INTERVENTO DEL 'PORTICO': NO RIARMO, MA COMMISSARIO ALLA PACE (DIRE) Bologna, 4 apr. -
C'è spazio anche per i pacifisti sul palco della piazza voluta dai sindaci di Bologna e Firenze, Matteo Lepore e Sara Funaro: "Una piazza per l'Europa" sotto le Due torri che replicherà, dopodomani, l'iniziativa lanciata da Michele Serra a Roma. ùUna "giornata di confronto e mobilitazione" per "promuovere e difendere i valori che hanno unito i cittadini europei in questi anni: democ
azia, pace, giustizia sociale e rispetto per l'ambiente". Una "bella manifestazione per l'Europa e per la pace, un gran parterre", ma "sarebbe utile ed efficace prevedere anche una presenza sul palco di qualche rappresentante del movimento pacifista bolognese, molto attivo in città, che ha promosso sempre d'intesa con il Comune numerose manifestazioni ed eventi per la pace in Ucraina, in Palestina", aveva scritto qualche giorno fa Sergio Caserta del manifesto in rete e coordinamento Europeo for peace.
L'assenza dei pacifisti aveva un po' stupito gli attivisti, ma appunto ora si fa spazio anche a loro.
Domenica parlerà Alberto Zucchero, storico volto del Portico della Pace. E nel suo intervento parlerà di Europa ma di una Europa che fa scelte politiche di disarmo e leggi per fermare la proliferazione degli armamenti; contraria ai nazionalismi, a mine antiuomo e munizioni a grappolo, che invece si dà una politica estera, una difesa comune. I pacifisti bolognesi da tempo 'martellano' su assessorati alla Pace, Dipartimenti per la difesa civile non armata e nonviolenta, e Corpi civili di pace.
Così la piazza di Bologna sarà l'occasione per rinnovare l'appello per Commissario alla Pace a Bruxelles e un ministero della Pace in ogni Paese dell'Ee. In piazza i pacifisti chiederanno di tassare gli extra-profitti dell'industria bellica e di lottare contro le diseguaglianze, di fare mediazione e regolazione dei conflitti. Perché, è la tesi che verrà proposta, un sistema fondato sulla pace è meglio di uno fondato sulla guerra. E questo non per il buonismo dei pacifisti o i buoni propositi dei benpensanti da divano, ma perché "lo dicono le leggi dell'economia, lo dicono storici, sociologi, politologi, giuristi, filosofi, fisici e matematici.Lo dicono le scienze dure, i diagrammi e gli studi dei sistemi complessi".
Anche per questo nell'intervento di Zucchero si proporrà di dare fondi alle "Scienze per la Pace" citando 75 Atenei di "Runipace" che in Italia non collaborano a progetti di guerra. "I conflitti saranno sempre tra noi, sono necessari, positivi, generatori di cambiamenti, vanno abbracciati e abitati.
È la scorciatoia della violenza, della guerra che è violenza e morte organizzata, che va espulsa dalla storia", anticipa infine Zucchero che in piazza porterà anche il ricordo del compianto Alexander Langer: si incontrino Scienze per la pace e Scienze della guerra, accademie militari e Atenei civili, a viso aperto, onesto". (Mac/ Dire) 16:02 04-04-25 NNNN
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Si parte alle 14 da piazza Vittorio per arrivare, lungo il quartiere Esquilino e via Cavour, ai Fori imperiali dove è stato montato il palco per i comizi e gli interventi finali. Ad aprire il corteo saranno i giovani del Movimento 5 Stelle. Elly Schlein non ci sarà ma ci sarà una delegazione dei suoi, pare capitanata dal capogruppo al senato Francesco Boccia. I due leader, Schlein e Conte, si sono sentiti e Conte ci ha tenuto a far sapere di apprezzare la partecipazione dei dem.
Quando, ormai diverse settimane fa, ha lanciato l’idea di questo appuntamento nazionale non poteva prevedere che la tempistica sarebbe stata perfetta e che la manifestazione arriva nel momento di maggiore tensione nella politica italiana sui temi del riarmo, della difesa europea e della svolta nelle relazioni globali. Da questa sincronia deriva che moltissima gente aspettava di ritrovarsi in piazza per rilanciare le ragioni della pace e adesso utilizzerà questo appuntamento indetto dal M5S per farsi sentire. I pentastellati lo sanno e fino all’ultimo si sono adoperati su un doppio binario.
Se da una parte appare evidente che questa sarà occasione per rilanciare i 5 Stelle di Conte dopo l’operazione della fine dello scorso anno che ha messo alla porta Beppe Grillo, è vero anche che dalla sala macchine di via Campo Marzio si sono impegnati a mandare segnali di massima apertura. Ovviamente a cittadini e associazioni non partitiche, in base alla logica secondo la quale il M5S vuole fungere da piattaforma nei palazzi e da cinghia di trasmissione con i tanti che non si sentono rappresentati. Ma, e questo era tutt’altro che scontato, anche alle altre forze politiche. A cominciare da quelle con le quali condividono il gruppo europeo The Left, cioè Sinistra italiana (e dunque Avs) e Rifondazione comunista, che non ha eletti a Bruxelles ma che siede nel board del Partito della sinistra europea e ha espresso il suo parere favorevole all’ingresso di Pasquale Tridico e compagni nel gruppo. Non a caso Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli e Maurizio Acerbo interverranno dal palco insieme a Marc Botenga, eurodeputato del Partito del lavoro belga. Fino al Pd, impegnato in un confronto interno sul quale anche la piazza romana potrebbe avere ripercussioni e fare da cassa di risonanza. Da qui la decisione di esserci, in delegazione, ma di non giocare la carta della segretaria.
Insomma, Conte camminando in corteo per il centro di Roma valicherà un crinale che potrebbe anche stringersi man mano: da una parte le geometrie della costituenda coalizione, dall’altra il variegato popolo della pace. Di cui sono espressione, in qualche modo, i relatori scelti per gli interventi finali, che saranno moderati da Paola Taverna: ci sarà l’economista statunitense Jeffrey Sachs e Marco Travaglio, lo storico Alessandro Barbero, il professore Tomaso Montanari e il divulgatore scientifico Mario Tozzi, Saskia Terzani, figlia di Tiziano, l’attore Massimo Wertmüller e Barbara Spinelli. Insieme a Conte, anche l’ex presidente della Camera Roberto Fico e la presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde. Nei giorni scorsi si è parlato molto del ruolo di Rita De Crescenzo, già è finita in affreschi dai toni classisti sulle gite dei napoletani a Roccaraso. Dal M5S giurano che non sono stati loro ad arruolarla, anche se il suo coinvolgimento pare sia stato sollecitato da un’associazione sportiva irpina in area 5S. Sarebbe materia da folclore, più che da riflessione politica, ma la sua immagine evoca il coinvolgimento della gente 2.0, gli spettatori televisivi transitati al piccolo schermo del telefonino. Erano l’audience del primo grillismo, ed è inevitabile che il fantasma dell’influencer fondatore sia baluginato di fronte alla poltrona dell’avvocato ed ex premier.
Conti separati S&P cala del 5%, borsa di Milano in picchiata come l’11 settembre. Trump nega la realtà: «È il momento di diventare più ricchi che mai»
Una foto di Donald Trump e cappellini Maga alla borsa di New York – Ansa
È stata una giornata di picchiate in successione: la prima all’apertura di Wall Street – e delle borse di tutto il mondo – in continuità con la caduta libera inaugurata dai dazi del Liberation Day. Poi dopo la rappresaglia cinese (34% di tariffe sui beni Usa, e una decina di compagnie statunitensi bandite dal Paese), e infine dopo il discorso del capo della Fed Jerome Powell, che non ha raccolto l’invito espresso da Donald Trump tutto in maiuscolo su Truth Social – «Taglia i tassi d’interesse, Jerome, e smetti di giocare alla politica» – per poi ammonire che i dazi rischiano di accelerare l’inflazione e rallentare la crescita. Quando ha rivolto il suo diktat a «Jerome», Trump cavalcava ancora l’onda dell’entusiasmo per un video delirante postato su Tik Tok da un suo follower, che lo ha convinto di aver previsto e anticipato tutto. Anche il crollo dei mercati: deliberato da parte del presidente e strumentale, dichiara il video, a tagliare proprio i tassi di interesse e far scendere i prezzi. Strategia che ha il plauso di Warren Buffet, sostiene tale AmericanPapaBear lanciato sulla ribalta da Trump – mentre proprio Buffet aveva ammonito poche settimane fa che i dazi non li avrebbe pagati «la fatina dei dentini».
Per il mercato statunitense, e quelli europei, è stato infatti il giorno peggiore da marzo 2020, quando le borse raccoglievano l’ondata di panico per l’inizio della pandemia di Covid-19. L’indice azionario S&P ha aperto a quota -2.5%, per arrivare a -5% dopo il discorso di Powell. È già in zona di “correzione”, che nel linguaggio borsistico indica un calo del 10% rispetto al picco positivo precedente, e si avvicina al bear market (calo del 20%) già raggiunto da Nasdaq e dal Russell 2000, che raccoglie i principali titoli a bassa capitalizzazione.
ALLA CITY DI LONDRA il Ftse crolla di oltre il 4%, a Milano si registrano le perdite peggiori di tutte le borse europee: il Ftse Mib arriva al -7.5%, record negativo stavolta non dal Covid ma dall’11 settembre 2001. In tutta Europa sono stati bruciati, solo ieri, circa 820 miliardi di euro – in tutto 1.241 dalla vigilia del Liberation Day.
Una delle poche buone notizie è che a pagare il conto sono anche le Big Tech Usa che hanno fatto quadrato intorno a Trump: Meta (la casa madre di Facebook), Alphabet (Google), Nvidia, Microsoft, Apple sono in caduta libera. Oltre al crollo del 9% della compagnia di Tim Cook c’è quello analogo dell’azienda di Mark Zuckerberg, che ieri ha perso il 9% della sua capitalizzazione di mercato. La Tesla di Elon Musk, legata a doppio filo alla Cina e già azzoppata dall’odio crescente per il suo Ceo, non se la passa meglio.
MA TRUMP (e la tv dei suoi fedelissimi, Fox News) tratteggiano per tutto il giorno una narrazione ribaltata della realtà. Che dalle parti della Casa bianca inizia con un post rivolto agli «investitori che stanno arrivando negli Stati uniti»: «Le mie politiche non cambieranno mai. Questo è un gran momento per diventare più ricchi che mai!». Poi, dopo il report del Labor Department – 228.000 posti di lavoro in più il mese scorso – il tycoon ne approfitta per rappresentare un dato di gran lunga precedente al suo “giorno della liberazione” come un effetto positivo dei dazi, ignorando peraltro il fatto che le assunzioni degli stranieri che cerca instancabilmente di deportare sono in crescita. Infine, si scaglia contro i dazi cinesi: «La Cina se la sta giocando male, si è fatta prendere dal panico!».
Non lo scalfiscono né l’allarme del Fondo monetario internazionale – i dazi rappresentano «un rischio significativo» per l’economia globale – né quello dell’Organizzazione mondiale del commercio, che prevede una contrazione dell’1% del volume degli scambi globali e mette in guardia dalla potenziale «escalation in una guerra dei dazi, con un ciclo di misure di ritorsione che porteranno a un ulteriore calo del commercio». Intanto perfino gli stati americani cominciano a sfilarsi: il governatore della California Gavin Newsom si è appellato ai paesi colpiti dalle tariffe Usa – «La California non è Washington», ha detto chiedendo di risparmiare il suo stato dalla rappresaglia.
UNO DEGLI INDICATORI della gravità della situazione più citati nella stampa Usa è la decisione di Nintendo (l’azienda giapponese di videogiochi) di rimandare le prevendite della sua nuova console Switch 2. La prima versione della console ha venduto nel mondo 150 milioni di unità, di cui 50 solo negli Usa.
«Forse il prossimo film della saga di Terminator sarà Terminator: guerra dei dazi», ironizza il premio nobel per l’economia Paul Krugman. La trama: «Skynet (l’intelligenza artificiale che nella saga ha distrutto il mondo, ndr) non ha bisogno di spazzare via l’umanità con le bombe nucleari, può raggiungere i suoi obiettivi dando semplicemente dei cattivi consigli economici».
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Guerra commerciale Crolla Wall Street. Il giorno peggiore di Apple, che produce in Cina: perde 270 miliardi
La borsa di New York dopo l’ordine di Trump – Ansa
Dopo giorni di attesa e speculazioni, i dazi di Donald Trump si sono rivelati peggiori delle già fosche previsioni, con un livello minimo del 10% a partire dal 5 aprile, e misure ad hoc per ciascun paese preso di mira dal 9 aprile. Un “occhio di riguardo” per la Cina che arriva a dazi al 54%.
Analizzandole, gli economisti hanno indicato che per queste imposte non c’è una vera corrispondenza causa-effetto legata a tariffe che gli altri paesi impongono agli Usa, come afferma il presidente. Non è su questo criterio che si basano i dazi applicati, ma per lo più su quanto gli Usa importano dal singolo paese in questione. Anche la questione del cosiddetto deficit commerciale non ha una base che giustifichi questo tsunami economico globale.
«Non esiste una cosa chiamata ‘deficit commerciale’ – ha scritto Daniel Horowitz, avvocato di punta e commentatore legale dei maggiori network nazionali – Si chiama ‘acquistare cose’. Non si ha un deficit commerciale col dentista perché lo paghi e lui non compra mai niente da te».
I DAZI, NELL’ECONOMIA trumpiana, sono arrivati per tutti senza andare per il sottile con la geografia: dal Lesotho, che per Trump è un paese «di cui nessuno ha mai sentito parlare», al Madagascar, alla Birmania, fino alle isole dell’Antartide, nonostante siano abitate solo da pinguini. Ci sono dazi del 10% anche sul Territorio britannico dell’Oceano Indiano, dove l’unica isola abitata, Diego Garcia, è sede del personale di servizio statunitense: in pratica sono stati applicati i dazi anche a una base militare Usa. Cercando una logica: il fine di queste imposte dovrebbe essere quello di rifinanziare i tagli alle imposte sul reddito operati da questa amministrazione, tramite gettito proveniente al di fuori dei confini nazionali e, allo stesso tempo, indurre le aziende a spostare la loro produzione negli Usa. Purtroppo i due obiettivi vanno in direzioni opposte, in quanto maggiore sarà il numero delle fabbriche spostate negli Stati uniti, inferiori saranno le entrate per lo stato federale.
Il primo effetto della mossa di Trump ha visto le Borse europee perdere oltre 422 miliardi di euro in un solo giorno.
MA ANCHE per Wall Street la situazione è catastrofica: mentre scriviamo l’S&P 500 è sulla buona strada per il suo giorno peggiore dal 2022 con un calo del 3,8 %, mentre il Nasdaq è in calo del 5.8 %. Per l’organizzazione mondiale del commercio, Wto, nel 2025 i dazi americani potrebbero causare una contrazione dei volumi degli scambi di merci globali dell’1%.
Questa bufera ha travolto le compagnie Usa: Apple cala dell’8%, una perdita di 270 miliardi di dollari, il maggiore crollo giornaliero della sua storia. Una delle cause è la forte dipendenza dell’azienda di Tim Cook da prodotti che arrivano dalla Cina. Penalizzata anche la Nike, scesa del 13 %, il livello più basso dal 2017. Quasi tutte le calzature e gli indumenti Nike sono fabbricati in Vietnam.
«È ANCORA difficile credere al semplice fatto che tutto questo sia autoimposto – ha commentato il giornalista tecnologico Matt Novak -Tutto ciò che sta accadendo in questo momento non è stato il risultato di un avversario straniero che ha distrutto il Paese. Lo abbiamo fatto da soli».
A difendere l’indifendibile ci ha pensato il Segretario al commercio Howard Lutnick, facendo il giro di tutte le interviste televisive. Su Fox News Lutnick ha sostenuto, senza dettagliare come, che i dazi porteranno alla «più grande rinascita della produzione manifatturiera in America», e che creeranno «la più incredibile crescita di posti di lavoro», anche per le persone con solo un diploma di scuola superiore: «I lavori più cool, i lavori più pagati, stanno tutti arrivando in America».
D’ALTRONDE è difficile opporsi a Trump: mentre il terremoto attraversava l’economia globale, seguendo il consiglio dell’influencer di estrema destra Laura Loomer, il tycoon ha licenziato diversi membri del Consiglio per la sicurezza nazionale, tra cui alti dirigenti, come hanno riferito Axios e Associated Press, in quanto «poco leali». Per Axios questo giro di licenziamenti si sta già configurando come un «bagno di sangue».
In questo clima di instabilità e paura, qualcosa si è mosso: un gruppo di senatori repubblicani ha votato insieme ai democratici una risoluzione per annullare i dazi del 25% sulle importazioni canadesi. La risoluzione esprime il sentimento del Senato e non ha forza di legge, ma il suo passaggio 51-48 è una notizia molto sgradita per Trump.
AL PENTAGONO, invece, un ispettore generale facente funzione ha annunciato che indagherà sull’uso di Signal da parte del capo del Pentagono Pete Hegseth e di altri funzionari della difesa. Mercoledì si è diffusa la notizia che le chat di gruppo su Signal per uso militare sarebbero una ventina, suddivise per zone e conflitti.
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Il ddl sicurezza lascia il posto a un decreto. Il governo decide di forzare la mano scavalcando il parlamento e azzerando più di un anno di lavori: già oggi il consiglio dei ministri potrebbe varare le nuove norme repressive raccogliendo anche i rilievi del Colle. Opposizioni e movimenti in piazza
Sicuri? Atteso oggi in Cdm un nuovo provvedimento che svuota il pacchetto Sicurezza, recepisce le critiche del Colle ed esautora il Parlamento. Su cosa fonderà la sua «necessità e urgenza» è tutto da vedere. Rivolta delle opposizioni
I ministri Piantedosi e Salvini – LaPresse
Il lupo non si è trasformato in agnello. Sembrava che la moral suasion del Quirinale per modificare i punti più a rischio di incostituzionalità del ddl Sicurezza avesse convinto non solo la premier Giorgia Meloni ma anche il suo recalcitrante numero due Matteo Salvini, in cambio di qualche trofeo da portare in dote al congresso federale leghista del prossimo fine settimana alla fiorentina Fortezza da Basso. Ma il vero asso nella manica, frutto dell’accordo raggiunto tra le due destre di governo, potrebbe essere il decreto legge a cui sta lavorando Palazzo Chigi e che è previsto oggi in Consiglio dei ministri.
Un provvedimento che, a pochi giorni dalla conclusione dell’iter in Senato del ddl Sicurezza (in Aula il 15 aprile), e malgrado la prospettiva di un suo rapido passaggio in terza lettura alla Camera nelle prossime settimane, svuota di fatto il pacchetto di norme penali firmato Nordio, Piantedosi, Crosetto e affidato al Parlamento. Un modo, questo, per recepire le indicazioni del Quirinale aggirando le “lungaggini” parlamentari e tagliando corto sulle due o tre norme-bandiera che stanno particolarmente a cuore a Lega e Fratelli d’Italia. Su cosa esattamente il decreto legge fonderà la sua «necessità e urgenza» è tutto da vedere. C’è chi scommette però che le “rivolte” in carcere di cui si fa un gran parlare siano una buona scusa.
ALLA NOTIZIA diffusa ieri da fonti governative, le opposizioni hanno reagito con forza ritenendo inaccettabile l’escamotage che esautora completamente il Parlamento. La Cgil e la Rete dei movimenti «No al Ddl Paura» si preparano a scendere in piazza. A cominciare da oggi a Roma davanti al Pantheon e a Napoli in largo Berlinguer. L’appuntamento in entrambi i casi è alle 18, alla stessa ora in cui si riunisce il Cdm.
A QUESTO PUNTO, il ddl Sicurezza potrebbe avviarsi su un binario morto oppure continuare pure il suo iter senza fretta, stralciato delle norme ormai confluite nel decreto legge e con le correzioni già approvate in commissione Bilancio del Senato per la mancanza di coperture finanziarie.
La Lega, per bocca del vicesegretario Andrea Crippa, sembra scaricare ogni responsabilità: «Io credo che debba essere la politica a fare le leggi, poi se dal Colle più alto ci rimandano indietro i testi ne prendiamo atto. Noi però eravamo più d’accordo col testo originale, non col testo edulcorato da Mattarella». In realtà l’ufficio giuridico del Quirinale aveva fatto notare – ottenendo un feedback positivo da Fd’I e FI – cinque criticità del testo così come era stato licenziato dalla Camera nel settembre scorso: il divieto di vendere Sim telefoniche agli immigrati irregolari; il fatto che non si lasciasse al giudice decidere caso per caso sulla pena in carcere per le donne incinta e le madri di bimbi piccoli; il nuovo reato di rivolta in carcere che si configura anche con la resistenza passiva; l’aggravante «no ponte» per chi protesta contro le grandi opere; l’imposizione per le università e le pubbliche amministrazioni di collaborare con i servizi segreti.
IL BRACCIO DI FERRO tra i partiti di governo prosegue ancora, però. Oltre a questi correttivi, o ad una parte di essi, un’ipotesi suggerisce che nel decreto legge possa trovare posto, tra le altre norme, anche il cosiddetto scudo penale e il sostegno economico per le spese legali degli agenti indagati. Altri sono convinti che si vogliano introdurre aggravanti anche contro i discorsi d’odio antisemita, dimenticando forse che
Leggi tutto: Da ddl a decreto. Il trucco del governo per aggirare l’Aula - di Eleonora Martini
Commenta (0 Commenti)Gaza A Jabalia colpita la clinica diventata rifugio. Donne e minori vittime dei bombardamenti israeliani anche a Rafah e Khan Younis. I vertici militari di Tel Aviv esultano per i progressi dell’invasione. Il Sud diviso dal Nord
La clinica medica dell'Onu colpita a Jabalia – Ap
Una scia di sangue infinita, stragi orribili che si rincorrono da nord a sud, spazzando via l’esistenza di decine di persone senza lasciare il tempo nemmeno di recuperare i nomi delle vittime. Perché la violenza delle esplosioni cancella i volti.
«NON AVEVANO PIÙ lineamenti», ha dichiarato una donna sopravvissuta al massacro di ieri a Jabalia. «Ho provato a riconoscere i bambini da quello che rimaneva dei loro vestiti», racconta in un video pubblicato sui social. Tutto intorno si vede la distruzione e ciò che rimane dell’ala della clinica medica Onu utilizzata come rifugio e bombardata da Israele. «Eravamo seduti qui – spiega Suheila -. Una donna cucinava e i piccoli giocavano. Sono stati ammazzati tutti in un attimo». Ventidue persone almeno, tra cui nove bambini.
Tel Aviv ha confermato l’attacco e ha dichiarato di aver colpito un comando di Hamas. Ma le immagini girate immediatamente dopo lo scoppio raccontano di donne e minori per la maggior parte, uccisi dove si sentivano più protetti. All’esterno della clinica un uomo disperato urla contro il mondo mostrando un corpo decapitato. Doveva essere un neonato, lo tiene in alto nel palmo della mano, perché tutti lo vedano. Settantuno morti dall’alba al tramonto.
A Khan Younis un edificio civile è stato raso al suolo, uccidendo almeno 17 persone. Fonti mediche hanno confermato l’arrivo dei corpi, tra cui quelli di due bambini e di cinque donne, una delle quali era incinta. Altri due bambini sono stati uccisi a Rafah, in un attacco che ha causato sei vittime.
IN MEZZO ALLE STRAGI DI CIVILI, sono giunti gli annunci vittoriosi di Netanyahu e dei vertici militari e politici di Tel Aviv. Il primo è stato il ministro della difesa Israel Katz, che ha annunciato l’espansione dell’invasione di terra e il piano di occupare larghe parti di territorio da inglobale in quella che Israele chiama «zona cuscinetto». Lo ha seguito il capo di stato maggiore Eyal Zamir, affrettandosi a confermare da Tal al-Sultan l’intenzione di avanzare fino a quando Hamas non rilascerà tutti gli ostaggi. E infine, il premier, intervenuto a spiegare le reali intenzioni dell’esercito: creare un altro corridoio per dividere Rafah da Khan Younis. Il terzo varco, soprannominato «asse Morgan», dal nome di un insediamento ebraico di occupazione evacuato nel 2005, si aggiungerà al corridoio Filadelfia, che corre lungo il confine tra Gaza e l’Egitto, e al Netzarim, che divide il nord dal sud.
Secondo il Jerusalem Post, con l’allargamento dell’occupazione a Rafah e nel nord, l’esercito israeliano otterrà il controllo del 30% dell’intera Striscia. La maggior parte degli edifici presenti lungo il nuovo corridoio, è già stato distrutto, dicono fonti militari. Ma non è chiaro come l’«asse Morgan» potrà allungarsi fino al mare: lungo la costa si dispiega al-Mawasi, designata dallo stesso esercito meta per i palestinesi sfollati e divenuta oggi un immenso campo profughi.
INTANTO, Medici senza frontiere ha lanciato un nuovo allarme sulla carenza di medicine causata dal blocco israeliano di beni umanitari. Mancano farmaci per l’anestesia, per la terapia intensiva, per la terapia del dolore, antibiotici pediatrici e medicinali per le malattie croniche come il diabete e l’epilessia. Gli attacchi al personale sanitario e alle ambulanze rendono sempre più difficile soccorrere e trasportare i feriti.
La portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Tammy Bruce, non ha speso una parola di biasimo nei confronti di Israele per aver legato, ammazzato e sepolto paramedici, operatori della protezione civile e dell’Onu. «Ogni singola cosa che succede a Gaza succede a causa di Hamas», ha dichiarato durante la conferenza stampa. Sarebbe stata, secondo questa versione, la condotta del movimento islamico a costringere l’esercito di Tel Aviv a compiere uno dei più orribili massacri dall’inizio dell’attacco a Gaza. Un massacro che ha lasciato il mondo sgomento ma che l’ex speaker radiofonica ha liquidato come un caso di «civili finiti sotto il fuoco incrociato».
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