la macchina degli aiuti sì: solo il mondo arabo si mobilita per i siriani
I soccorsi occidentali vanno in Turchia, pochissimi in Siria che è sotto le sanzioni europee e americane. In Occidente le ambasciate siriane sono chiuse e Biden non cita Damasco sul sisma
Operazioni di ricerca tra le macerie di un edificio crollato a seguito del sisma che ha colpito la Siria - Ap
In questa tragedia immane la geopolitica della solidarietà si è spaccata in due. Tutti i soccorsi occidentali che si stanno approntando vanno in Turchia, pochissimi, raggiungono la Siria. In Occidente le ambasciate siriane sono chiuse, nulle le relazioni diplomatiche mentre le sanzioni europee e americane sono pervasive, il presidente degli Stati uniti Joe Biden non cita nemmeno la Siria nel suo discorso sul terremoto: neppure questa tragedia smuove la livorosa politica occidentale. Solo minoranze, laiche, cristiane, musulmane, qui rivolgono un pensiero a quel Paese ed è Sant’Egidio, non la politica, a chiedere la sospensione dell’embargo a Damasco.
La Siria vive almeno tre contemporanee tragedie: la guerra civile, che continua – come permane la presenza militare straniera – quella del terremoto e l’abbandono occidentale, colmato solo parzialmente dagli aiuti di russi, iraniani, iracheni, che sostengono al potere Bashar Assad.
A TUTTO QUESTO si aggiunge la chiusura delle frontiere dal lato siriano controllato dalla Turchia, che ospita circa tre milioni di profughi siriani, e ha appena proclamato lo stato
Commenta (0 Commenti)Oltre 3mila le vittime del sisma che ieri ha devastato il confine tra Turchia e Siria, ma il numero dei morti è destinato a crescere. Colpita la zona dove da anni sopravvivono decine di migliaia di profughi siriani. Le responsabilità del governo sul dilagare dell’edilizia senza regole e sugli allarmi inascoltati
TERREMOTO. Speculazione edilizia e urbanizzazione sfrenata in un’area a fortissimo rischio sismico. Parla Huseyin Alan, presidente dell’ordine degli Ingegneri geologici turchi
La Turchia, nelle prime ore del 6 febbraio, è stata colpita da uno dei terremoti più grandi della sua storia, con una potenza pari a 7.7 della scala Richter. Sono state colpite dieci città e centinaia di villaggi nel sud est del Paese. Nelle ore successive un secondo terremoto ha colpito la stessa zona, stavolta secondo i sismografi la potenza era di 7.4.
L’epicentro del terremoto sarebbe la città di Maras, e i principali centri colpiti in modo pesante sono Antep, Urfa, Diyarbakir, Adana, Hatay, Kilis e Adiyaman. Si tratta di una zona popolata da circa tre milioni di persone e si trova al confine siriano e iracheno. Infatti anche dall’altra parte del confine, sul territorio siriano, ci sono numerose vittime: poche ore dopo i terremoti i morti erano già più di 1.500.
In un comunicato stampa, il Sindacato dei Lavoratori dell’Impiego Pubblico (Kesk), a proposito delle cause di questo bilancio tragico sottolinea come sia molto diffusa in tutto il Paese la cultura della speculazione edilizia insieme a una sfrenata urbanizzazione, frutto di un rapido abbandono delle
Leggi tutto: «L’allarme dei geologi non è stato ascoltato» - di Murat Cinar
Commenta (0 Commenti)RIFORME. La legge Calderoli è di rango ordinario, dunque non può pretendere di stabilire come il parlamento dovrà approvare un’altra legge ordinaria, quella che recepirà l’accordo stato-regione
Che cos’è l’autonomia regionale differenziata?
È la facoltà attribuita alle regioni ordinarie di aumentare le proprie competenze normative e gestionali in ambiti oggi disciplinati e amministrati dallo Stato. Tale facoltà non era prevista nella Costituzione del 1948, è stata introdotta dall’articolo 116, comma 3 della Costituzione modificato nel 2001.
In quali materie le regioni possono aumentare le loro competenze?
In molte materie, tra cui: sanità, istruzione, università, ricerca, lavoro, previdenza, giustizia di pace, beni culturali, paesaggio, ambiente, governo del territorio, infrastrutture, protezione civile, demanio idrico e marittimo, commercio con l’estero, cooperative, energia, sostegno alle imprese, comunicazione digitale, enti locali, rapporti con l’Unione europea. Sono coinvolte le principali leve attraverso cui la Repubblica è chiamata a realizzare l’uguaglianza in senso sostanziale: di qui il rischio per la tenuta dell’unità del Paese.
E come devono fare le regioni per ottenere queste competenze?
L’articolo 116, comma 3, dispone che la regione raggiunga un’intesa con lo Stato e che poi tale intesa sia recepita in una legge approvata dal Parlamento a maggioranza assoluta. C’è però un problema: la trattativa tra regione e Stato è
Leggi tutto: Domande e risposte su un’autonomia incostituzionale - di Francesco Pallante
Commenta (0 Commenti)Il consiglio dei ministri dà il via libera al Ddl Calderoli sull’Autonomia differenziata. La Lega esulta e pensa alle regionali in Lombardia. Il no dei governatori del sud. Pd e Cgil promettono barricate: «Spacca l’Italia». Il Gimbe: «Colpo di grazia al Sistema sanitario nazionale»
LO SPACCONE. Il governo Meloni vara il progetto di«autonomia differenziata», la Lega pensa alle regionali in Lombardia. Tempi lunghi per la misura-bandiera di Roberto Calderoli e di Matteo Salvini. A giugno in arrivo un decreto sul presidenzialismo. Contro lo spezzatino delle destre opposizioni e Cgil sulle barricate e annunciano mobilitazioni. Cuperlo: (Pd): "Ora siamo tutti contro questo progetto, Bene. Ma ricordiamoci che nel 2001 la riforma del Titolo V della Costituzione l'ha votata il centro-sinistra. Cerchiamo di non fare più pasticci"
Il ministro per gli affari regionali Roberto Calderoli (Lega) - Ansa
Il primo passo per la creazione di un paese arlecchino è stato fatto ieri dal governo Meloni che ha approvato, tra gli applausi degli astanti in consiglio dei ministri, il ddl Calderoli sull’autonomia differenziata. Il cammino del provvedimento sarà lungo, accidentato e non scontato. Produrrà urti e frizioni in una maggioranza a vocazione nazionalista che, con Fratelli d’Italia, aspira a dare il colpo finale alla forma di governo parlamentare e a istituire il presidenzialismo, anche se non ha ancora capito quale. La ministra per le riforme Casellati ha promesso ieri un testo entro giugno. Il presidenzialismo è il pegno da pagare a Fratelli d’Italia all’autonomia differenziata concessa alla Lega.
UN ANNUNCIO delle difficoltà è stato visto ieri alla conferenza stampa organizzata al termine del Consiglio dei ministri. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni non
Leggi tutto: Via alla secessione dei ricchi, per ora è un lancio elettorale - di Roberto Ciccarelli
Commenta (0 Commenti)La premier blinda i fedelissimi Donzelli e Delmastro e imbriglia il guardasigilli Nordio che in parlamento si arrampica sugli specchi. Ma il caso non è chiuso. 5S e Pd annunciano mozioni di censura. Nuova bagarre al Senato. Meloni: «I toni non li ha alzati il governo»
Giovanni Donzelli e Andrea Delmastro
Lo scontro non si placa. L’opposizione insiste, per una volta unita. Reclama le dimissioni del sottosegretario Delmastro, che ha messo l’amico e convivente Donzelli al corrente delle conversazioni in carcere tra Cospito e altri detenuti al 41 bis – «dati sensibili» conferma il ministro Nordio – e dello stesso Donzelli, che le ha diffuse in aula al solo scopo di attaccare il Pd. I 5S hanno presentato una mozione di censura con richiesta di revoca delle deleghe di Delmastro. Il Pd annuncia che farà lo stesso.
A palazzo Madama il dibattito s’infiamma. Il senatore di FdI Balboni dà man forte a Donzelli, accusa il Pd di «andare in tv per mettere in discussione il 41 bis» e rincara: «Ma non vi rendete conto che andando in carcere a trovare Cospito avete aperto una voragine alla mafia?», l’opposizione abbandona l’aula. Un nuovo caso si aggiunge alla già fitta lista.
IL CHIASSO DEL L’AULA mette ancor più in risalto il silenzio di Meloni. Che a tarda sera decide di intervenire sul putiferio ormai fuori controllo telefonando in diretta a Rete4. Difende il governo: «Il caso è montato non per volontà nostra, il governo non ha fatto altro che il suo lavoro facendo molta attenzione a non alzare i toni. Ho visto molti toni che, secondo me, buttavano in politica una questione che ci riguarda tutti». Invoca «prudenza».
È stata lei a blindare i suoi due fedelissimi, escludendo le dimissioni, e a imbrigliare il guardasigilli Nordio che, irritatissimo con il suo ciarliero sottosegretario Delmastro, avrebbe
Leggi tutto: Meloni blinda i due fedelissimi. Il ministro resta imbrigliato - di Andrea Colombo
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