Il Families Forum, la più grande associazione di familiari di ostaggi in Israele, ha chiesto al primo ministro Benjamin Netanyahu di «smettere di uccidere» i loro cari, dopo i raid lanciati nella notte dall'Idf su Gaza. «Le famiglie degli ostaggi chiedono un incontro questa mattina con il primo ministro, il ministro della Difesa e il capo della squadra negoziale, durante il quale verranno chieste garanzie su come gli ostaggi saranno protetti dalla pressione militare e come ci si aspetta che vengano riportati indietro», afferma l'associazione in un comunicato stampa, prima di concludere: «Smettete di ucciderli (...) adesso!».
Un funzionario di Hamas ha affermato che il movimento «sta lavorando con i mediatori per frenare l'aggressione di Israele».
L'esercito israeliano (Idf) ha ordinato l'evacuazione dei residenti della Striscia di Gaza che si trovano nelle zone confinanti con Israele.
«Parleremo di terreni e centrali elettriche, vedo ottime possibilità di porre fine alla guerra…». Trump punta tutto sulla telefonata prevista per oggi con Putin, quasi un colloquio d’affari privato per spartirsi il bottino, che taglia fuori l’Ucraina e irride il riarmo dell’Europa
Non riattaccare Sul tavolo, dicono fonti anonime, il riconoscimento della Crimea «russa». Con o senza Onu
Putin al telefono nell’ufficio di San Pietroburgo – foto Ap/Alexander Kazakov
Dopo la mezzanotte di lunedì, ora di Washington, è arrivata la notizia: dall’Air Force One che lo riportava da Mar-a-Lago alla Casa bianca, Donald Trump ha annunciato di voler parlare al telefono con Putin e che lo avrebbe fatto nella mattinata di oggi, martedì.
In un’intervista alla Cbs Steve Witkoff, inviato della Casa bianca per il Medio Oriente, aveva già annunciato la telefonata entro la settimana: stavolta, ha detto Witkoff, il confronto tra i due potrebbe segnare una svolta reale per la guerra in Ucraina, visto che «le distanze tra le due parti si sono ridotte» e ci possono essere «progressi reali» nelle trattative.
LA TELEFONATA DI OGGI è la prima conversazione nota tra i due leader da quando Putin ha esposto le sue condizioni per un cessate il fuoco e Kiev ha accettato di aderire a una tregua di un mese, accordo sostenuto dagli Usa a patto che la Russia faccia lo stesso. Trump ha detto di aspettarsi di discutere con Putin di questioni territoriali e del destino delle centrali elettriche ucraine.
Secondo fonti anonime riprese da Semafor, l’amministrazione Trump starebbe valutando il riconoscimento della Crimea come russa nel tentativo di mettere fine alla guerra, o per lo meno la possibilità per gli Stati uniti di premere sull’Onu affinché riconosca la Crimea come territorio russo. «Vogliamo vedere se possiamo porre fine a quella guerra – ha detto Trump – Forse possiamo. Forse non possiamo, ma penso che abbiamo ottime possibilità». Quando gli è stato chiesto quali concessioni avrebbe fatto la Russia, Trump ha risposto che si sono svolte conversazioni su una «divisione» dei beni: «Parleremo di terreni. Parleremo di centrali elettriche. Penso che molto di ciò sia già stato discusso a lungo da entrambe le parti, Ucraina e Russia».
MENTRE SCRIVIAMO non è ancora chiaro quali garanzie di sicurezza riceverà l’Ucraina per proteggersi da futuri attacchi russi, o se Trump otterrà delle concessioni significative da parte di Putin, ma il morale alla Casa bianca è alto.
IL SEGRETARIO di stato Marco Rubio ha definito «promettente» sia la telefonata di oggi che il recente incontro tra Witkoff e il presidente russo. Intervenendo sulla
Leggi tutto: Trump chiama Putin: «Pace vicina» - di Marina Catucci NEW YORK
Commenta (0 Commenti)Nella foto: Due persone camminano tra le macerie dei bombardamenti a Gaza, via Getty Images
Oggi un Lunedì Rosso dedicato al sussulto.
Quello che dalle viscere bollenti dei Campi Flegrei serpeggia fino alle superfici, crepando i muri e le certezze di chi li abita.
O il sussulto che, innescato ormai da mesi, non accenna a calmare: cresce la protesta contro il governo in Serbia, le strade di Belgrado stordite dall’enorme folla che le attraversa.
Sussulti percorrono le borse, i board delle multinazionali e le riunioni di vertice: una guerra commerciale di dazi si profila all’orizzonte, ma a perderla potrebbero essere tutti.
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Non c’è ancora la tregua e c’è già un piano per mandare le truppe dei «volenterosi» in Ucraina. Non caschi blu, ma soldati dei paesi che hanno armato Kiev. Il premier Uk Starmer, chiusa una riunione, ne convoca già un’altra di stati maggiori. L’Italia fa i conti e frena
GENIO MILITARE Starmer riunisce 25 Paesi in call e per giovedì ha già pronto un vertice militare operativo. Zelensky: «Mosca capisce solo un linguaggio»
Primo ministro della Gran Bretagna Starmer a colloquio online con vari leader europei foto Leon Neal/Ap
Giovedì ci sarà in Gran Bretagna una riunione dei responsabili militari dei paesi della «coalizione dei volontari», riuniti ieri in video-conferenza dal premier Keir Starmer, per concretizzare i piani di peace keeping che si profilano, nel caso dell’applicazione del cessate-il fuoco, per far rispettare il silenzio delle armi in Ucraina e gli impegni presi, che dovrebbero comprendere, tra le prime iniziative, il ritorno dei bambini ucraini prelevati dalla Russia. Ma neanche giovedì ci saranno gli Usa. Gli europei, con altri paesi come la Turchia, l’Australia e il Canada, stanno attraversando un momento di grande incertezza, con l’annunciata defezione dell’amministrazione Trump dalla difesa del vecchio continente. Alcuni paesi sono decisi a prendere parte a un’eventuale operazione di peace keeping – a cominciare da Gran Bretagna, Francia, Turchia – altri frenano. Keir Starmer afferma che Putin deve provare che fa «sul serio sulla pace» per arrivare ad «accordi di sicurezza solidi e credibili, il “sì, ma” della Russia non è sufficiente».
IN ATTESA della firma di Putin alla tregua, i 25 paesi rappresentati nella videoconferenza ieri hanno deciso di continuare la «pressione» sulla Russia. Volodymyr Zelensky ha sottolineato che «Putin ha già prolungato la guerra di una settimana» dopo l’accordo concluso a Gedda. Per il presidente ucraino, «Mosca capisce solo un linguaggio», quello della forza, mentre «da martedì c’è sul tavolo una proposta di cessate-il-fuoco, che avrebbe già dovuto aver luogo, ma la Russia fa di tutto per impedirlo».
«Tocca alla Russia mettere fine agli attacchi contro le città e le infrastrutture ucraine», dice Olaf Scholz. Ma anche il cancelliere tedesco, come Zelensky e tutti gli altri, non ritiene che sia il momento per recidere il legame con gli Usa. Zelensky parla di «pace più affidabile con contingenti europei e il sostegno Usa». Scholz sottolinea «l’importanza del ruolo leader del presidente Usa». Emmanuel Macron afferma che «Putin non dà l’impressione di voler sinceramente la pace», «vuole ottenere tutto e poi negoziare» e invita a «una pressione chiara» sulla Russia, «in accordo con gli Usa per ottenere un cessate il fuoco». Più marziale la presidente Ursula von der Leyen, che difende la sua agenda, con l’obiettivo di sottrarre potere agli stati nazionali sul fronte della difesa, ampliando il raggio della
Leggi tutto: Truppe a Kiev, i volenterosi preparano i piani - di Anna Maria Merlo
Commenta (0 Commenti)Arrestati ed espulsi gli studenti che hanno manifestato per Gaza. E poi manette, perquisizioni nei campus e sanzioni per chi protesta contro la repressione. Trump e i presunti difensori del «free speech» si scatenano. Università richiamate all’ordine minacciando lo stop ai fondi
Reprimo emendamento L’ultimatum dell’amministrazione alla Columbia University di New York, misure disciplinari a chi ha occupato per la Palestina. Decine di facoltà sotto inchiesta: «discriminazione razziale» verso i bianchi
Protesta all’Arizona State University per l'evento della sezione ASU dei College Republicans United – Ap
Gli agenti del dipartimento per la Sicurezza nazionale, (Dhs), giovedì sera hanno perquisito due dormitori della Columbia University. «Scrivo con il cuore spezzato per informarvi che stasera abbiamo avuto agenti federali del Dhs in due residenze universitarie – ha detto la presidente ad interim della Columbia Katrina Armstrong in una nota alla scuola – Nessuno è stato arrestato o trattenuto. Nessun oggetto è stato rimosso e non sono state intraprese ulteriori azioni». Ma la mattina successiva una piccola manifestazione di protesta è stata sufficiente a provocare l’intervento della polizia, arrivata alla Columbia con un furgone pieno di barricate per circondare la zona, e degli elicotteri per controllare dall’alto. «Per arrivare a questo risultato, l’anno scorso è servita l’occupazione del campus – dice Fernando, portiere di uno dei palazzi eleganti che si trovano intorno alla zona dell’università – ora basta un gruppetto di manifestanti pacifici».
LA PRESTIGIOSA Columbia University nei giorni scorsi ha infirmato via email che il consiglio disciplinare ha emesso delle sanzioni pesanti contro gli studenti che ad aprile 2024 avevano occupato la Hamilton Hall per protestare contro la guerra a Gaza. L’università non ha comunicato il numero degli studenti espulsi, sospesi o ai quali sono state revocate le lauree, limitandosi ad affermare che questi provvedimenti sono il risultato di una «valutazione della gravità dei comportamenti» portata avanti con un processo investigativo durato mesi e udienze individuali condotte dal Consiglio disciplinare universitario.
Tutta la procedura è stata monitorata dai deputati repubblicani che con la minaccia di cancellare miliardi di dollari in finanziamenti federali hanno ottenuto i registri disciplinari degli studenti coinvolti nelle proteste. La manovra restrittiva della Columbia arriva inoltre mentre l’università è nel caos per l’arresto e la tentata deportazione di un suo studente laureato, e attivista palestinese, Mahmoud Khalil, nonostante sia negli Usa con un permesso permanente, la carta verde, e sposato con una donna americana. Khalil, che non era tra i manifestanti accusati di aver occupato la Hamilton Hall, e altri 7 studenti identificati da pseudonimi, avevano intentato una causa per impedire al Congresso di ottenere i registri degli studenti della Columbia, sostenendo che fosse un attacco alla libertà di parola, in violazione del primo emendamento.
ORA KHALIL è detenuto in centro per migranti
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Medio Oriente Violenze sessuali, riproduttive e di genere finalizzate a eliminare fisicamente i palestinesi. L’ultimo rapporto Onu inchioda Israele
Israele ha trasformato Gaza in una terra degli orrori per le donne palestinesi, un luogo in cui si partorisce con i video tutorial, dove non ci sono medicine per il cesareo, in cui le cliniche per la fertilità sono state distrutte di proposito, insieme a embrioni e ovuli non ancora fecondati.
Il rapporto della Commissione internazionale e indipendente d’inchiesta sul territorio palestinese occupato giudica Tel Aviv responsabile di crimini efferati, feroci, «atti genocidari» calcolati per «provocare la distruzione fisica dei palestinesi». Violenze sessuali, riproduttive e di genere, riconosciuti come i peggiori crimini dallo Statuto di Roma, il trattato internazionale istitutivo della Corte penale internazionale.
LE CONCLUSIONI della commissione si basano sulle testimonianze delle vittime, sull’analisi dei filmati girati da palestinesi, di quelli condivisi sui social dai soldati israeliani e sulle informazioni fornite dalle associazioni della società civile che si occupano di diritti delle donne. Il 33% di tutte le vittime palestinesi registrate a Gaza dal 7 ottobre 2023 a gennaio 2025 sono di sesso femminile, adulte o bambine. Come Nahida e Samar Anton, madre e figlia ammazzate dai cecchini israeliani mentre provavano a raggiungere il bagno. O come la donna incinta, di cui non si conosce nemmeno l’identità, a cui i soldati hanno sparato mentre tentava di entrare nell’ospedale Al-Awda. O come la piccola Hind Rajab, le sue cugine e sua zia, uccise da quello che la commissione ha descritto come un attacco deliberato dei carri armati.
«Più di quanto un essere umano possa sopportare». È questo il titolo del rapporto conclusivo del lavoro del gruppo istituito nel 2021 dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Gli attacchi diretti ai reparti di maternità dei pochi ospedali che erano ancora rimasti attivi a Gaza hanno reso la gravidanza e il parto estremamente pericolosi. Tra il 7 ottobre e il 23 dicembre 2023, l’ospedale Al-Awda ha assistito 15.577 pazienti ostetrici, pur avendo solo 75 letti disponibili. La distruzione intenzionale della più grande clinica per la fertilità della Striscia, che serviva 2.000-3.000 pazienti ogni mese ha causato la perdita di tutto il materiale conservato.
«DARE ALLA LUCE A GAZA è come partorire nel Medioevo», scrive la commissione. Non c’è accesso
Leggi tutto: La Striscia degli orrori. «Atti genocidari» su donne e bambini - di Eliana Riva
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