LANTERNE RUSSE. Il presidente cinese in visita al suo «buon amico», per rafforzare i legami e tentare un’intesa «collettiva» che metta fine alle ostilità
L’incontro di ieri al Cremlino tra il presidente cinese Xi Jinping e il russo Putin - Ap
Quando il leader cinese, Xi Jinping, dice di essere certo che il popolo russo alle elezioni del prossimo anno «sosterrà con forza» la conferma del suo «buon amico» al Cremlino, Vladimir Putin piega la testa e tende i muscoli del viso in quello che ha l’aria di essere un segno di gratitudine per una apertura ancora più ampia rispetto ad attese già positive.
La visita a Mosca di Xi Jinping, cominciata ufficialmente ieri pomeriggio con un incontro al palazzo presidenziale, potrebbe segnare una svolta per gli equilibri globali. «Russia e Cina combattono minacce comuni», aveva detto Putin alla vigilia del vertice, definendo «al livello più alto della storia» le relazioni fra i due paesi, fra due sistemi economici per molti aspetti complementari e due sistemi politici orientati al medesimo obiettivo. «Nessun governo è superiore ad altri», gli ha fatto eco Xi Jinping: «Nessuno dovrebbe dettare da solo l’ordine mondiale».
IL PUNTO DI PARTENZA del ragionamento è la guerra in Ucraina. I cinesi sono arrivati a Mosca con un piano di pace che «riflette visioni globali» e che sarà discusso nei dettagli fra oggi e domani. Per Xi Jinping la fine delle ostilità è possibile soltanto nel quadro di un «accordo collettivo sulla sicurezza». Il che, è chiaro a tutti, spingerebbe di fatto la comunità internazionale verso il multipolarismo. La risposta degli Stati uniti è stata
Leggi tutto: Putin grato a Xi. E il suo piano di pace è «interessante» - di Luigi De Biase
Commenta (0 Commenti)DIRITTI. La posta in gioco dello scontro politico sulle famiglie arcobaleno è molto alta. Rimanda all’essenza della democrazia costituzionale come progetto collettivo fondato sul diritto al «pieno sviluppo della persona umana» […]
La protesta delle penne alzate contro la decisione del Viminale che ha spinto il prefetto del capoluogo lombardo a imporre lo stop al Comune delle trascrizioni dei figli di coppie dello stesso sesso - GettyImages
La posta in gioco dello scontro politico sulle famiglie arcobaleno è molto alta. Rimanda all’essenza della democrazia costituzionale come progetto collettivo fondato sul diritto al «pieno sviluppo della persona umana» indicato nell’articolo 3. La mancanza di una normativa che riconosca il matrimonio egualitario e la tutela dei figli delle coppie omogenitoriali è una ferita al principio di eguaglianza in un senso che non è solo formale, perché incide profondamente sia sulla materialità della vita quotidiana sia sulla possibilità di immaginare il proprio futuro.
La piazza di Milano lancia dunque un messaggio che parte dalla realtà dei corpi e dei sentimenti a una destra prigioniera di fantasmi e pregiudizi. I sindaci sono stati richiamati – leggi: obbligati – dai prefetti a interrompere iscrizioni e trascrizioni anagrafiche di figli e figlie di coppie omogenitoriali facendo leva su una recente sentenza della Cassazione a sezioni unite. Sentenza che, in sintesi, afferma che le coppie possono ricorrere all’adozione in casi particolari: il figlio è di un genitore, l’altro adotta. Il maggior interesse del minore in questo modo sarebbe garantito. «Fatevelo bastare», è il messaggio del governo. «Già tanto che ve li lasciamo tenere», è il
Leggi tutto: Sulla dignità della persona l’Italia è indietro - di Jacopo Rosatelli
Commenta (0 Commenti)ULTIMA GIORNATA DEL CONGRESSO CGIL. Rieletto segretario con il 94%. «Serve lo sciopero, lo faremo con gli amici di Cisl e Uil» . Attacco a Meloni: «Parla di unità nazionale il giorno dopo aver approvato l’autonomia differenziata. La sua solidarietà non basta: sciolga i partiti fascisti»
Maurizio Landini dal palco nel giorno finale del XIX congresso della Cgil a Rimini
A mo’ di battuta l’ammette lo stesso Maurizio Landini: «Sono in una fase molto moderata». Sarà forse per questo che ieri è stato riconfermato segretario della Cgil con la percentuale bulgara del 94,2% dei voti. L’Assemblea generale – organo di 296 membri, per metà delegati dei posti di lavoro, che da ieri prende definitivamente il posto del vecchio parlamentino Comitato direttivo – lo ha eletto dopo la sua replica.
Una replica che evidentemente è servita a rispondere allo «storico» discorso di Giorgia Meloni di giovedì, dopo l’imposto auto silenzio di ieri anche a proposito dei contenuti dei 40 minuti di colloquio faccia a faccia con la premier su cui nulla ha fatto trapelare se non soddisfazione.
INDOSSATA LA NUOVA FELPA CGIL con manica bianca a simbolo della parola d’ordine «confederalità», Landini ha parlato a braccio, guadagnandone come al solito in efficacia rispetto alle due ore un quarto di relazione di mercoledì.
È partito dalla «sanità pubblica», priorità per la Cgil così come tema che unisce l’opposizione da
Leggi tutto: Landini «il moderato» chiama la Cgil alla battaglia - di Massimo Franchi
Commenta (0 Commenti)TERZO GIORNO DEL CONGRESSO CGIL. Un solo applauso: al ricordo dell’assalto della sede. «Ma ora tolga la fiamma dal simbolo». Dopo il comizio, incontro faccia a faccia con Landini che dura 40 minuti. Il segretario esce soddisfatto ma nessuna indicazione sul contenuto. Sarà il tempo a mostrare chi ha vinto
Giorgia Meloni al congresso della Cgil di Rimini
«Il primo presidente del consiglio in 27 anni a un congresso della Cgil». Nella frase con cui Giorgia Meloni sottolinea il carattere «storico» del suo discorso dal palco di Rimini sta tutta l’unicità politica e sindacale italiana. Da 27 anni la politica non si confronta con il sindacato. E, ancor più grave, sono stati i governi di centrosinistra a non farlo. Arrivando alla rottamazione e alla disintermediazione propugnata da Renzi.
IN QUESTO CONTESTO Giorgia Meloni ha avuto gioco facile. Fosse stata fischiata, avrebbe potuto fare la vittima. La gelida accoglienza dei 986 delegati Cgil invece le ha, sì, consentito di mostrare all’esterno il suo programma che cerca di convincere anche i ceti popolari della bontà della sua ricetta, ma ha mostrato come la stessa Cgil sia la sola capace di fare opposizione in questo disgraziato paese. E la prospettiva è che l’opposizione si intensificherà a breve con la mobilitazione contro la delega fiscale insieme alla Uil e (si spera) alla Cisl.
Maurizio Landini da parte sua aveva denunciato da settimane la sfida di Meloni: «Considerare il sindacato come una delle tante lobby corporative che difende interessi particolari». Ieri «ascoltando» Meloni, ha portato a casa la legittimazione a potersi «confrontare» con la presidente del Consiglio in un incontro faccia a faccia di oltre 40 minuti i cui contenuti sono sotto stretto riserbo ma da cui Landini esce soddisfatto. Il tempo mostrerà da che parte pende la bilancia dei vantaggi fra i due.
LA MEZZ’ORA DI DISCORSO di Meloni è stato un condensato di cosa sia la destra in economia con due gravi e volute omissioni: il tema dei migranti e l’autonomia differenziata.
Durante il comizio la platea Cgil mostra una freddezza glaciale. L’unico timido applauso arriva quando Meloni ricorda l’assalto alla sede nazionale del sindacato. Omettendo però
Leggi tutto: Meloni alla Cgil: il gelo oltre la demagogia - di Massimo Franchi
Commenta (0 Commenti)SECONDA GIORNATA DEL CONGRESSO CGIL. La nuova leader Pd: chiudiamoci in una stanza a parlare. Calenda fischiato, Conte in difficoltà. Ex centro sinistra e M5s concordi: partiamo dalla difesa della sanità pubblica. Oggi arriva la premier dalle 11,30 la diretta su https://www.collettiva.it/
Il dibattito al congresso Cgil di Rimini fra i partiti di opposizione
Era stato l’ultimo a riunirli assieme prima delle elezioni a luglio. È stato il primo a rimetterli a confronto dopo la batosta del 25 settembre. Maurizio Landini, accusato da molti in Cgil di aver lasciato la sinistra sola nella sconfitta, ha portato sul palco del congresso di Rimini la finora sfilacciata opposizione al governo: Elly Schlein, Nicola Fratoianni, Giuseppe Conte e Carlo Calenda per un dibattito concluso con la promessa di rivedersi presto. «Il patto anti Papete» lo ha battezzato la cerimoniera Lucia Annunziata, calata nel ruolo di ricostruttrice dell’opposizione, sottolineando la frase di Elly Schlein: «Chiudiamoci in una stanza finché non troviamo un accordo».
UN DIBATTITO che ha mostrato, da una parte, nuove assonanze fra il Pd e il M5s, dall’altra, abissali differenze con il fantomatico Terzo Polo. Carlo Calenda ha avuto il merito della chiarezza: si è preso i fischi della platea fin da subito spiegando che «con gli altri con ci governerei mai».
Lo scopo del dibattito era capire «se l’opposizione la vogliono fare», aveva spiegato inizialmente Landini, e se «vogliono tornare a dar voce al lavoro».
Le risposte sono state tutte positive, partendo dalla constatazione che «la crisi della democrazia è fatta soprattutto dall’astensionismo dei lavoratori e delle classi più povere che prima votavano a sinistra e ora non si sentono più rappresentate».
Elly Schlein si è impegnata a «riaggrapparli ai fili della politica». Per la nuova segretaria del Pd «se ragioniamo di temi e non di alleanze lo spazio per fare battaglie comuni c’è e il
Leggi tutto: Landini riunisce l’opposizione. Schlein ottiene un primo patto - di Massimo Franchi
Commenta (0 Commenti)CONGRESSO CGIL. Landini ha una via praticabile: va da papa Francesco ai movimenti e ai sindacati di base. Sovvertendo i rapporti di forza per un nuovo modello
Maurizio Landini a piazza San Giovanni
Come sostiene la teoria funzionalista, il Maurizio Landini segretario della Cgil è diverso da colui che ha guidato la Fiom. Le aspettative sulla sua elezione erano fin troppo alte. La Cgil è un «organizzazione» – parola introiettata da chi la dirige a ogni livello – troppo pesante e complessa per essere cambiata in profondità, perfino in quattro anni di primo mandato.
Se aggiungiamo la pandemia e la guerra, è chiaro che il mondo è cambiato molto di più rispetto al principale sindacato italiano. E questo sarà sicuramente un vantaggio per i prossimi, decisivi e ultimi quattro anni di Landini a capo della Cgil.
Il programma del congresso non deve rischiare – oramai come succede un po’ dappertutto – di diventare una convention americana o un talk show. Deve rimanere un luogo di discussione vero dove si delinea il futuro del maggior sindacato italiano. L’assenza – in un congresso molto orientato sull’Europa – dell’esperienza di lotta in Francia guidata dalla Cgt e in Inghilterra (lanciata da Mick Lynch e malvista dal Labour di Starmer) non sono un buon viatico.
Le critiche principali fatte al segretario generale sono sostanzialmente due. Per semplificare: da sinistra di essere stato troppo moderato perseguendo l’unità sindacale con Cisl e Uil e finendo per annacquare le lotte e le rivendicazioni storiche che lo hanno portato a essere eletto. Da destra, l’aver cercato un’alleanza sociale con il papa lasciando al suo funesto destino la sinistra partitica.
Due critiche che solo apparentemente sono opposte, come dimostra la
Commenta (0 Commenti)