Nella foto: Le forze di sicurezza schierate per reprimere la protesta dei sostenitori del Pakistan Tehreek-e-Insaf (PTI) dell’ex primo ministro pakistano Imran Khan incarcerato a Islamabad via Getty Images
Oggi un Lunedì Rosso dedicato alle mura.
Restano disabitate per ora quelle dei centri per il rimpatrio in Albania, torna a casa infatti la gran parte del personale impiegato per l’operazione governativa dai costi ingenti che per ora resta quindi sospesa.
Sono troppo affollate invece le mura delle carceri e degli istituti per minori, da qui arrivano le voci dei ragazzi e delle ragazze in cerca di un futuro possibile.
Diventano invece una merce di lusso le mura delle case, con il mercato degli affitti brevi che ha eroso il diritti all’abitare, le associazioni scrivono una lettera contro l’inclusione di Airbnb dalle discussioni sullo sviluppo dei comuni.
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Aleppo è in mano ai jihadisti. I miliziani sostenuti dalla Turchia approfittano dei colpi inferti dai raid israeliani all’esercito siriano e all’alleato Hezbollah. A difesa della città solo jet russi e forze curde. Civili in fuga, la Siria ripiomba in una guerra mai finita. Voci di golpe a Damasco
Siria Esercito siriano in ritirata, unico freno i raid russi e le forze curde. Voci di golpe a Damasco: scontri in strada, Assad fuori dal paese. A Tel Aviv si ritiene che proprio i raid israeliani abbiano favorito i disegni turchi e dei jihadisti. Riappare al Julani, leader qaedista che parla di «liberazione», ma a Idlib ha istituito un regno del terrore
Civili siriani in fuga da Aleppo – Getty Images/Rami Alsayed
Era un quadro fluido, suscettibile di sviluppi rapidi e drammatici, quello che arrivava ieri dalla Siria. In serata si sono diffuse voci senza controllo di un colpo di stato in atto a Damasco, quindi di scontri a fuoco tra unità dell’esercito e infine di Bashar Assad che avrebbe abbandonato il paese per rifugiarsi a Mosca.
Questo mentre i media governativi siriani riferivano delle dichiarazioni del presidente sulla Siria che «continua a difendere la propria stabilità e integrità territoriale contro tutti i terroristi e i loro sostenitori ed è capace, con l’aiuto dei suoi alleati e amici, di sconfiggerli ed eliminarli». Assad avrebbe anche parlato con il premier iracheno Al Sudani, secondo l’agenzia Al-Ikhbariyah.
Di certo c’è che 400 chilometri quadrati di territorio e buona parte di Aleppo, la seconda città del paese e la più importante economicamente, sono ora sotto il controllo delle forze jihadiste filo-turche che fanno capo a Hay’at Tahrir al Sham – l’ex Fronte al Nusra, il ramo siriano di Al Qaeda – dopo il crollo delle forze governative apparse oltremodo deboli.
QUI I MILIZIANI – tra i quali anche jihadisti giunti dal Caucaso, dall’Asia centrale e anche uiguri dello Xinjang – hanno preso ieri in meno di un’ora Tayibet al Imam e una decina di villaggi mettendo in fuga il personale amministrativo del governo, senza incontrare resistenza. Appare evidente che il ritorno in Libano nei mesi scorsi di gran parte dei combattenti di Hezbollah, poi schierati contro Israele, e lo spostamento verso il confine orientale tra Siria e Iraq delle formazioni armate filo Iran, hanno lasciato da solo l’esercito governativo che appare troppo debole e demotivato per affrontare una minaccia militare ben armata, equipaggiata e preparata forse per mesi.
Sulla strada Khanaser-Athriya, intanto, un fiume di auto di siriani che scappano dai
Commenta (0 Commenti)500 mila in oltre 40 piazze per lo sciopero generale convocato da Cgil e Uil. Adesione al 70%. Sindacati di base in corteo contro l’economia di guerra, si mobilitano studenti e mondo dell’università. Un segno di vitalità e una scossa alla politica
La Rivolta Buona Landini: serve rivoltare il paese come un guanto. Bombardieri: lezione di democrazia. A Roma tanti politici con Schlein, a Padova la Fiom avverte Federmeccanica: questa era solo una prova
Landini a piazza Maggiore a Bologna
Sciopero generale, manifestazione organizzata da Cgil e Uil Piemonte a Torino – Foto LaPresse
Quarantatré piazze piene non saranno la «rivolta sociale» che Maurizio Landini propugna da settimane ma sono comunque un segnale importante di vitalità e capacità di mobilitazione che Cgil e Uil danno al paese e alla politica.
I «cinquecento mila» che «non si fanno precettare» sono scesi in piazza nel giorno del quarto sciopero generale in quattro anni fanno più notizia delle quattro giornate dello scorso anno, quando Landini e Bombardieri decisero di rimanere sui media più giorni giranto l’Italia divisa in macroregioni.
L’«oltre il 70% di adesione media» che Cgil e Uil hanno annunciato è un dato fortificante, specie nel braccio di ferro con una sempre più filogovernativa Cisl che si è lanciata nella firma di «contratti in solitaria» senza precedenti storici negli equilibri confederali.
A BOLOGNA LA MANIFESTAZIONE più grande con 50 mila persone che hanno sfilato dalle statue dei partigiani di porta Lame che vinsero nazisti e fascisti il 7 novembre del 1944 fino a gremire piazza Maggiore. A chi chiedeva a Maurizio Landini di «moderarsi» dopo la ventilata «rivolta sociale», il segretario generale della Cgil ha risposto alzando l’asticella. Dal palco ha scandito: «È il momento di rivoltare questo paese come un guanto perché le ingiustizie hanno raggiunto un livello non più sopportabile» «e per farlo – ha aggiunto Landini – c’è bisogno della partecipazione di tutte le persone e la rivolta sociale per noi significa proprio dire che ognuno di noi non deve voltarsi da un’altra parte di fronte alle ingiustizie, anzi deve passare l’idea che il problema mio è il problema di tutti e che solo mettendoci insieme possiamo cambiare questa situazione». Per il segretario della Cgil «cambiare la manovra» – slogan della giornata – significa che la «crescita dei profitti che non ha precedenti» garantisce tassandoli «risorse da investire per aumentare i salari».
A NAPOLI CIRCA 30 MILA persone hanno concluso il corteo a piazza Mancini con il leader Uil PierPaolo Bombardieri che dal palco ha attaccato sopratutto il ministro PrecettoQualunque – copyright de il manifesto – Matteo Salvini: «Le piazze piene sono la migliore risposta a chi ha criminalizzato una giornata democratica, pacifica, di lotta e richiesta di attenzione – ha attaccato Bombardieri – . In questo paese non si può raccontare che va tutto bene – ha aggiunto -, c’è gente che soffre e sta in difficolta. Dare voce a queste persone non è reato, ma un diritto riconosciuto dalla Costituzione. Penso che chi ha un ruolo istituzionale dovrebbe avere più rispetto. Noi rispondiamo con piazza e democrazia», ha concluso Bombardieri.
Buona partecipazione anche a Roma – circa dieci mila persone – nella manifestazione con più politici a partire
Leggi tutto: Cgil e Uil riempiono 43 piazze: «Adesione oltre il 70%» - di Massimo Franchi
Commenta (0 Commenti)Sciopero generale: oggi Cgil e Uil chiamano all’astensione dal lavoro contro la manovra del governo Meloni. Cortei in tutta Italia. Si fermano anche sindacati di base, studenti e ricercatori (occupato il Cnr). Una giornata di lotta che rimette al centro le vite e non i consumi
Il Tar conferma la precettazione: 4 ore nel trasporto aereo e Tpl. Bombardieri: oramai il Garante è di parte, non più un arbitro. Landini sarà a Bologna, il segretario Uil a Napoli Intanto la Cisl firma un altro «contratto in solitaria»
Manifestazione nazionale di Cgil e Uil dei settori pubblici con il segretario della Uil PierPaolo Bombardieri ed il segretario della Cgil Maurizio Landini a Roma il 19 Ottobre – Foto LaPresse
Il quarto sciopero generale di Cgil e Uil in quattro anni coincide oggi anche con il Black Friday, e non è un caso.
La data però era già stata scelta da vari Cobas – senza l’Usb – e la concomitanza dei due scioperi generali ha aperto la strada all’ennesimo dimezzamento nei trasporti deciso da PrecettoLaQualunque Matteo Salvini, imbeccato dalla Commissione di garanzia sugli scioperi nei servizi essenziali – mai di profilo giuslavoristico così basso e mai così di nomina politica. «È diventato di parte, il Garante del governo – attacca il segretario Uil PierPaolo Bombardieri – abbiamo aperto una discussione molto franca sul diritto di sciopero, e invece si risponde sbattendo la porta. Noi abbiamo perso fiducia nel Garante, non lo vediamo più come un arbitro».
Ieri il Tar – ma c’erano pochi dubbi – ha confermato la legittimità della decisione rispetto a un ricorso di Cub e Sgb che accusano Cgil e Uil di aver solo annunciato l’impugnazione e la sospensiva senza averla fatta veramente, limitandosi a un ricorso sul merito della decisione che non poteva essere accolto d’urgenza – e dunque nel trasporto aereo lo sciopero sarà dalle 10 alle 14, mentre nel Tpl ogni città ha i suoi orari, mentre saranno rispettate le fasce di garanzia e i treni circoleranno normalmente visto che Cgil e Uil ne avevano già previsto l’esclusione per lo sciopero dello scorso weekend dell’Usb.
LA GARANTE PAOLA BELLOCCHI proprio ieri era alle commissioni Trasporti e Lavoro della Camera dove – «in una audizione imbarazzante» secondo Arturo Scotto del Pd – ha ribadito «il potere di segnalazione di un pregiudizio grave ed imminente ai diritti costitituzionali della persona»: «abbiamo valutato che far fare lo sciopero a tutte le confederazioni – ha spiegato Bellocchi – avrebbe determinato un disequilibrio, una violazione del diritto alla mobilità degli utenti». Insomma, per la Garante gli scioperi generali che bloccavano il paese e facevano cadere i governi – all’epoca della destra – non hanno più ragion d’essere.
Difficile che oggi si blocchi il paese anche perché la Cisl continua nella sua deriva governista, non fa uno sciopero generale da tempo immemore e nelle ultime settimane ha sottoscritto «in solitaria» il contratto dei pubblici Funzioni centrali – e presto potrebbe farlo
Commenta (0 Commenti)La maggioranza si spacca sul decreto fiscale. Lo scontro a tutto campo tra Tajani e Salvini precipita sul contributo per la Rai: Forza Italia vota con le opposizioni e il governo va sotto. La sostituzione di Fitto scatena gli appetiti. Meloni furiosa minaccia il ritorno alle urne
Attenti al canone La contesa tra Forza Italia e Lega si mostra sulla Rai e investe gli equilibri nella maggioranza. La premier arriva a minacciare le elezioni
Giorgia Meloni tra Matteo Salvini e Antonio Tajani – Ansa
La destra si divide in commissione bilancio al senato sul decreto fiscale che andrà domani in aula con la fiducia. Questa vicenda è la punta dell’iceberg di tensioni più profonde che rischiano di aggravarsi. Il governo, è la sintesi del senatore leghista Claudio Borghi, aveva dato l’ok per un taglio al canone «di 20 euro per 20 milioni di abbonati, tra cui milioni di famiglie povere». Ma al momento del voto Forza Italia si è schierata con le opposizioni e l’emendamento è stato bocciato per due voti.
GLI AZZURRI si oppongono da tempo alle spinte di Salvini, che ha scritto nel suo programma elettorale di voler ridurre il canone e che vuole perseguire il disegno fino a compensare con la fiscalità generale o alzando il tetto della raccolta pubblicitaria. Cosa che inquieta molto la famiglia Berlusconi, anche se ieri il leader di Fi Antonio Tajani, rivendicando la sua contrarietà alla proposta leghista, ha rigettato con sdegno le illazioni circa le interferenze della famiglia del fondatore sulle linee programmatiche del partito.
DA PALAZZO CHIGI sottolineano che «l’inciampo della maggioranza sul tema del taglio del canone Rai non giova a nessuno» ma ripetono il refrain: «Il governo è fortemente impegnato nel sostegno a famiglie e imprese, operando sempre in un quadro di credibilità e serietà». La verità è che Giorgia Meloni viene descritta come fuori di sé: accusa Tajani di non aver rispettato il «patto dell’apericena» stretto il giorno prima, in base al quale il suo partito si sarebbe dovuto astenere sul canone. A quel punto la partita sull’emendamento sarebbe finita dieci a dieci ma la destra avrebbe prevalso con una piccola forzatura: si sarebbe avvalsa del voto del presidente della commissione, il meloniano Nicola Calandrini. Era sul luogo del delitto Dario Damiani, senatore di Forza Italia: «Non c’è nessuna prova di forza – giura Damiani – Avevamo detto che l’emendamento era divisivo e abbiamo votato di conseguenza. Dopodiché abbiamo votato tutti gli emendamenti». Alla rabbia della presidente del consiglio bisogna aggiungere un altro ingrediente: l’Italia sulla tregua in Libano, nonostante il ruolo del contingente tricolore in Unifil, non ha toccato palla. Il che si ripercuote sui rapporti con Tajani in quanto ministro degli esteri.
DA FI, PERALTRO, fanno sapere in tutti i modi che si considerano la seconda forza della maggioranza. E che, in altre parole, gli equilibri su cui si fondava il governo sono ormai
Leggi tutto: Destra divisa, Meloni furiosa - di Giuliano Santoro
Commenta (0 Commenti)Oggi cessa il fuoco tra Israele e Hezbollah, ritorno alla risoluzione Onu 4mila morti dopo. Ma la vigilia è un inferno: pioggia di bombe su Beirut, la gente fugge dove può. Netanyahu si lascia le mani libere per il futuro e continua a colpire Gaza
Libano Il premier Netanyahu annuncia la fine dell’operazione sul Libano, ma si lascia le mani libere e nell’attesa fa martellare la capitale. La popolazione fugge dove può, pesanti raid a est. A sud si aspetta la rinascita della risoluzione 1701
L’annuncio del cessate il fuoco di Netanyahu visto dal Libano – Ed Ram /Getty Images
«Stiamo cambiando il volto della regione», ha fieramente annunciato nell’attesissimo discorso di ieri sera il premier israeliano Benyamin Netanyahu. Il cessate il fuoco in Libano, dopo l’approvazione da parte del consiglio di sicurezza israeliano, dovrebbe essere effettivo dalle 10 libanesi di questa mattina, le 9 italiane. «Hezbollah non è più lo stesso. L’abbiamo rimandato indietro di una decina d’anni. Tre mesi fa sarebbe sembrata fantascienza, ma ce l’abbiamo fatta».
ISRAELE, con il beneplacito statunitense, si riserva «piena libertà militare in Libano», ha tenuto a specificare Netanyahu, che elenca i tre motivi per cui è giunto ad accettare un cessate il fuoco: «Il primo, dobbiamo focalizzarci sulla minaccia iraniana. Il secondo, dobbiamo semplicemente permettere alle truppe di riposarsi e dobbiamo acquisire nuove munizioni per proteggere i soldati. Il terzo è l’isolamento di Hamas». Il premier ha sottolineato l’importanza di concentrare le energie sul fronte interno dichiarando che il governo e l’esercito sono «impegnati a riportare tutti gli ostaggi da Gaza a casa. Siamo anche impegnati a raggiungere lo sradicamento di Hamas».
Sulla «minaccia iraniana», Netanyahu si è detto «determinato a fare tutto il possibile per impedire l’uso delle armi nucleari all’Iran. L’eliminazione di questa minaccia è l’obiettivo principale al fine di garantire la sopravvivenza dello stato di Israele». Il testo del cessate il fuoco – 13 punti – sancisce che Hezbollah e i gruppi armati affiliati che combattono nel sud del Libano non dovranno in alcun modo attaccare Israele e non dovranno riarmarsi. Israele si impegna in cambio a non attaccare «né per terra, né aria o mare» il Libano.
I DUE PAESI si dovranno impegnare a implementare la risoluzione Onu 1701 e riferiranno le violazioni alla forza di interposizione Unifil. Tutte le posizioni e gli armamenti non ufficiali saranno smantellati. L’esercito libanese, unica entità autorizzata a essere armata in Libano, sarà rafforzato nel sud e Israele si ritirerà gradualmente entro 60 giorni. Gli Stati uniti si occuperanno di gestire le trattative per stabilire un confine tra i due stati riconosciuto a livello internazionale.
In serata da Washington il presidente Biden ha chiuso i suoi quattro anni al potere celebrando la tregua, ribadendo il sostegno a Israele, ringraziando la Francia per il ruolo di co-negoziatore e ricordandosi per una volta del «popolo di Gaza che vive in un inferno»: Biden promette di riprendere il dialogo sulla Striscia e arriva a parlare di Stato palestinese. Eppure ieri si è perso il conto dei bombardamenti su Beirut e sul Libano. Solo alcuni annunciati, moltissimi no.
Dobbiamo focalizzarci sulla minaccia iraniana. Dobbiamo permettere alle truppe di riposarsi e acquisire nuove munizioni. E dobbiamo isolare HamasBenyamin Netanyahu
IL PRIMO MINISTRO libanese uscente Najib Mikati ha denunciato «l’aggressione israeliana isterica (di ieri sera) contro Beirut e diverse regioni del Libano» che ha «colpito in maniera particolare i civili, confermando ancora una volta che il nemico israeliano non rispetta nessuna legge». Nella capitale, in maniera proporzionale alle indiscrezioni su una tregua e al crescere delle speranze, è aumentato il numero dei bombardamenti dentro e fuori dalla
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